La baby-sitter complice dei rapitori?

La baby-sitter complice dei rapitori? Scomparso il figlio del più grande commerciante di combustibili della città La baby-sitter complice dei rapitori? La famiglia sostiene: "Quella ragazza era con noi solo da quattro giorni; non può aver architettato il sequestro. Non abbiamo avuto richieste di riscatto" - Secondo altre indiscrezioni, smentite dalla polizia, i contatti con i banditi sarebbero già stati tre; richiesti 200 milioni - La baby-sitter ha una carta d'identità rubata e falsificata - Approfittando dell'assenza dei genitori del piccolo Enrico si sarebbe allontanata con il bimbo dopo averlo addormentato con un sonnifero Enrico Campidonico, il figlio di cinque anni e mezzo di uno dei più noti commercianti di combustibili della città, è stato rapito l'altra notte. I banditi si sarebbero serviti della complicità di una giovane «baby sitter», anche lei scomparsa, per attuare il loro piano. Come abbiano fatto a prelevare il bambino, non si sa ancora. II riserbo della famiglia non lascia trapelare alcun particolare. Ci sono solo indiscrezioni e la dichiarazione dello zio del bambino: «Non sappiamo nulla. Per noi è un mistero assoluto, e quindi più drammatico». Altre voci, invece, parlano di contatti con i rapitori. Tre telefonate e la richiesta del riscatto. «Preparate duecento milioni se volete rivederlo» avrebbe detto un emissario dei rapitori. Si parla di trattative in corso. Ma la vicenda manca ancora di contorni definiti. Tutto è incerto e confuso. Vediamo innanzitutto chi sono i personaggi. Giorgio Campidonico, 35 anni, il padre, è socio col fratello Franco, di un'azienda specializzata nella vendita di combustibili, in via Fagnano 15. «Una persona tranquilla, gran lavoratore» dicono i conoscenti. Abita in corso Francia 23 con la moglie Giuliana Faenza, di 33 anni e un'altra figlia, Stefania, di 10. Un'esistenza tranquilla, quasi all'ombra dell'attività commerciale. Poche uscite con amici, una coppia riservata e restia alla vita mondana. Un solo episodio drammatico, nella famiglia: il suicidio, quattro anni fa, di Maria, la giovane sposa di Franco Campidonico, il fratello maggiore. Un duro colpo superato a fatica. La famiglia risiede al quarto piano di corso Franola, nel «Palazzo della Vittoria», un fabbricato costruito negli anni '30, un po' tetro, signorile. Ieri l'ingresso ai cronisti e fotografi era vietato. Ma gli amici dei Campidonico lo definiscono «assai spazioso, oltre trecento metri quadrati, un arredamento scelto con gusto». La casa è una specie di «fortezza»: portone a scatto comandato dagli inquilini o dalla custode; davanti alla porta di ogni appartamento, chi suona è controllato da uno spioncino celato in una piccola finestra. «Nessuno avrebbe potuto raggiungere i Campidonico senza essere a conoscenza di questi particolari» è il parere di un amico. Altri personaggi. Dal '74 lavora presso la famiglia una cuoca sarda, Antonietta Carbone, 27 anni. «Una ragazze taciturna, seria, scupolosa nel lavoro». I coniugi Campidonico non hanno mai avuto di che lamentarsene. Per i bambini, sino alla fine di agosto, c'era una baby sitter. «Graziosa — ricordano gli inquilini —, zoppicava un po'. Anche lei sempre sola, passa-1 va e diceva poche parole di saluto. Nessuna confidenza con le altre donne dt servizio». Poi si è licenziata. «Il primo settembre — ha detto Franco Campidonico, zio del piccolo Enrico — mio /rateilo ha assunto un'altra ragazza, Emanuela Fusco, 23 anni, di Altavilla Silentino, in provincia di Salerno». E' lei che oggi è al centro di tanti interrogativi e viene indicata come possibile complice del rapitori. I fatti. Abbiamo detto all'inizio che c'è una versione della famiglia e alcune Indiscrezioni che la polizia smentisce. Due storie per molti versi contrastanti addirittura contrarie. La polizia, tenuta all'oscuro di parecchi particolari, esamina con attenzione tutte le possibilità. Prima ricostruzione. Nell'allog gio di corso Francia 23, giovedì sera ci sono Emanuela Fusco, la cuoca Antonietta Carbone e il piccolo Enrico. La sorella Stefania da alcune settimane è ospite del collegio «Al Brallo» di Pavia. Sono le 20,30. «Qualche minuto prima — dice la ragazza sarda — i signori