Potremo andare nella galleria del Monviso scavata nel 1480 con "ferro fuoco e aceto,, di Remo Lugli

Potremo andare nella galleria del Monviso scavata nel 1480 con "ferro fuoco e aceto,, Voluta dal marchese di Saluzzo per acquistare il sale in Francia Potremo andare nella galleria del Monviso scavata nel 1480 con "ferro fuoco e aceto,, Si apre sotto il Colle delle Traversette a 2700 metri di quota e sbuca in Francia nella Valle del Guil - E' lunga 75 metri e larga 5, quanto basta per il passaggio di un mulo - La riapertura per iniziativa del Lion Club Torino Castello (Dal nostro inv'rato speciale] Crissolo, 10 settembre. Potremo andare a piedi sotto II Monviso, proprio dentro la montagna, dal versante italiano a quello francese. Non saremo ì primi. Ci passarono già, cinquecento anni fa, gli uomini e i somari di Ludovico II marchese di Saluzzo. l'ideatore e realizzatore di questo «pertuis du Viso-, il buco del Viso. Fu il primo traforo delle A'pi e aprì la -strada del sale», che a soma veniva portato dalla Provenza al Saluzzese. Questa galleria, aperta nel 1480, dopo soli diciotto mesi di lavoro, subì, nel volgere dei secoli, alterne vicende: fu chiusa dagli uomini o dai fenomeni naturali e riaperta più volte. La penultima riapnrtura | risale al 1907 e la successiva chiù- ' sura naturale agli anni tra le due guerre. Ora è riattivata, per iniziativa del Llons Club Torino Castello. Domenica prossima a Crissolo si svolgerà una cerimonia con inaugurazione di una lapide sulla facciata del municipio. Parleranno il notaio Gianfranco Gallo Orsi che nel '71, quand'era presidente del Lions, fu promotore del progetto, e il col. Guido Moretti, conservatore del Museo Pietro Micca, che ha curato la parte tecnica dell'opera. Alla realizzazione dei lavori hanno contribuito finanziariamente anche il Bacino Imbrifero dell'alta Val Po, I comuni della vallata ed altri enti. Il traforo in origine misurava cento metri di lunghezza, ora soltanto 75 a causa dell'erosione dei fianchi della montagna, è largo tre metri, quanto bastava per il passaggio di un mulo affardellato da due some laterali, e alto due metri. A metà percorso c'è una piazzola che serviva per l'incrocio tra due animali. La leggera pendenza verso il versante italiano determinava, con frequenza, l'interramento della galleria con i detriti portati dalle acque. Ora non solo si è aperto il traforo, ma si è costruito, sul pendìo francese, un paravalanghe che avrà funzione di riparo anche per terra e sassi. Questa via, che II Lions Torino Castello ha voluto riattivare -per contribuire al mantenimento di opere e tradizioni delle quali si onora la terra piemontese», si apre a quota 2700. circa duecento metri sotto il Colle delle Traversette, ed è raggiungibile a piedi dopo due ore di cammino dal Pian del Re, cui si arriva in auto. Nel settore francese si sbuca nella Valle del Guil, affluente della Du- rance, in comune di Ristolas. Di là si raggiunge Mont Dauphine dove ci si collega alla strada che viene dal Monginevro. Proprio il passo del Monginevro e le sue relative gabelle riscosse dai Savoia, Ludovico II aveva voluto evitare perforando la montagna. Il marchesato di Saluzzo, con le sue terre che si spingevano fino alle Alpi, costituiva una insidiosa spina nel Ducato di Savoia e a propria volta era insidiato per trovarsi tra il nascente ed ambizioso regno di Francia e le tumultuose lotte che allora laceravano la nostra penisola. Ludovico II tra le due parti scelse ia Francia alla cui corte dei re aveva trascorso gli anni della sua adolescenza. Alla morte del padre. Ludovico, che ha 37 anni, getta subito le ba- i si per realizzare il suo progetto. ; Invia un proprio consigliere, An-1 tonio Ferrerò, al Parlamento di Grenoble, per chiedergli di appog-1 giare presso il Re di Francia il progetto di perforare -le mont Visol», al fine di assicurare un nuovo percorso tra il Delflnato e il Saluzzese, più sicuro di quelli esistenti ed In grado di ridurre di tre giorni il tempo necessario per i collegamenti tra Grenoble e Saluzzo. Ludovico pensa soprattutto al sale, alimento essenziale che vien Importato dall'Etang de Berre, alle Bocche dei Rodano. La richiesta, ben documentata, trova buona accoglienza, ma passano più di tre anni prima che si possa passare alla realizzazione. Il 7 febbraio 1478 è la data dell'accordo: Re di Francia, Parlamento del Delfinato e Marchese di Saluzzo concordano su tutti i punti: spesa di 12 mila fiorini, metà versati da Grenoble, metà dal Marchese, 18 mesi di tempo per l'esecuzione che sarà curata da due impresari torinesi, i nobili Martino d'Albano e Baldassarre d'Alpiasco, un impegno da parte di Saluzzo di importare dalla Provenza 5300 olle di sale all'anno (un mulo portava due olle). Gli uomini incominciano a scavare -con ferro e fuoco»: gettano aceto e lo incendiano per rendere più friabile la roccia. L'opera, enorme e ardimentosa per quei tempi, viene portata a termine nell'esatto tempo preventivato. Se ne rallegrano tutti i Grandi di quei tempi, anche il Sacro Romano imperatore Federico III. Nei primi anni la galleria serve effettivamente per il trasporto del sale, ma poi, quando corrono tempi di guerra, ecco che se ne scopre l'utilità ai fini bellici. Negli anni delle «calate» vi passano truppe, re, regine, castellane, Carlo Vili. Luigi XII, Francesco I. Slavine e crolli chiudono la gal| leria e gli uomini la riaprono; in altri tempi sono gli uomini che la chiudono per motivi politici. Napoleone, nel 1803 ordina a Bressy, suo sottoprefetto a Saluzzo, di fa- ] re riaprire il passaggio. Nel 1821 un crollo lo ostruisce, nel '37 lo si riapre, ma poco tempo dopo di nuovo si Interra e nel '46 si fa una sottoscrizione per riattivarlo Avanti di questo passo tra aperture e chiusure; nel 1878 si facilita il percorso montando un passamano. Nel 1907 nuova riapertura, con lavori di protezione e rinforzo; giornali e articoli di riviste descrivono le festose cerimonie a Saluzzo. Poi il -pertuis du Viso» ritorna cieco, chiuso dalla terra che cola dal versante francese. Il Lions Club Torino Castello questa volta ha voluto assicurarsi che l'apertura possa durare nel tempo con lavori di protezione all'imbocco a monte, il più pericoloso. •Pensiamo di avere compiuto un'opera utile — dice il notaio Gallo Orsi. — Abbiamo avuto l'appoggio e II calore entusiasta delle autorità locali e della popolazione della valle. Slamo lieti di avere portato il nostro piccolo contributo a questo motivo In più di collegamento e dì amicizia Ira due popoli'. Remo Lugli | ' | Lo sbocco della galleria sul versante francese dopo l'ultimo ripristino del 1907 (Fotografia dell'epoca, scattata dall'ingegner Bonelli - Riproduzione Ordasso, Torino)