Adesso James Hunt spera nelle modifiche di Giorgio Viglino

Adesso James Hunt spera nelle modifiche Il rivale di Lauda cerca un (difficile) ruolo di protagonista nella corsa di oggi Adesso James Hunt spera nelle modifiche La sua McLaren è sovrasterzante : "Per questo non abbiamo ottenuto tempi eccezionali, ma per la gara tutto sarà a posto" (Dal nostro inviato speciale) Monza, 11 settembre. Posta la tesi che questo è il Gran Premio di Niki Lauda, andiamola a dimostrare per antitesi verificando sparse le vie contrapposto, più semplicemente quale entità rappresentino veramente gli altri piloti, quelli che contano, o potrebbero contare, su un plano tecnico o numerico. E' un giro per I box che è anche distensivo poiché porta fuori dall'occhio del ciclone, I box e le zone d'Influenza Ferrari, presi d'assalto da figli di papà dotati di fascie onnipotenti e tigli poveri che hanno soltanto la loro faccia di bronzo a salvarli da una cacciata immediata. Anzi, | rubo un paio di righe al tema principale per annotai come II servizio d'ordine attorno ai 'ferrar isti» sia regolato da finanzieri, robusti nel fisico ma cortesi nei modi, che riescono a mediare necessità contrastanti con tatto e intelligenza, tanto da av-sre evitato finora le figuracce accumulate negli anni passati. Unici a stupirsi di questo cordone sanitario discreto ed efficiente sono stati alcuni ospiti, nemmen troppo graditi, che hanno chiare nostalgie di tipo autoritario cileno. Ho identificato certo Galli, sguardo spiritato, giubbino con distintivo tricolore a dare una parvenza di ufficialità, che ha tentato di agire in proprio, prima rompendo un teleobiettivo a un Ignaro professionista scozzese, poi spintonando nel mucchio. Caso ha voluto che nella confusione sia sbordato nel box della Shadow, abbia inciampato in un cric, trascinando nel crollo un tabellone di segnalazione, per finire di schianto sull'alettone della vettura. Un meccanico alto due metri lo ha preso di peso, tolto dall'imballaggio e scaraventato tre metri più in là, mentre lui con servilismo fantozziano ripeteva «grazie, grazie». Riprendo il filone giusto, cerco l'anti-Lauda e fatalmente approdo al box della Texaco-Marlboro-Mc Laren che è poi una Casa sola per la guida di James Hunt e Jochen Mass. Hunt è nell'abitacolo della vettura, bene Inscatolato, mentre i meccanici mettono sotto pneumatici diversi. Da sotto il casco tira fuori uno spinotto, lo aggancia al corrispondente che penzola da un filo e comincia a parlare a voce bassissima tramite un laringofono. Dall'altra parte del filo c'è l'auricolare di Teddy Maìer, Il manager. Lui è affettuosamente seduto sul bordo della vettura, la testa piccola a pallina, gli occhi porcini, sussiegoso nel suo compi! to ma attento a nascondere ai fotografi Il rotolino salvagente che eccede dallo stomaco. Il pilota assente, muove il grosso casco nero, ribatte presumo, a chissà quali obiezioni perché non posso sentire nulla. Anche II manager parla col laringofono e sembra di vedere Orietta Berti quando canta in play-back e non va a tempo con la canzone. La pantomima dura parecchio. Mass mi tocca col gomito e dice: «lo pilota di seconda classe, niente radio, soltanto grammofono a manovella». Jochen è tipo sempre allegro, il contrarlo di quello che ti aspetti da un tedesco, non soddisfatto ma nemmeno infelice nel dover subire il nazionalismo britannico che vuole un pilota tutto isolano per un possibile successo. Ricordo che al rientro dalla California, nella noia di un viaggio aereo che non finiva mai, lui mi spiegava la necessità di essere professionista a tutti gli effetti, anche nell'accettare di perdere quando sai di poter far meglio. Adesso dice: -Questa volta non le mettiamo dritte, se non c'è un miracolo. Le nostre sono macchine belle, quella di James poi ha sempre un motore che va bene, ma appena c'è qualcosa di diverso e qui ci sono le chicanes, affondiamo. Glu-glu-glu», e con la mano tesa all'altezza del pomo d'Adamo sale a poco a poco su verso la bocca, ricordando il Walter Chiari di tempi felici. Finalmente Mr. Hunt ha finito la sua confessione ed esce dalla vettura. Chissà perché c'è stato tino ad ora, comunque si guarda intorno e cerca altri microioni più pubblici per un'asettica di¬ chiarazione: «La macchina è sovrasterzante, per questo non abbiamo potuto fare tempi eccezionali. Sono convinto che potremo fare le modifiche necessarie nella notte, in tempo per la gara di domani». Jochen a fianco ripete a bassa voce «Glu-glu-glu». Fra le tante ci sono poi un paio di domande provocatorie. Per esempio: 'Perché ha fatto quel servizio su Playboy con macchina, accessori e ragazze?». Risposta: «Il mio manager ha fatto il contratto, pensa che sia bene che io acquisti fama di playboy». Ride soddisfatto della battuta, poi s'accorge d'essere da solo, gli altri al massimo hanno fatto una smorfia, e desiste. 'Da quando ha divorziato, il suo rendimento è salito». «Ma è mia moglie che ha voluto divorziare, non io. quindi non c'è relazione tra i due fatti». L'humour Inglese o è scaduto in bas¬ so, oppure ha dimenticato di toccare questo figlio d'Albione che forse corre troppo svelto. Più tardi lo ritrovo convogliato con altri (Regazzoni, Pesenti-Rossi, ecc.) nello stand della Ferodo tutti accomunati nel segno della Vergine, che in effetti non è poi segno splendido per gli uomini secondo lo stereotipo che vuole i settembrini piuttosto vanesi e vuoti interiormente. L'Incontro.. con Clay mi radica ancor dì più nella convinzione che il nostro James abbia scarso sprint e come »anti» non valga nemmeno un decimo del protagonista. Dice quella specie di svizzero atipico: «Stavolta hai un paio di Ferrari davanti, ehi». Replica spiritosa: «Ma davanti alle Ferrari ci sono degli altri. Viva, viva! Happy birthdayl». sbotta con tempismo da «pierre» CaWa Nani Mocenigo sciogliendo il gelo fuori stagione. Giorgio Viglino

Luoghi citati: California, Monza