Biella ha reso omaggio al vicequestore assassinato mentre continua serrata la caccia ai due criminali di Piero Minoli

Biella ha reso omaggio al vicequestore assassinato mentre continua serrata la caccia ai due criminali Biella ha reso omaggio al vicequestore assassinato mentre continua serrata la caccia ai due criminali Sembra definitivamente caduta l'ipotesi che complice di Lauro Azzolini possa essere Carlo Casirati, autore del sequestro dell'ingegnere milanese Saronio - Sul tavolo dei funzionari cinque fotografie fra cui quella di uno straniero ■ I due assassini avevano probabilmente in animo di compiere una rapina in un laboratorio di oreficeria a Valenza Po (Dal nostro corrispondente) \ Biella, 4 settembre. Il vicequestore Francesco Cusano, assassinato da un bandito di cui stava controllando i documenti, è stato sepolto nel cimitero di Biella. Durante i funerali, avvenuti nella tarda mattinata, l'attività nel centro urbano si è arrestata: i negozianti hanno abbassato le serrande, mentre i cittadini si assiepavano sui marciapiedi, facendo ala al lungo corteo. Il ministro dell'Interno, trattenuto da impegni di governo, ha inviato il sottosegretario Darida. Erano inoltre presenti il capo della polizia Menichini, il vicecapo Li Donni, l'ispettore del Corpo di Polizia, generale Settanni, il colonnello pilota Giachini, consigliere militare aggiunto del Presidente della Repubblica, i questori del Piemonte e numerose altre personalità civili e militari. Da Villanova del Battista (Avellino), dove Francesco Cusano trascorse la giovinezza, sono giunti il sindaco, avvocato Antonio Cimaglia, e il gonfalone. Il corteo si è mosso dal ìmillenario Battistero alle 11. Prestava servizio d'onore un !reparto in armi della polizia. La bara, avvolta nel tricolore e coperta da rose di colore Irosso, messo in risalto da !fiocchi di tulle azzurro, è stata portata a spalle sino al furgone da funzionari della questura di Vercelli, con la fascia tricolore, e da agenti del commissariato di Biella. La scorta era formata da agenti di p.s., carabinieri e guardie di finanza. Seguivano il feretro la vedova del dottor Cusano, signora Giuseppina Porcaro, il figlio Maurizio, studente diciassettenne, l'anziana madre, signora Genovina, e gli altri familiari. Oltre trenta le corone di fiori, fra cui spiccava quella di rose rosse inviata dal Presidente della Repubblica e portata da due corazzieri in grande uniforme. Altre corone sono state inviate dal presidente del Consiglio dei ministri, dal capo della polizia, dalla Regione Piemonte, da «Tutti i colleghi d'Italia» del vicequestore Cusano, dai magistrati di Biella, da numerosi Comuni e da altri enti e associazioni. Seguivano il gonfalone di Biella il sindaco, Franco Borri Brunetto, gli assessori e i consiglieri comunali. Erano rappresentati, con i rispettivi gonfaloni e sindaci, la città di Vercelli e le amministrazioni che formano il Consorzio dei Comuni biellesi. La Messa funebre è stata concelebrata dal vescovo di Biella, monsignor Piola, con tre cappellani militari: monsignor Antolini, capo del servizio di assistenza spirituale degli agenti di p.s., don Olimpio, di Torino, e don Angelino, della scuola guardie di p.s. di Alessandria. Monsignor Piola ha preso brevemente la parola, traendo lo spunto dall'episodio del Vangelo sul cordoglio suscitato dalla morte di Lazzaro. «Come allora — ha detto — tutta una città, la nostra città, profondamente ferita nei propri sentimenti, è qui intorno alla vedova, al figlio e agli altri congiunti, colpiti da un lutto atroce, al quale tutti partecipano». Ha poi rievocato la figura del vicequestore, «colpito per mano di chi vorrebbe trasformare il nostro vivere civile in una giungla selvaggia il cui ultimo esito altro non potrebbe essere che la tirannide ». Riferendosi poi all'impegno di ogni cittadino per il superamento «di questa violenza che ci degrada», monsignor Piola ha ricordato che «l'appello alla responsabilità personale appare tanto più doveroso quando l'accusa di carenze sociali, che pure vanno riconosciute e colmate, può diventare il facile alibi del disimpegno ed egoismo individuale, coefficienti sicuri per una degradazione ancora più grave». Piero Minoli