Cantieristica da diporto un settore in espansione di Paolo Bertoldi

Cantieristica da diporto un settore in espansione Cantieristica da diporto un settore in espansione Più di 600 imprese, 72 mila dipendenti, 100 miliardi di fatturato negli ultimi 12 mesi ■ Nel 1974 sono state esportate 7600 barche L'industria nautica italiana, negli ultimi dodici mesi, ha registrato un fatturato di poco inferiore ai cento miliardi; occupa direttamente 72 mila dipendenti, il doppio se si tiene conto dei lavori collaterali. I cantieri di tipo industriale con più di 15 dipendenti sono 262, quelli a conduzione familiare o artigianale 400; forse sono troppi se si considerano i vantaggi che deriverebbero da lavorazioni in grandi serie. La crisi mondiale si è fatta sentire anche nel settore: alcune ditte si sono trovate in difficoltà, altre hanno dovuto diversificare i prodotti. L'area di potenziale domanda — ovviamente a prezzi accessibili — e la qualità delle barche hanno tuttavia evitato i crolli temuti dai pessimisti in inizio di stagione. Vi sono anzi alcuni casi di condizioni prospere; la Cornar di Ravenna aumenta i turni per creare cabinati a vela richiesti in tutta Europa, la Fiart di Napoli e la Rio di Samico sono gestite con criteri da grande industria, la Norcantieri di Avigliana è nota per le eleganti e solide rifiniture. La Sartini di Cervia ha riaperto dopo burrascose vicen¬ de economiche, l'Alpa di Offanengo è in ripresa. A Torino sono solide la Cigala-Bertinetti, con i suoi entro-fuorlbordo e la Gamia tra 1 gommoni. Questo settore ha avuto un rilancio a dispetto dei costi alti (un tre metri è venduto ad oltre mezzo milione). Per un curioso paradosso economico, una legge largamente positiva ha influito negativamente, sia pure per breve tempo, sulla nautica. Si tratta della famosa norma che porta da cinque a sei metri la lunghezza del battelli esenti da patente, immatricolazione e con Iva ridotta. La legge è utile dal punto di vista diffusionale ma all'inizio pochi cantieri avevano modelli di queste dimensioni, il che ha rallentato le vendite. L'inconveniente è destinato a sparire già In occasione del Salone internazionale di Genova a metà ottobre, quando verrà presentata l'intera gamma di produzione, con particolare riguardo ai pezzi sotto 1 « sei metri ». La nautica italiana è cresciuta enormemente negli ultimi anni. Nel 1960 le barche costruite sono state appena 9616. Nel '73, stagione record, si è saliti a 52.958 (di cui 8247 esportate), per discendere a 42.491 l'anno successivo, l'ultimo per il quale si abbiano dati ufficiali. Secondo dati attendibili la produzione '75 dovrebbe essersi stabilizzata sui 40 mila pezzi. Sarebbe mancato cioè l'abituale incremento annuo del 5%, ma si è riusciti a rimanere in posizione stazionaria nonostante gli aumenti delle materie prime che per la plastica, ad esempio, hanno raggiunto il 40°i>. Il parco nazionale comprende 357.801 barche, una ogni 180 italiani. In Finlandia il rapporto è 1/12, in Svezia 1/13 nei ricchissimi Stati Uniti 1/20 e nelle marinaresche isole britanniche 1/26. Il nostro Paese con i suoi 7900 km di coste si trova in condizioni migliori della Spagna (un'imbarcazione ogni 510 abitanti), del Giappone, 1/343 e perfino della Germania Federale, 1/228. In proposito occorre però distruggere un equivoco, causa di troppe incomprensioni. Spesso chi esamina superficialmente la nautica somma fattori differenti: la lancetta a remi conta quanto il panfilo da sette miliardi varato a Savona per uno sceicco. E' un po' come se per il parco veicoli-terra si sommassero biciclette e auto fuoriserie, ciclomotori e utilitarie. La nautica Italiana verrà considerata in prospettiva ben diversa quando tutti avranno presente che il grosso della nostra flotta da diporto è fatto da «barche per tutti» che vanno dalle duecento mila lire al milione e mezzo-due. Nel 1974 il 94,31 per cento del parco nautico italiano comprendeva infatti scafi a remi, gommoni, vele e piccoli entrofuoribordo. La percentuale non è certo cambiata nel periodo successivo. Naturalmente sul fenomeno economico incidono i grossi yachts, sia pure prodotti in percentuali inferiori all'uno per cento del totale italiano ma, sotto il profilo sociale, la massa degli utenti va incoraggiata e difesa non osteggiata come se il proprietario di un sette metri a vela (valore dai cinque ai dieci milioni, consumo di nafta irrisorio) fosse un nababbo che gira in Porsche (valore sul 18 milioni, consumo di benzina altissimo). Il settore medio va protetto, anche per rispondere alla concorrenza straniera. Le ultime statistiche indicano che nel 1974 l'Italia ha esportato 7600 barche per un fatturato di oltre 25 miliardi, ma ha fatto arrivare dall'estero (specie dalla Francia e dall'Inghilterra) parecchi battelli tra 1 sei ed 1 dieci metri. Paolo Bertoldi

Persone citate: Alpa, Bertinetti, Cigala, Sartini