Proposte per ridurre import di carne Cee

Proposte per ridurre import di carne Cee Convegno dell'Unione Consumatori Proposte per ridurre import di carne Cee Roma, 7 settembre. Il governo Andreotti si appresta ad adottare provvedimenti che valgano a ridurre drasticamente l'esborso valutario per l'acquisto all'estero di prodotti zootecnici. DI alcuni di questi ventilati provvedimenti si è già parlato su La Stampa di sabato: razionamento, vendita a giorni alternati di carni bovine e di altri tipi di carni, nuovo inasprimento dell'Iva dall'attuale 18 per cento sino al 24 o al 30 per cento, con un rincaro per ogni chilo di bistecche di oltre 300 lire nel primo caso e quasi 700 nel secondo. Le preoccupazioni per le proposte più Inutilmente punitive hanno indotto l'Unione nazionale consumatori a promuovere una tavola rotonda, presso l'Unioncamere, alla quale hanno partecipato esperti delle varie categorie interessate: allevatori, agricoltori, macellai. Il prof. Osvaldo Massi, direttore dei servizi veterinari del comune di Roma, ha esordito osservando che, mentre sui milioni di ettari abbandonati potrebbero essere allevati, senza eccessivi costi, oltre 2 milioni di vitelli, nei primi mesi di quest'anno l'Italia ha importato oltre 11 20 per cento in più di carni fresche, il 15 per cento in più di formaggi, il 30 per cento in più di burro e creme, aumentando di oltre il 50 per cento il passivo dei conti con l'estero. Tra le carni fresche l'importazione ha riguardato anche il 30 per cento delle carni suine consumate, il 40 per cento di quelle di coniglio, il 90 per cento di quelle equine, cioè quei consumi alternativi suggeriti proprio per ridurre il deficit agricolo-alimentare. Solo per il pollame non slamo tributari dell'estero, ma, avendo già raggiunto un consumo di 15 chili all'anno per abitante, è difficile migliorare tale media salvo che per le carni di tacchino. Data la gravità della situazione italiana, Massi propone che l'Italia chieda alla Cee, senza mettere in pericolo il Mercato comune (come hanno fatto in diverse occasioni la Francia e altri Paesi, In occasione delle varie «guerre» del vino, delle uova, ecc.), di poter derogare agli impegni comunitari, riducendo del 50 per cento le importazioni dalla Cee di carni fresche rispetto ai dodici mesi precedenti e insistendo affinché siano destinate all'Italia, anziché ai Paesi terzi, le rimanenti 270 mila tonnellate di carne, in stato di congelazione e al prezzo di svendita di 600 lire 11 chilo generalmente praticato ai Paesi terzi. Ciò consentirebbe al nostro Paese di ridurre del 40 per cento, in termini monetari, l'onere della bilancia dei pagamenti; manterrebbe sostenuti 1 prezzi alla produzione Interna; implicherebbe per la Comunità europea un onere non superiore a quello che le deriverebbe da una forte riduzione del consumo italiano; fornirebbe al consumatori sufficienti quantità di carne congelata veramente a buon mercato. Quanto agli importatori, sarebbero forniti di un «titolo» per l'acquisto in regime di libera concorrenza, nei Paesi del Mercato comune, del 50 per cento della quantità di carne acquistata lo scorso anno. a

Persone citate: Andreotti, Massi, Osvaldo Massi

Luoghi citati: Francia, Italia, Roma