Quel "paradiso,, armato con l'atomica in vetrina di Elvio Ronza

Quel "paradiso,, armato con l'atomica in vetrina Viaggio di un provinciale nell' America del bicentenario Quel "paradiso,, armato con l'atomica in vetrina E' l'accademia militare di West Point, collocata in uno dei più ameni luoghi degli Stati Uniti - La bomba è la prima costruita nel mondo, più nota come "progetto Manhattan": «n oggetto enorme e sinistro - Le sere dei giovani, tra impegno politico e svaghi tradizionali, nel quartiere di Georgetown, a Washington (Dal nostro invialo speciale) Washington, agosto. Ieri sera David è venuto a prendermi in albergo. Si è lamentato perché il mio albergo è in Virginia, a 20 minuti di taxi da Washington. Anche il Pentagono è in Virginia, gli ho detto. «Ma tu non sei del Pentagono». Appunto per questo voglio tenerlo d'occhio. David non ha apprezzato la battuta. E' italiano americanizzato da 8 anni e ha paura della propria ombra. Privo di senso dell'umorismo, ama dire che è un uomo concreto, «pratico, molto pratico». Indossa una brutta sahariana che lo rende più basso e grosso di quello che è. Lo conobbi dieci anni fa a Roma. Tentava senza successo di fare l'attore del cinema. Perché sei tanto nervoso? «Non sono nervoso. Però non devi scherzare con le nostre cose. Dimmi piuttosto che hai fatto». Gli ho parlato dei musei che ho visto. Dove avete preso tutta quella roba? In meno di un secolo vi siete riempiti d'arte, italiani francesi fiamminghi... «Forza del denaro». C'è chi dice che vi è restato qualcosa dei tesori di Hitler... «Batle, tutta arte comprata alla luce del sole. Dà fastidio che abbiamo fatto strada in poco tempo». David è sincero e triste. Non perché l'America è ricca ma perché l'America non è l'Italia. Fatico due ore a farglielo ammettere, il tempo di fare il bagno, sbarbarmi, vestirmi, mugugnare. Poi cede. Confessa che gli italia, ni continuano a piacergli perché amano la vita. «Peccato la politica». Che c'entra la politica? «E' tutto approssimativo e incerto, non si sa mai che cosa succede. Se ci fosse la disciplina che c'è qui...». Che cosa intendi per disciplina? «Sapere quello che si deve fare e farlo bene». Qual è il difetto maggiore degli americani? «Troppa disciplina che paralizza la fantasia». David mi ha portato a Georgetown che è il quartiere più pittoresco di Washington. E' una cittadina alla francese, con molti ricchi negozi, un'aria sbadata e provvisoria. I giovani siedono sul marciapiede e suonano. C'è un ragazzo che suona il clarino mentre dal registratore esce la parte per orchestra. E' serio e concentrato come in un vero concerto all'auditorium. Agli angoli della strada ci sono i giovani della protesta, i cartelli contro il potere appoggiati al muro. Chiacchierano tranquillamente. Quelli che non sono giovani radicali fanno la fila davanti alle discoteche e in gelateria. Gli americani sono sportivi ma ingrassano presto. «Mangiano troppi zuccheri», commenta David. Stamane David è venuto da me di buon'ora. «Dai che partiamo». Dice che mi porta a West Point e poi a New York. E' una sfacchinata. «Coraggio». Washington è larga e spaziosa, lucente nel primo mattino. Addio. Si va verso la cittadella degli allievi ufficiali. Che ti salta in testa?, domando a David. «Vedrai, è un paradiso». Il viaggio è tremendamente lungo, la campagna monotona, nessun paese, qualche casa sparsa. L'auto di David è una Cadillac, soffia aria condizionata gelatissima. Spegni! David dice che agli americani bisogna lasciare l'aria condizionata, loro ci stanno bene, sono allenati da quarantanni e non soffrono. Ma io sì! David alza le spalle, qualunque americano alzerebbe le spalle, gli alberghi sono frigoriferi, la prima cosa che fa un europeo è spegnere l'aria a costo di morire soffocato. In una curva David sbaglia