Campidonico erano usciti per andare a cena da amici. In casa siamo rimasti noi tre». Cosa è accaduto? «Prima abbiamo dato da mangiare al bambino, poi Emanuela l'ha portato a letto». Enrico si era affezionato molto alla nuova baby sitter. « E' un bambino gracile, che dà poca confidenza alla gente — commenta un conoscente —. Ma la ragazza era riuscita in pochi giorni a farselo amico ». « Sono rimasta in cucina a stirare — racconta Antonietta — e solo più tardi mi sono accorta della loro scomparsa ». Franco Campidonico, nel corso della conferenza stampa tenuta ieri nell'ufficio del dott. Montesano, capo della Criminalpol, alla presenza del dott. Sassi, capo della Squadra Mobile, ha dato una sua versione. « Alle 22,30 la cuoca ha notato, mentre passava da una stanza all'altra, la porta dell'ingresso aperta. Come per un presentimento è corsa nella stanza di Enrico, ha trovato il letto sfatto, ma non il bambino. Ha cercato la collega ma senza risultato. Allora ha dato l'allarme ». Dopo aver tentato invano di rintracciare Giorgio e Giuliana' Campidonico, ha avvertito lo zio del bambino. Più tardi 1 genitori di Enrico sono stati rintracciati e sono corsi a casa. « Abbiamo denunciato la scomparsa — spiega la famiglia —. Da quel momento viviamo ore d'angoscia. Non sappiamo quali ipotesi fare. Se fosse un sequestro di persona forse sarebbe meglio, almeno sapremmo di fronte a che cosa ci troviamo. Invece niente ». La seconda versione è più drammatica. Antonietta è in cucina, canticchia adagio. Ad un tratto squilla il telefono. Qualcuno ohlede di parlare con Giuliana Faenza, la madre di Enrico. «Non c'è la signora — avrebbe risposto la domestica sarda —. E' uscita». Dall'altro capo del filo una voce ribatte secca: «Abbiamo rapito il bambino». Poi la cornetta è riattaccata. La ragazza si precipita nella cameretta, angosciata, accende la luce: il letto è vuoto. «Enrico, Enrico» grida per tutto l'alloggio: niente. Trova la porta d'ingresso socchiusa. Avvisa tutti i familiari e i parenti. Giorgio e Giuliana Campidonico, rintracciati, corrono in corso Francia. Intanto arriva una seconda telefonata dei banditi alle 23, il terzo drammatico messaggio: «Enrico è nelle nostre mani, è in buona salute, non dovete preoccuparvi, preparate 200 milioni e ci faremo vìvi noi». Il resto è la cronaca della paura, dell'attesa vicino al telefono, dei sobbalzi ad ogni squillo, delle speranze e delusioni. In questura il rapimento è definito «Scomparsa di Enrico Cam pidonico, anni cinque e mezzo». Polizia e carabinieri scavano nella vita della baby sitter scomparsa. Si scopre che all'indirizzo fornito, cioè una pensione di via Principe Amedeo, la ragazza non ha mal abitato. Iniziano le ricerche anche a Salerno, si chiede una telefoto dalla questura. Nel frattempo una notizia giunge dal centro operativo anagrafico della polizia. Il dott. Ippolito scopre che una carta d'identità intestata ad un operaio napoletano, Emanuele Fusco, è stata rubata lo scorso anno. Che parte avrebbe avuto la ragazza nel piano criminale? Non si sa. L'altro ieri aveva proposto ad Antonietta Carbone di uscire con alcuni amici, ma aveva ottenuto un rifiuto. Forse era un appuntomento con i « complici » per avere altre Informazioni preziose sulla famiglia. Chi avrebbe portato via il bambino? Da una perquisizione nell'alloggio di cor¬ iiiiiiiiiiii!iiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiii!iiiiiiiiliiiii(i so Francia 23, si è scoperto che dall'armadio della stanza di Enrico Campidonico mancano solo un paio di calzoni e che la valigia con tutti gli effetti personali della baby sitter è al suo posto. Forse è stata lei, amica del bambino, a prenderlo dal letto, dopo averlo addormentato con un sonnifero. Avrebbe poi raggiunto 1 complici davanti al portone. Tanti interrogativi senza risposta. Da oltre ventiquattro ore il piccolo è scomparso. Di lui non si sa nulla. Ieri sera la madre si è rivolta ai rapitori e ad Emanuela Fusco con un drammatico messaggio, di cui diamo notizia in prima pagina. Adriano Provera Marco Marello Renato Rizzo ucficfcbp La lussuosa «casa della Vittoria» dove abitano i Campidonico - La portinaia: « Non ho visto passare la ragazza »

Luoghi citati: Francia, Pavia, Salerno