Friuli: la zona del terremoto sarà una Pompei per turisti?

Friuli: la zona del terremoto sarà una Pompei per turisti? Molte leggi, ma nessun concreto risultato Friuli: la zona del terremoto sarà una Pompei per turisti? Settembre è arrivato, gli edifìci prefabbricati per i senzatetto sono pochissimi Il presidente del Consiglio Andreotti a Udine: visiterà le tendopoli dei sinistrati (Dal nostro inviato speciale) Udine, 3 settembre. Il presidente del Consiglio, Andreotti è in Friuli per vedere da vicino le ferite aperte dal terremoto. E' giunto stasera a Udine accompagnato dal sottosegretario Zamberletti che, come commissario straordinario del governo, ha gestito la fase dei soccorsi. Lo hanno accolto il sottosegretario Bressani, il presidente della giunta regionale, Comelli, il sindaco Candolini, il presidente della provincia, Turello. C'erano anche gli assessori regionali, i capigruppo consiliari, rappresentanti dell'opposizione, sindacati, testimoni dell'esperienza amarissima che il Friuli sta vivendo. Dopo l'incontro con il «Friuli ufficiale», domani Andreotti sarà faccia a faccia con il Friuli più vero, quello che vive ta drammatica realtà delle tendopoli. Andrà a Tarcento, a Gemona, a Osoppo; vedrà da vicino i problemi dei 48 mila senza tetto, di gente che vive nel disagio, in mezzo al fango, sotto gli acquazzoni che da un paio di settimane infieriscono ogni giorno. «Speriamo si renda conto che abbiamo bisogno urgente di fatti e non più di parole », commenta uno dei componenti del comitato di coordinamento delle tendopoli. Intorno a lui assentano alcuni giovani; piti avanti, un gruppo di donne fa il bucato ad una fontanella improvvisata. Due pensionati guardano fisso nel vuoto. C'è silenzio diffuso, una patina d'apatia. Il terremoto ha tagliato le gambe ad un popolo intero, ne ha frustrato lo spirito e l'iniziativa; la gente si guarda smarrita e non trova motivi di conforto al suo dramma. Sono passati quattro mesi da quella scossa lunga 57 interminabili secondi, che ha raso al suolo interi paesi, provocato circa mille morti, causato ferite che si potranno risanare soltanto nel giro di anni. Dopo il 6 maggio, la terra ha continuato a tremare ancora. Si contano finora 182 scosse, in media più di una al giorno. Due sono state registrate ieri: hanno fatto scricchiolare edifici già gravemente lesionati. A Pradielis, frazione montana di Lusevera, uno dei comuni friulani più poveri, è crollata una casa. Un passante, Giuseppe Culetto, 76 anni, è stato travolto dalle macerie. E' morto poco dopo il ricovero all'ospedale di Udine, dove, dopo i traumatizzati sotto i crolli, arrivano adesso bambini e vecchi colpiti da affezioni polmonari, tfacheiti, principi di bronchiti. Fra ieri e oggi sono state ricoverate oltre 200 persone. «La situazione generale è più grave di quanto appare — afferma Gaetano Cola, ingegnere, ex funzionario della Regione Friuli Venezia Giulia, oggi direttore dell'Associazione Industriali di Udine —. Se non si interviene in modo massiccio e concreto, c'è il rischio di trasformare l'area devastata dal terremoto in un'isola, in una specie di Pompei, in un museo buono soltanto per i turisti». L'amministrazione regionale ha varato molte leggi, meccanismi complessi che non danno ancora risultati pratici. Così slittano le scadenze che erano state fissate fra giugno e luglio, quùndo pareva che entro settembre i senzatetto avrebbero avuto una casa. Settembre è arrivato, gli edifici prefabbricati messi in piedi sono ancora pochissimi. Su questo punto scoppia la polemica fra Regione e amministrazioni comunali. La prima accusa le seconde di non avere ancora predisposto le aree per la sistemazione dei prefabbricati; i comuni, a loro volta, denunciano le difficoltà che hanno dovuto incontrare mancando gli strumenti adatti, non avendo preparazione in settori specifici. Il terremoto è una prova troppo grande per tutti, in particolare per enti chiamati a compiti di dimensioni limitate, per paesi dove si curava al massimo la manutenzione delle scuole e delle strade. Adesso si chiede che interpretino i ruoli al di sopra delle loro capacità. Le aree finora destinate alla costruzione dei villaggi che provvisoriamente dovrebbero ospitare i senza tetto sono 161; soltanto in 55 sono cominciati i lavori di urbanizzazione ed in altre 24 si opera per l'installazione degli edifici in legno, che qualcuno chiama baracche, per togliere ogni illusione: non saranno mai una casa vera e propria. C'è un altro grosso problema in piedi, quello del recupero delle abitazioni lievemente danneggiate. Le commissioni di tecnici nominati dalla Regione non hanno completato ancora il loro lavoro. Al 30 agosto avevano visitato 53 mila 575 abitazioni, su oltre 56 mila lesionate; le pratiche consegnate ai sindaci sono 49.981. Finora, di queste case, ne sono state ripristinate soltanto tremila, una parte infinitesimale. Anche in questo caso slitta una scadenza. Non solo oltre 50 mila edifici non saranno pronti entro l'inverno, ma nemmeno entro il '77, se non si prenderanno provvedimenti più pratici. Così cresce la sfiducia e aumentano le preoccupazioni. La gente spera che la visita di Andreotti vada al di là di una semplice doverosa partecipazione del Governo al dramma friulano. Al presidente della Giunta regionale, Antonio Comelli, sono stati consegnati, per i terremotati, 40 milioni raccolti dal Gruppo Dirigenti Fiat. Renato Romanelli Montenars. Ancora nelle tendopoli, ma si guarda con decisa volontà alla casa