e finiamo nel fosso. Poche ammaccature all'auto; rompo gli occhiali e urlo. David cerca di calmarmi decantando i suoi occhiali che cambiano colore. «Comprali a New York dal Triestino. Costano 19 dollari». Devo spiegargli che io porto lenti, mi servono occhiali per vedere, non occhiali da avanspettacolo. Arriviamo nella cittadella a metà pomeriggio. «Ti va?». Prati immensi, campi da gioco a perdita d'occhio, ville e grandi vecchi palazzi ben tenuti, le caserme che non sembrano caserme. « Ci sono 4000 allievi ufficiali» dice David. Non ne vedo nessuno. « Sono dentro ». Vorrei assistere al cambio della guardia, a qualcosa di curioso. « Oggi è festa, probabilmente si riposano ». Se non c'è nessuno che ci stiamo a fare? David dice che hnrd ho troppe pretese, l'America non può cambiare il calendario per me. Mi porta su un dosso con panchine e vecchi cannoni, un anfiteatro all'aperto. Sotto c'è l'Hudson, il gran- dccMè de magnifico imponente fiume, con le barchette, con il sole che dorme sull'acqua. E qui preparate i soldati? M'arrabbio, dico a David che è una cosa stupida, qui possono vivere poeti parnassiani o trepidi innamorati... è uno dei più belli e lirici posti che abbia visto, e i soldati non si educano in romantici colli. E' pericoloso addestrare dei soldati in campagne morbide, esercitarli alla guerra dove la natura ispira aerei sentimenti. Crederanno che le battaglie siano figlie del cuore, che le guerre nascano dalla musica. Vorranno combattere guerre per ottenere più musica più poesia e amore, per correre su prati coperti di fiori. I soldati bisogna addestrarli in posti terribili, in antri schifosi, su montagne brulle. Devono odiare la guerra, devono temere che dopo quel picco, se lo conquisteranno, troveranno l'inferno o qualcosa peggiore dell'inferno, una vita senza colori, arida come la luna. Siete veramente stupidi. David dice che non devo impensierirmi, che non è tutto rose, che il codice d'onore è andato a puttane. Mi spiega che c'era un codice che vie¬ tava di barare agli esami ed era sempre stato rispettato, ma ora 200 allievi hanno confessato di aver copiato i compiti agli esami e così il codice si è infranto. « Nessuno può sapere che cosa succederà con un codice tradito, non c'è poesia che tenga ». Lascia perdere con queste fesserie, David. Portate via i soldati, diglielo ai tuoi amici, portateli via o farete dei mostri innamorati della guerra. Altro che codice. David mi trascina nel museo di West Point. In una bacheca ci sono il fez di Mussolini, il bastone di Goering, la scimitarra di Yamashita. Sembra che gli americani amino i souvenirs. Qualche volta riducono la storia a un souvenir. E a una scena di teatro. Infatti gli piace ricostruire gli habitat a grandezza naturale. Nel museo ci sono spaccati di ospedali e rifugi della prima guerra mondiale, con manichini vestiti da fanti, con luci vive e credibili. Ci provano un gusto fanciullesco. Raccolgono divise e armi. C'è la bomba atomica del progetto Manhattan, la prima, quella che frustò l'anima della civiltà. E' enorme, un lugubre proiettile più grande di un uomo. L'avevo sempre immaginata minuscola, tascabile. Invece all'inizio della sua carriera aveva un rozzo aspetto, minaccioso. Non l'hanno capito. Andiamo. Partiamo in silenzio. Qualcosa ci ha colpiti sinistramente, non sappiamo che cosa. L'idea della guerra, forse della distruzione. La morte. Quando arriviamo a New York il giorno sta sparendo. Lasciami guardare, David. Ecco New York. Certo David, certo. E' una città diversa, impressionante. Elvio Ronza (4 - continua) Washington. Sfilata del bicentenario. Questi soldati, che fanno parte del gruppo di uno degli States, sembrano l'ironica imitazione di quelli veri di West Point

Persone citate: Goering, Hitler, Mussolini, Triestino, Yamashita