Ferie riservate per l'ergastolano Ghiani in breve licenza sull'Appennino Toscano di Francesco Fornari

Ferie riservate per l'ergastolano Ghiani in breve licenza sull'Appennino Toscano Stamane salirà sul vaporetto per tornare a Pianosa Ferie riservate per l'ergastolano Ghiani in breve licenza sull'Appennino Toscano E' stato condannato per l'assassinio di Maria Martirano, uccisa a Roma nel settembre del '58 Continua a proclamarsi innocente, dice di essere vittima di un "terribile errore giudiziario" (Dal nostro inviato speciale) Parma, 1 settembre. Sei giorni di libertà dopo diciotto anni di attesa, chiuso in un carcere, condannato a restarvi per tutta la vita. Raoul Ghiani, 43 anni, riconosciuto responsabile dell'assassinio di Maria Martirano (uccisa 1*11 settembre 1958, a Roma), un uomo che continua disperatamente a gridare la sua innocenza, a proclamarsi vittima di un « terribile errore giudiziario », di una « macchinazione mostruosa ». Dal penitenziario di Pia| nosa è tornato nella vecchia i casa materna, a Monchio dei- le Corti, piccolo paese arroccato sulle colline appenniniche, una manciata di case 1 sparse sui morbidi declivi, ; una, quella più in alto di tutte, da poco ridipinta di giallo, un balconcino ornato di fiori, un fazzoletto di giardino: la casa della famiglia . Guatteri, i suoi parenti. Qui 1 Baoul Ghiani aveva trascorso | gìi anni piu felici della sua infanzia quando veniva in va I canza con la madre, Clotilde, ì di protezione intorno alla ca- morta a Milano nel 1961, se- polta nel piccolo cimitero del paese. Adesso è ritornato, uomo distrutto, precocemente invecchiato, stravolto dall'angoscia di chi, come ripete da quando è stato condannato, « innocente vede gli anni passare chiuso in un carcere e nessuno lo ascolta ». Raoul Ghiani è arrivato a Monchio lunedì, accompagnato dal fratello Luciano; ripartirà domani per rientrare in prigione, dove lo attendono « lunghi giorni, vuoti e inutili, tutti intessuti di disperazione ». A casa lo aspettavano le zie Anna, Ada e Climente: tre donne anziane, il viso segnato dalle sofferenze, tre donne che gli ricordano la mamma, quella madre forte e coraggiosa che per tanti anni si è battuta per lui, che non aveva mai dubitato dell'innocenza del figlio. Non è stato possibile incontrare l'ergastolano. I parenti avevano creato una cortina i sa, ogni tentativo veniva re- spinto, a volte anche con modi forse un po' troppo bruschi. Finalmente .dopo una intera giornata trascorsa in un'attesa che col passare delle ore si faceva sempre più estenuante, grazie alla mediazione di un amico si era arrivati ad un accordo: Ghiani accettava di incontrarci «per cinque minuti, sulla piazza del paese ». A che ora? «Quando farà buio » . Le 21 erano passate da un pezzo e Ghiani ancora non arrivava; quando siamo andati a bussare alla porta, abbiamo scoperto che aveva cambiato idea. Il cognato ci dice che « Non si fida. Vuole essere garantito, vuole che al colloquio sia presente il maresciallo dei carabinieri, ha paura che scriviate delle cose sbagliate, che non riportiate la verità ». Una pretesa assurda, comunque irrealizzabile. Perché tanta ostinata diffidenza? « Quando è uscito per la licenza dal carcere gli è stato detto che non doveva parlare con i giornalisti », risponde il cognato. E ancora: « Teme di pregiudicare la sua posizione, cercate di capirlo ». Un attimo di pausa, poi ancora una frase: « Si fida soltanto di un giornalista, non fatemene fare il nome, è l'unico che ha sempre parlato bene di lui. Se fosse qui gli farebbe ponti d'oro, ma siccome lui non c'è non vuole parlare con nessuno ». Ma ha già inoltrato la domanda di grazia? Anche questa domanda rimane senza risposta. Che cosa ha fatto in questi giorni? « E' andato a pregare sulla tomba della madre ». E' uscito, ha incontrato degli amici? « Si è comportato come si comporterebbe qualunque uomo normale che ritorna a casa dopo tanto tempo che è rimasto lontano ». Domani Ghiani partirà per raggiungere il vaporetto che lo porterà nuovamente all'isola di Pianosa. Questa sera le zie gli avevano preparato una « cena succulenta », ma purtroppo « la vostra presenza ha rovinato tutto, non gli avete lasciato gustare in pace le sue ultime ore di intimi¬ tà ». Raoul Ghiani, un uomo che indubbiamente fa pena. Colpevole? Innocente? Comunque sempre un uomo che ha già duramente pagato, diciotto anni trascorsi in carcere. Sostenuto soltanto da questa sua speranza, che un giorno o l'altro la sua « innocenza » venga riconosciuta, Raoul Ghiani, l'ergastolano di 43 anni che attorno agli Anni Cinquanta ha fatto tanto parlare di sé, ritorna nel penitenziario di Pianosa, dove trascorre le giornate stendendo memoriali, preparando nuovi piani di difesa, cercando disperatamente fra i ricordi ormai lontani quella traccia, quella prova che possa riaprirgli le porte del carcere. Così come aveva fatto fino all'ultimo momento Fenaroli, l'uomo indicato come il mandante del delitto, morto l'anno scorso a Milano proprio mentre stava per inoltrare un'altra richiesta di revisione del processo. Francesco Fornari

Luoghi citati: Martirano, Milano, Parma, Roma