Il terrorista «Carlos» era a Belgrado di Mario Ciriello
Il terrorista «Carlos» era a Belgrado Germania Francia e Austria avevano chiesto l'estradizione Il terrorista «Carlos» era a Belgrado (Dal nostro corrispondente) Londra, 13 settembre. Carlos, il terrorista internazionale descritto sovente come Y«uomo più pericoloso del mondo», è a Belgrado per lanciare una delle sue grandi operazioni. Questa la notizia che, dopo una prima comparsa sulla stampa più disinvolta, è riuscita a trovare un posto anche nei dispacci d'agenzia e in giornali seri e cauti. Ma è una notizia che rimane avvolta da dubbi profondi, perché non è affatto chiaro come il suo autore, il noto giornalista del Daily Express, Chapman Pincher, sia a conoscenza dei movimenti dì Carlos e dei piani dei servizi di sicurezza occidentali. E non si capisce altresì perché il governo di Belgrado dovrebbe tollerare la presenza del terrorista. Questa dunque la storia narrata da Pincher. Carlos sarebbe sbarcato a Belgrado lunedì scorso, accompagnato da quattro palestinesi e da due tedeschi, uno dei quali sarebbe Hans Joachim Klein, ex membro del gruppo BaaderMeinhof, rimasto ferito nel dicembre '75 durante lo spettacoloso rapimento a Vienna di undici ministri dell'Opec. I sette giovani, provenienti da Algeri, avevano tutti passaporti sudamericani, e le autorità di frontiera, dopo averli trattenuti fino all'uscita di tutti gli altri passeggeri, li avrebbero lasciati entrare senza difficoltà. Tre vetture attendevano il gruppo, che avrebbe trovato alloggio negli appartamenti di «complici», a Belgrado. Giovedì o venerdì, Carlos j ricompariva all'aeroporto, sai liva su un jet delle linee aeree I jugoslave e si recava a Bagdad. Scopo del viaggio — ' sempre secondo Chapman j Pincher —, un incontro con Wadi Haddad, il palestinese I che avrebbe organizzato il faij lito rapimento aereo concluì sosi ad Entebbe. Ma era un'assenza brevissima. Carlos rientrava subito a Belgrado, e in questi ultimi due o tre giorni, insieme con i sei compagni, «si sarebbe rifornito di armi e di esplosivi». Il commando sarebbe adesso pronto e avrebbe già fissato il suo bersaglio. A queste prime informazioni se ne sono aggiunte, durante le ultime 24 ore, delle altre, che il cronista si limita a riferire, ma sulla cui fondatezza esistono molti sospetti. La spiegazione della sconcertante condotta del governo di Belgrado andrebbe cercata nel suo desiderio di facilitare il compito dei servizi di sicurezza occidentali. Accogliendoli, invece di respingerli, Belgrado avrebbe reso visibili, e seguibili, Carlos e soci. C'è addirittura chi vede nella minacciosa presenza di Carlos la causa del rinvio della visita in Jugoslavia di Giscard d'Estaing: ma è un'idea troppo fantasiosa, non c'è alcun dubbio che Tito è vittima di una grave epatite. Adesso, i vari Intelligence Services europei sarebbero in stato di allarme: sia per prevenire una scorreria del super-terrorista sia per arrestarlo od ucciderlo. Gli «esperti» dicono che se Carlos rapirà un altro aereo o un altro illustre personaggio, sarà forse per costringere gli israeliani a rilasciare il terrorista giapponese Kozo Okamoto. Il venezuelano vuole la collaborazione dell'«Esercito rosso» nipponico, ma per ottenerla deve prima liberare il suo combattente prigioniero. Vere o false che siano, tutte queste notizie dovrebbero avere un effetto positivo: dovrebbero indurre Carlos a rientrare nell'oscurità e ad abbandonare i suoi piani. Mario Ciriello
Persone citate: Chapman, Chapman Pincher, Giscard D'estaing, Hans Joachim Klein, Kozo, Okamoto, Wadi Haddad
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