Nati dallo Scorpione di Carlo Carena

Nati dallo Scorpione Fascino millenario degli oroscopi Nati dallo Scorpione C. Vasoli (a cura di): «Magìa e scienza nella civiltà umanistica », Ed. Il Mulino, pag. 303, lire 6000. E. Garin: « Lo zodiaco della vita », Ed. Laterza, pagine 159, lire 2000. L. Aurigemma: « ti segno zodiacale dello Scorpione nelle tradizioni occidentali », Ed. Einaudi, pag. 241, con 78 ili., lire 15.000. Dopo migliaia di anni siamo ancora qui a riscoprire il fascino degli oroscopi e a interrogarci, quando non sulla validità, sul posto dell'astrologia anche nella nostra epoca. Rimettiamo in sesto i cerchi dei planetari e citiamo Cardano, quando non la rubrica di un rotocalco di quart'ordine. Se la coscienza insorge e i compnters prevalgono sulle stelle per la predizione di un risultato elettorale, c'è però sempre qualcuno che imita il borgomastro citato da Lutero, il quale, stante la predizione stellare di un nuovo Diluvio, a buoni conti si fece mettere un barile di birra nel solaio, per non morire di sete. E' singolare, fino a un certo punto, che le epoche in cui le discussioni sull'astrologia sono più accese, siano quelle dei risvegli della scienza e della ragione. Chiaramente, non si possono discutere cose in cui si crede; e dunque bisogna aspettare il dubbio per cominciare a discutere. Ma c'è anche qualco- sa di più misterioso e confuso in questi atteggiamenti dell'uomo. Chi segua i testi adunati da vari autori, soprattutto inglesi, in un volume del Mulino su magia e scienza nel Cinquecento, a cura di Cesare Vasoli, s'avvede della varia articolazione del problema e della complessità di una situazione per cui ancora ben addentro nel Seicento lo scienziato non è meno un « sapiente », così come il mago ha da essere un matematico e un meccanico, se vuol far parlare teste e volare colombe di legno. Tanto più che, come mostrano alcune pagine di Frances Yates citate appunto nel bel reader del Mulino, la risco- i Mirandola perta della classicità diede1 essa stessa, nel Cinquecento, un nuovo impulso alla lette- j ratura magica con la ripresa j della rivelazione ermetica, | nobilissima e oscura. Il succo, a sua volta, del saggio dell'Aurigemma, ultimo grido della psicologia astrologica su un campione celeste eccellente quale lo Scorpione, è la costante, dall'epoca greca a quella rinascimentale, degli attributi simbolici di un segno zodiacale e dei suoi influssi sui caratteri psichici e perfino fisici di quanti abbiamo la fortuna o sfortuna di nascere sotto di esso. E' come un ampio fiume, che l'autore abilmente incanala rintracciandolo nel suo corso dai trattati degli antichi sofi, astronomi e oniromanti, aristotelici e neoplatonici d'ogni tempo e cielo, da manoscritti e tavole di riposte biblioteche. In quel fiume, ci dice l'autore, striscia il desiderio di una conoscenza rimasta sotterranea e del controllo di un altro mondo, di un'altra realtà. Un'occasione da raccogliere, secondo l'Aurigemma. Il libro, colorito come un giardino dalle miniature dei calendari e dalle vele delle chiese gotiche, si chiude con una perorazione junghiana, indicatrice delle direzioni in cui lo studio si è mosso e delle disposizioni dell'autore: con l'invito a « non misconoscere la divinità che si è lasciata incontrare », aprendosi verso il mondo inconscio, ove l'astrologia pesca a larghe mani e di cui si propone come chiave e guida, avvalorata da un consenso secolare. Anche il Garin, nelle sue lezioni sulla polemica astrologica fra Tre e Cinquecento, sottolinea la continuità della tradizione « barbarica » del Medioevo nell'Umanesimo, attestata ad esempio dalla diffusione di trattati magici come l'arabo Picatrix. Nulla più delle dispute di Pico della mostrano quale iirete inconsulta di credenze avvolgevano l'uomo ancora all'inizio del Rinascimento, dalle consuetudini della vita quotidiana alle concezioni della storia, dalla pratica medica alle rappresentazioni fantastiche. Di qui appunto il tormento e le contraddizioni a volte indecifrabili, documentate quasi ad ogni pagina di questo libretto, nei tentativi degli umanisti di affrancarsi dalla superstizione, o di orientare la magia e l'astrologia stesse verso il dominio delle forze naturali, di riversarvi il bisogno classico di un'armonia cosmica, o ancora, di farne strumenti di polemica verso istituzioni politiche e religiose. Più facile dovrebbe essere oggi rovesciare sulle formule e le triangolazioni l'ironia di Erasmo sulle giaculatorie, e lasciare ai personaggi del Re Lear di credere che sono le stelle sopra di noi a governare le nostre inclinazioni, e che a chi ha l'udito fine esse dicono il vero. Carlo Carena Uno Scorpione del '400

Persone citate: Aurigemma, Cardano, Einaudi, Frances Yates, Garin, L. Aurigemma, Lear, Lutero

Luoghi citati: Pico