Cina, Urss e Stati Uniti un triangolo che cambia di Aldo Rizzo
Cina, Urss e Stati Uniti un triangolo che cambia Cina, Urss e Stati Uniti un triangolo che cambia La scomparsa di un uomo di 83 anni, evento temuto, ma scontato e, dal punto di vista politico, preparato con cura, assai difficilmente avrà conseguenze immediate sul panorama dell'Asia; e tuttavia è impensabile che l'uscita di scena di un personaggio come Mao Tsetung lasci, a medio termine, questo panorama immutato. Fra l'altro, la morte del grande leader storico della Cina moderna segue di mesi quella di chi era sempre stato il suo vero vicario, impersonando, accanto alla fantasia politica e agli slanci rivoluzionari del capo, il solido realismo di una classe dirigente votata alla difesa degli interessi permanenti dello Stato. Che sarà la Cina senza Mao e senza Ciu Enlai, e dunque che sarà l'Asia? Come ideologo, come interprete carismatico della vocazione cinese, Mao fu il motore della storica rottura con l'Urss, pur se furono i sovietici, formalmente, a prenderne l'iniziativa. A sua volta Ciu En-lai, massimo ispiratore, con Kissinger, del disgelo cino-americano, predispose gli strumenti politici alternativi. Ora la questione è se la scomparsa dell'uno e dell'altro possa influire, e quanto possa influire, sul cruciale rapporto cino-sovietico, e di conseguenza su quello cino-americano e quindi sull'assetto, oltre che asiatico, planetario. La sostanza oggettiva del contrasto tra i due massimi Paesi comunisti resta immutata. Vi rientra la radicale differenza dei modelli di «socialismo», eredità, a sua volta, di storie diverse e di antiche diffidenze ideologiche e politiche, poi sfociate in interpretazioni alternative del verbo marxista. Vi rientra una tradizione radicata di rivalità diplomatiche, di un'inconfessata, ma reale e dura gara d'influenza, che proprio in Asia ha il suo decisivo teatro. Vi rientra infine un drammatico contenzioso confinario, che coinvolge 20 mila chilometri di territorio sovietico e seicento isole. Ma c'è anche, nel contrasto Mosca-Pechino, un aspetto soggettivo, volontaristico, che era rappresentato ap- punto da Mao; e questo vien meno. Già tre mesi fa, ai primi di giugno, il ministro degli Esteri Ciu Kuan-hua, conversando con ospiti inglesi, disse che «la normalizzazione dei rapporti con l'Urss non è da escludere». E poco prima, a fine maggio, era stato reso noto un nuovo accordo commerciale tra i due Paesi. E' possibile che, senza toccare la sostanza oggettiva del contrasto, ma piuttosto congelandola, i successori di Mao pensino a un «modus vivendi» con l'Urss, a un allentamento della tensione, magari in vista di una maggiore concentrazione degli sforzi sui problemi dello sviluppo interno. D'altra parte, se si arrivasse in Cina a qualche forma di «demaoizzazione», dopo la frenesia ritualistica delle celebrazioni e commemorazioni, il rapporto con l'Unione Sovietica vi sareb¬ be sicuramente coinvolto. Sempre, chi si mise in contrasto con Mao (dal ministro della Difesa Peng Teh-huai, alla fine degli Anni Cinquanta, a Lin Piao, dopo la rivoluzione culturale) finì per guardare a Mosca. Sono pure ipotesi, fra l'altro legate agli sbocchi, ancora incerti, della dialettica interna cinese, fra radicali e moderati. Ma è sicuro che l'Urss farà tutto il possibile, ora, per rivedere il rapporto con la Cina. Gli americani, già mesi fa, ne apparivano preoccupati: la decisione, che a Washington sarebbe stata già presa, col consenso di entrambi i partiti, di arrivare a fine anno o all'inizio del prossimo a normali e piene relazioni diplomatiche, abbandonando ulteriormente Formosa, sarebbe appunto un modo di tenere legata Pechino, cioè di tenere in vita il «triangolo» kissingeriano. Bisogna pen¬ sare che il disimpegno degli Stati Uniti dal continente asiatico cambierebbe di significato se, invece di una situazione di equilibrio o di stallo tra due egemonie rivali, lasciasse una doppia egemonia concordata, inevitabilmente, in chiave anti-americana. Diventerebbe problematico anche il tentativo dell'Asia non comunista o di quella comunista «non allineata» di crearsi uno spazio d'iniziativa autonoma. Ma, certo, è difficile pensare a una ricucitura totale di un rapporto già tanto incrinato e compromesso. Più probabile è una fase di assestamento, di studio reciproco. Si tratterà poi di vedere se ne deriverà un qualche contributo alla stabilità, sia pure dialettica, o qualcos'altro, capace di rendere ancora più esplosivo quell'indefinibile magma geopolitico che è oggi l'Asia. Aldo Rizzo f Pechino. La folla si è raccolta in piazza della Pace Celeste in meditazione, subito dopo che la radio ha annunciato la morte del presidente Mao Tse-tung (Telefoto Upi)
Persone citate: Ciu En-lai, Kissinger, Mao, Peng Teh-huai
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