Genio della guerra e poeta di un'epoca di Jacques Guillermaz

Genio della guerra e poeta di un'epoca Genio della guerra e poeta di un'epoca II nome di Mao non è unito a quello di nessuna grande battaglia. La «Lunga marcia», il suo più favoloso exploit militare, è una interminabile e spossante ritirata nella quale perirono più dei tre quarti delle sue truppe. A causa della povertà dei suoi mezzi di combattimento, le guerre che ha dovuto sostenere appartengono ancora al XIX secolo e si può pensare che egli conoscesse ben poco della complessità e delle tecniche della guerra moderna. Tuttavia, la •nostra epoca non ha più conosciuto un uomo di guerra e di pensiero militare così autentico per talento, scritti e risultati. Incurante per lungo tempo dell'azione militare, e poi più fiducioso dopo le tumultuose insurrezioni contadine che spazzavano di slancio la vecchia società e le sue élites, Mao è stato spinto alla guerra dalla guerra stessa. Quando scoprì che in Cina la forma principale della lotta era la guerra e la forma principale d'organizzazione era l'esercito, nacque un altro Mao. Dopo il pietoso fallimento dell'insurrezione detta della «mietitura d'autunno», nel 1927 nello Hunan, Mao con qualche centinaio di uomini raggiungerà i monti Chingkang-Shan, poi il Kiangsi centrale, e a poco a poco forgerà gradualmente una prima «Armata rossa» alla quale darà la sua organizzazione, la sua tattica, le sue basi morali, la sua disciplina, e alla quale eviterà i pericolosi mali dell'accrescimento. Fin dall'inizio comprenderà, e saprà far comprendere, che la missione deZZ'Armata rossa era tanto di eseguire i compiti della rivoluzione che di combattere. Entrerà nel suo vocabolario «la guerra rivoluzionaria agraria». Molto presto, inoltre, Mao stimerà che la guerriglia, politicamente e materialmente proficua, ma dispersiva ed evanescente, non era in definitiva che una forma minore d'azione militare e che solo la formazione di eserciti logori, ma regolari, avrebbe consentito di vincere l'avversario in modo decisivo. Le prime quattro grandi campagne di accerchiamento sviluppate dalle armate provinciali o nazionali contro la base centrale del Kiangsi, dal '31 al '34, vedranno l'apparizione di una strategia la cui messa in opera sarà affidata a esecutori valenti, come Chu Teh, Peng Teh-huai, Lin Piao, Liu Pochang, ma di cui Mao stesso traccerà le linee direttive. Vi si ritrovano soddisfatte le esigenze perpetue della guerra: sicurezza, sorpresa, mobilità, rigorosa economia delle forze. Piccoli eserciti molto manovrabili, rapidi, collegati alla popolazione e al terreno, operanti su linee interne, hanno la meglio su forze meglio equipaggiate e più numerose, ma mal informate. Dell'uomo di guerra Mao possiede la prima qualità: la capacità di adattarsi rapidamente e correttamente a tutti gli elementi della realtà strategica e tattica, qualunque sia l'ampiezza dei teatri d'operazione. Altrettanto capace di definire i procedimenti della guerriglia che di formulare un concetto strategico d'assieme, passando senza sforzo da un tipo di guerra a un altro, diffidente sia dell'avventurismo che del conservatorismo militare: per lui, come per Napoleone, «la guerra è un'arte semplice e tutta d'esecuzione ». Il gusto dell'azione di guerra è così pronunciato in Mao che certi autori hanno parlato giustamente del suo « romanticismo militare ». Inoltre Mao saprà, eminente qualità del capo, farsi capire da tutti. Darà alla sua dottrina delle formule semplici e accessibili a tutti, come bisogna nella guerra popolare che si basa sull'iniziativa del combattente e del quadro subalterno. Egli saprà fare appello al patriottismo, alla storia e all'ideologia, per innalzare le loro forze morali. Questo obbligo di essere elementare impedisce che Mao sia realmente un grande scrittore militare. Il racconto delle sue campagne è sommario, scoraggiante per uno storico. E' invece nella poesia epica, così rara in Cina, che Mao esprimerà meglio l'esaltazione del combattimento e la gioia del trionfo. Mao stratega resta davanti alla storia come l'uomo di un'epoca. Ammirevole dinanzi ai problemi che ha dovuto affrontare al momento della conquista del potere, sarà sorpassato da quello del futuro. Il debole potenziale della Cina nell'industria bellica, l'emancipazione progressiva della politica estera nei confronti dell'Urss, il desiderio di mantenere il tono rivoluzionario del popolo e dell'esercito, e forse il rimpianto dei vecchi tempi, lo porteranno a trasporre l'esperienza del passato. Tanto che Peng Tehhuai, ministro della Difesa, dichiarerà nell'ottavo congresso del partito (1956): «La scienza militare moderna è una forma concentrata di tutte le scienze». Mao e con lui Lin Piao respingeranno l'evoluzione cominciata con la guerra dì Corea e l'aiuto militare sovietico. Primo teorico della guerra rivoluzionaria nei Paesi sottosviluppati, Mao lo resta ancora adesso. L'ultimo dei testi militari che egli ha ispirato sotto la penna di Lin Piao: «Viva la vittoriosa guerra del popolo» e che, scritto nel settembre '75, resta ancora valido malgrado la caduta del suo autore, è in definitiva la ripetizione d'una dottrina adattata a una situazione anteriore all'epoca nucleare e vecchia di 40 anni. Jacques Guillermaz Copyright di « Le Monde » c per l'Ubila de « La Slampa u

Luoghi citati: Cina, Corea, Urss