Anche in Italia reparti femminili nell'esercito? di Fabrizio Carbone

Anche in Italia reparti femminili nell'esercito? Anche in Italia reparti femminili nell'esercito? Donne soldato, il caso è aperto Il presidente della Commissione Difesa, Accame (psi), vuole presentare una legge per il servizio militare volontario della donna - Le femministe contrarie - Situazione negli altri Paesi Roma, 13 settembre. Un fronte unito dei gruppi femministi, dalle radicali alle marxiste, dice «no» alla «donna-soldato», al progetto del socialista Falco Accame, presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati. Accame aveva annunciato in un'intervista di avere l'intenzione di presentare una legge per il servizio militare volontario della donna e subito si era levata la voce dellTVIld (Movimento liberazione donna, radicale) contro: questo gruppo femminista spiegava che la parità dei diritti tra uomo e donna non poteva passare attraverso istituzioni che generano «violenza e ruolizzazione». Palco Accame ha replicato questa mattina sul Corriere della Sera spiegando che le «soldatesse» potrebbero contribuire alla difesa «non violenta», cioè svolgere una funzione sociale nel settore difesa. Proseguendo, l'ex ufficiale di marina ha parlato di un ruolo della donna all'interno delle Forze Armate: come «raccordo» tra famiglie e caserma, tra autorità paterna e comprensione materna, tra sfera militare e sfera civile. Per Accame poi ci sono settori militari che si «addicono particolarmente alle capacità femminili »: calcolatori elettronici, radar e centrali operative di combattimento anche per permettere di impiegare l'uomo in compiti più attinenti con l'uso delle armi e della «violenza legittima». Per il presidente della Commissione Difesa c'è anche la donna « formula uno », che potrà risultare «un sorprendente pilota di jet o di carro armato». Ma la puntualizzazione di Accame ha trovato una immediata risposta delle radicali (Mld) che gli hanno mandato una «lettera aperta» chiamandolo «bravo maschietto» e arrabbiandosi perché — secondo loro — Accame non ha capito che le femministe sono antimilitariste per eccellenza. Oltretutto il Movimento di liberazione radicale si è sentito «offeso» perché sono stati riproposti ruoli subalterni per la donna. «Femminismo — concludono — non è imposizione anche alla donna dei ruoli peggiori violenti che sono stati propri dei maschi, ma superamento degli stessi ed edificazione di una società dove i nuovi valori femministi prevalgono sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della donna sulla donna». Silenzio da parte degli altri gruppi. Interpellate le varie componenti del Movimento femminista italiano si sono dette contro :dai collettivi, al Crac, dall'Mlda (autonomi e marxisti), alla redazione della rivista Effe, al gruppo teatrale «La Maddalena». «Ci siamo riunite e abbiamo discusso la cosa — dice Grazia Francescato — ma non abbiamo fatto comunicati perché non ci interessano. Siamo contro perché questa proposta va contro tutta la linea del movimento femminista». Sul fronte dei partiti tradizionali non ci sono state prese di posizione ad eccezione di una nota dell'Avanti! che reagisce al «no» dell'Mld. La polemica — va detto — nasce su un problema non nuovo. Nel 1970 l'allora parlamentare democristiano Fiorentino Sullo presentò un progetto di ' Henke. legge che prevedeva la creazione di «Corpi ausiliari femminili». Da allora furono presentate altre proposte: quella del senatore Ettore Spora e del deputato Antonio Messeni Namagna (de). Erano proposte allo studio del governo e del ministero della Difesa come disse nel '71 l'allora ministro Tanassi (psdi) e l'ex capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Eugenio La proposta Accame è, in pratica, il riesame di un progetto sul tappeto da 5 anni, accantonato di fronte ai problemi di ristrutturazione delle Forze Armate, ma non abbandonato. In Italia, comunque, non ci saranno «generalesse» come, si è saputo nei giorni scorsi, vi saranno in Francia. Si parla di un «corpo speciale», con compiti ausiliari a supporto dell'aviazione della marina e dell'esercito. Le donne-soldato potranno essere impiegate negli uffici degli enti centrali o territoriali, negli ospedali, nei reparti operativi (servizi tecnici, logistici, assistenziali e amministrativi). L'ipotesi è di un servizio volontario limitato a sottufficiali e ufficiali. Non ci saranno cioè donne-soldato per la difficoltà della « vita di caserma ». Vediamo allora un quadro del servizio militare femminile nel mondo. Negli Usa le Forze Armate inquadrano 43 mila donne con gli incarichi più diversi, ma senza l'uso delle armi. Nel «Women Army Corps» (esercito femminile) sono arruolate trentamila ausiliarie. In Francia il reclutamento femminile è stato votato nel 1970 (sperimentalmente fino allo scorso anno e oggi definitivo). La ferma volontaria è di un anno. Le arruolate sono circa cinquemila. In Inghilterra prestano servizio militare volontario 17 mila donne. La loro carriera finisce al grado di generale di brigata. Nell'Unione Sovietica è previsto il servizio di leva obbligatorio. Si tratta di una situazione teorica: in realtà vi è un parziale volontariato. Le donne arruolate sono piloti di carro armato, para, cannoniere e arrivano al grado di colonnello. In Israele il servizio militare è obbligatorio: le donne sono di norma impiegate nelle retrovie, ma vengono addestrate al combattimento. Il servizio militare femminile esiste, a parte i Paesi dell'Europa dell'Est, anche in Danimarca, Svezia, Norvegia, Olanda, Grecia, Svizzera, Canada e Australia. Nella Repubblica Federale Tedesca, il Parlamento sta per votare una legge che ne prevede l'istituzione. Fabrizio Carbone Tel Aviv. Ragazza israeliana in un campo militare durante il periodo di leva (Schezen)