Il "caso Dassault" fa vacillare l'industria aeronautica francese

Il "caso Dassault" fa vacillare l'industria aeronautica francese Cronache "politiche" dietro quelle "nere" Il "caso Dassault" fa vacillare l'industria aeronautica francese (Nostro servizio particolare) Parigi, 14 settembre. Il caso De Vathaire perde sempre più i contorni di un episodio di cronaca nera, per diventare «l'affaire-Dassault» e assumere i caratteri ben più complessi di uno «scandalo di regime». E' stato fissato per venerdì l'interrogatorio del capo contabile della Dassault incarcerato. La macchina del suo «complice» o «istigatore», Jean Kay, è stata ritrovata presso Grasse. Si registrano intanto molti interventi di politici e sindacalisti, che mettono in causa non De Vathaire, ma Marcel Dassault, il «re dell'industria aeronautica francese». E' un fuoco di fila che parte dall'opposizione. Il segretario nazionale del partito socialista Claude Estier considera «gravi» le accuse di frode fiscale rivolte dal contabile al suo ex principale e giudica «poco convincenti» le spie¬ gazioni fornite dall'industriale; il suo compagno di partito, Gaston Defferre, ha dichiarato oggi alla radio: «La fortuna di Dassault deriva dalla costruzione di aerei militari che sono pagati dal Paese. Egli ha dato del denaro a Chirac e all'Udr, e questo denaro viene dallo Stato. Il deputato gollista Marcel Dassault vota quei crediti che consentono ai ministri Udr di far costruire degli aerei che fruttano dei soldi che ritornano all'Udr: il cerchio si chiude così». E ancora il socialista-unificato Michel Mouse] chiede che si esamini sia il problema dell'evasione fiscale di Dassault sia i legami tra lo Stato e l'industria aeronautica, mentre il radicale di sinistra Francois Loncle amplia la prospettiva e giudica «che è la natura del regime e l'usura del sistema che genera questo tipo di situazioni». In¬ fine il leader comunista del sindacato Cgt, Seguy, sostiene crudamente che «Dassault ha un ruolo oscuro in questa storia e non è affatto bianco come la neve, come vuole apparire». Dopo aver toccato il capo contabile truffatore e l'ex mercenario Jean Kay dai legami dichiarati con i circoli dell'estrema destra, la polemica si è accentrata adesso sul depositario di una delle maggiori fortune di Francia. Se non si tratta di uno scandalo internazionale, come quello Lockheed, il «caso» si è tramutato egualmente in uno scandalo nazionale, che fa passare quasi in secondo piano l'interesse racchiuso nel dossier compilato da De Vathaire e nella destinazione finale del miliardo e mezzo che attraverso Kay potrebbe essere finito nel Libano per finanziare la guerra dei «falangisti». p. pat.

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