Smalterie: i 1350 operai aspettano invano da mesi di Giuliano Marchesini

Smalterie: i 1350 operai aspettano invano da mesi Situazione esasperante a Bassano Smalterie: i 1350 operai aspettano invano da mesi La speranza per riprendere il lavoro deve venire da Roma - Incontro al ministero dell'Industria; si aspetta (per ora invano) una decisione (Dal nostro inviato speciale) Bassano del Grappa, 11 sett. Nove mesi di lotta dei lavoratori delle «Smalterie». I 1350 dipendenti dell'azienda liquidata dalla Westen aspettano ancora che qualcuno garantisca loro un futuro: un'attesa esasperante, che talvolta sfocia in clamorose manifestazioni di protesta per le vie di Bassano. Giovedì un corteo di operai delle «Smalterie» ha attraversato il centro della cittadina, poi un gruppo di manifestanti ha occupato il municipio, bloccando l'attività di alcuni uffici. Non è la prima volta che i lavoratori dello stabilimento bassanese sono co stretti a scendere in piazza per mettere in evidenza il loro angoscioso problema: H venerdì di Pasqua suonarono persino il campanone della torre civica, sulla quale era stata issata la bandiera della Federazione metalmeccanici. A distanza di tanto tempo, s'è ripetuta la malinconica sfilata degli operai delle «Smalterie». Il «presidio» al palazzo comunale è stato tolto nel primo pomeriggio. Ieri i componenti il consiglio di fabbrica si sono riuniti nello stabilimento occupato. Una speranza dovrebbe venire da Roma: una delegazione dei lavoratori e i segretari provinciali dei sindacati hanno avuto un incontro al ministero dell'Industria. Può darsi che di ora in ora giunga qualche notizia, che qualcuno dica finalmente qualcosa di concreto sulla sorte delle «Smalterie» di Bassano. Nove mesi fa la Westen decise di chiudere i battenti dello stabilimento, mettendolo in liquidazione e denunciando un passivo di circa 4 miliardi. Da allora è cominciata la lunga, estenuante battaglia dei 1350 dipendenti. Dice Luciano Pretto, membro del consiglio di fabbrica: «I nostri sforzi ci hanno consentito di entrare in una fase che riteniamo importante: abbiamo provocato il fallimento dell'azienda. Non si poteva far qualcosa di concreto, nelle condizioni in cui eravamo prima. A sei mesi dalla messa in liquidazione della fabbrica, non si vedeva una via d'uscita. Alla Gepi ci facevano capire che non sarebbero mai intervenuti a rilevare le "Smalterie" se non in fase di fallimento, perché in altre circostanze avevano finito per prendersi delle batoste. Noi qui abbiamo lavo- rato sodo: nel giro di tre giorni siamo riusciti a raccogliere più di mille firme. Gli operai sono andati dal segretario del Comune, o dal notaio, e hanno sacrificato un terzo della loro liquidazione per raggiungere lo scopo». La dichiarazione di fallimento, dunque, ha significato una conquista della lotta dei dipendenti delle «Smalterie». «Non l'abbiamo certo fatto per il gusto di veder fallire l'azienda — dice Agostino Lesso, anch'egli del consiglio di fabbrica —. Quella era la strada migliore per cercare di riprendere l'attività nello stabilimento. Si trattava, insomma, di chiudere con il passato per trovare uno spiraglio in questa vertenza che si trascina da mesi». Certi ostacoli, gli operai di Bassano li hanno rimossi: si sarebbero dovute aprire nuove prospettive. Invece, sinora non è accaduto nulla. «Proprio così — conferma Luciano Pretto — si può dire che siamo ancora in alto mare. La Gepi, che aveva manifestato la propria disponibilità a chiedere l'affittanza della fabbrica, ha costituito una società, nominando anche l'amministratore. Hanno messo a punto un certo piano, che prevede l'assunzione di circa 600 persone. Ma a noi questo progetto non può andar bene, assolutamente. E gli altri operai, che cosa faranno? Nessuno ci ha dato precise assicurazioni, a questo proposito. Noi non discutiamo tanto sul numero dei dipendenti che dovranno ricominciare il lavoro alle "Smalterie", ma ci preme che tutti i lavoratori dello stabilimento vengano comunque assunti dalla nuova società, anche se per il momento messi in cassa integrazione». Questo progetto della Gepi, quindi, è decisamente respinto dagli operai delle «Smalterie» che hanno bisogno di inequivocabili assicurazioni sul mantenimento dei livelli di occupazione. «Il fatto è — commenta un altro componente il consiglio di fabbrica — che non esiste un piano vero e proprio. E poi, sembra che la Gepi si comporti come un privato: invece di salvare i posti di lavoro, taglia». Dal 23 dicembre u.s., i 1350 dipendenti delle «Smalterie» sono in cassa integrazione, dopo aver attraversato un periodo in cui erano persino costretti a chiedere prestiti per mandare avanti le famiglie. Giuliano Marchesini

Persone citate: Agostino Lesso, Luciano Pretto

Luoghi citati: Bassano, Bassano Del Grappa, Roma