Allarmismo

Allarmismo Allarmismo (Segue da pagina 1} ca soddisfacente, menile nel loro complesso (vedi la recente indagine di Mediobanca) le imprese manifatturiere denunciano risultali economici molto negativi e una stazionarietà della domanda di lavoro. Molte di queste imprese hanno drammatici problemi di assetto dirigenziale, di cui abbiamo avuto esempi in questi giorni, che normalmente riflettono l'esistenza di problemi seri all'interno delle aziende e quindi divergenze di opinioni sul modo migliore di affrontarli. Questa situazione difficile delle imprese ha luogo nel pieno di fenomeni inflazionistici di portata molto consistente. Il governo, non gli economisti o i giornali, ha reso noto alla fine di luglio, per bocca dell'allora ministro del Tesoro Colombo, che prevede per quest'anno e per il prossimo un ritmo d'inflazione che va dal 17 al 20 per cento, due o tre volte l'inflazione degli altri Paesi industriali. Questa previsione comporta, se verificata, ulteriori slittamenti del tasso di cambio della lira o un grave peggioramento della bilancia dei pagamenti che non sapremmo come finanziare. Il disavanzo dello Stato è pari al 14 per cento del prodotto nazionale e tutti noi abbiamo il dubbio che questa percentuale tenda ad aumentare nonostante le dichiarazioni dei responsabili economici del governo. Altri Paesi industriali mostrano deficit dello Stato rilevanti, anche se mai così elevati, ma l'Italia è il solo Paese in cui buona parte del disavanzo proviene dalla parte corrente dei bilanci, cioè sottrae risparmio alle spese per investimenti. Non c'è Comune di media o grande dimensione che non incontri difficoltà drammatiche non solo nel finanziamento delle opere di investimento, ma nel pagamento degli stipendi e vi sono ben poche banche, io credo, con tutto il parlare che si fa di una loro posizione di eccessivo vantaggio, che possano presentare, accanto a un conto economico attivo, uno stato patrimoniale in cui la voce dei crediti non contenga crediti ormai inesigibili verso imprese ed enti pubblici. Se aggiungiamo a questo, per completare il quadro, la disoccupazione giovanile, quella femminile, l'emigrazione dal Sud verso l'Europa, le carenze di servizi sociali, i problemi d'inquinamento delle dimensioni messe in luce dalla Icmesa, qual è il quadro dell'economia-italiana? Quello di un Paese dove «per masochismo» prevale una visione in negativo della congiuntura o quello di un Paese dove per troppo tempo si è sottovalutato ogni problema e dove i governi tuttora sistematicamente sottovalutano i problemi e tendono a minimizzarli con la scusa di non volersi prestare all'allarmismo? «Qualche orchidea in meno» per risolvere i problemi della bilancia dei pagamenti, come ha detto l'on. Andreotti, forse con ironia ma, ho l'impressione, con la speranza che tutto sommato di questo si tratti. Per anni si è scambiato il denunciare questi problemi con uno stato d'animo pessimista; ora che gli economisti, le forze politiche, i sindacati, i giornali hanno una attenzione diversa e più seria a questi problemi, Deaglio vuole ripristinare questa distinzione? Non escludo, anzi vorrei che avesse ragione, ma dovrebbe fornirci anche degli elementi «in positivo», come scrive, per corroborare, rispetto all'elenco dei problemi che ho cercato sommariamente di ripercorrere, questa sua fiducia. Giorgio La Malfa

Persone citate: Andreotti, Deaglio, Giorgio La Malfa, Tesoro Colombo

Luoghi citati: Europa, Italia