Rivive nei suoi rottami la nostra civiltà meccanica di Angelo Dragone

Rivive nei suoi rottami la nostra civiltà meccanica Lo scultore Mastroianni trionfa a Parigi Rivive nei suoi rottami la nostra civiltà meccanica Parigi, 1 agosto. [ Pieno successo sta ottenendo a Parigi la grande esposizione dello scultore Umberto Mastroianni che rimarrà aperta al Museo d'arte moderr.i sino al 22 agosto. Dopo la mostra che fin dal 1951, alla Galerie de France, ne aveva rivelato l'eccezionale temperamento artistico, la nuova rassegna — che fa seguito alle vaste retrospettive ufficiali dedicategli nel '74 a Torino e Roma — ha mostrato, come ha scritto Frank Elgar, « il genio robusto d'oggi, che possiede la forma prima ancora ch'essa nasca sotto le sue dita, e s'inventi e si proietti nello spazio con una libertà totale, ma anche con una logica indomabile ». La mostra parigina che s'è inaugurata il 20 maggio, mentre già s'annunciava una altra grandiosa esposizione in preparazione per Londra e New York, si articola presentando, con un'eccellente documentazione fotografica della serie, ormai famosa, dei suoi monumenti destinati a celebrare, con singolare potenza plastica, l'eroica vicenda della Resistenza, una folta scelta di sculture in legno, piombo, rame, di rilievi dipinti, argenti e di incisioni. Ma si propone questa volta — come vuol mettere in evidenza il sottotitolo « movimenti, forme, proposte », — di dare spazio soprattutto all'opera più recente dell'artista, di fronte al quale — come ha potuto riconoscere un critico d'arte della competenza e autorevolezza dell'Elgar — « la scultura contemporanea francese dà l'impressione di non essere più che bagatelle e frottole (letteralmente bagarelles et fariboles) ». Nessuno più di Mastroianni, in effetti, ha saputo sviluppare con altrettanta coerenza e potenza espressiva, e con un assoluto dominio di materiali cui ama ricorrere — dominio che gli viene intanto da una vastissima esperienza e sapienza tecnica — quell'analisi lucida e angosciosa, insieme, d'una forma mai dimentica dell'uomo e delle sue fantasie, mai dimentica della sua cultura. Ciò che per un artista co- \ me Mastroianni — la cui opera tanto spesso somiglia alla deflagrazione della stessa energia organica che lo anima sino a straripare da ogni suo gesto — significa farsi interprete e continuatore, come ancor oggi può dire la lignea realizzazione del suo Toro (1969), dell'inquieta ricerca dinamica-plastica di Boccioni e della severa tensione di tanta parte dell'opera di Arturo Mar tini; alla luce, però, delle più vive suggestioni della nostra età. Di qui, la profonda autenticità dell'opera di Mastroianni, dominata, si può dire, non più dalle suggestioni di un mito, ma dalla realtà della nostra civiltà meccanicistica; espressione di una società protesa ormai, nel suo impulso interiore, verso spazi sempre più vasti, per cercarvi tuttavia, la medesima verità verso la quale, per intuito o istinto, ogni uomo nel proprio intimo è portato. Di qui, dunque, anche il singolarj modo che Mastroianni ha di reinventare la natura, riplasmandone la realtà con una forma (che egli ha saputo condurre sino ai limiti dell'astrazione) nella quale ogni raffigurazione appare presupposta — e quasi dissimulata sotto le manifestazioni della tempestosa irruenza dei suoi sentimenti — ma pronta ad assumere, nella autonomia della sua creazione, il suo più concreti) valore e il suo significato esistenziale su un piano del tutto diverso da quello della realtà naturale che potè costituirne fors'anche il punto di partenza. Anche sotto questo aspetto, G. C. Argon, finì col notare come « uno dei temi della scultura di Mastroianni » potesse essere proprio « l'antagonismo di forma e spazio », con una «forma che nasce dalla distruzione dello spazio »: una forma da intendersi come presenza viva e vitale, come un nucleo carico di energia; quel nucleo, appunto, che tante sculture di Mastroianni mostrano nel momento d'una stupefacente esplosione di cui l'artista ha fissato il punto di maggiore intensità. In maniera non diversa se ne cerchino le impronte sulle lamine metalliche, anche preziose, che ne recano il segno più o meno profondamente inciso al pari dei vasti fogli cui il torchio reca non soltanto la soluzione grafica e la vivace notazione del colore, ma quel rilievo plastico che appare la sostanza vera, lo spessore tutto da misurare, anche fisicamente, d'ogni invenzione figurale di Mastroianni, sino a caratterizzarne il suo stesso pensiero. Angelo Dragone Umberto Mastroianni (nella foto): «Un genio robusto» scrivono i critici francesi impressionati dalle opere esposte

Luoghi citati: Londra, New York, Parigi, Roma, Torino