Montgomery attacca il muro dei 50" di Cristiano Chiavegato

Montgomery attacca il muro dei 50" Nel nuoto, finale dei 100 metri s. 1. con l'azzurro Guarducci, accreditato del miglior tempo dopo il campione statunitense Montgomery attacca il muro dei 50" E' dal 1924, quando Weissmuller scese sotto il minuto, che si tenta di abbassare il fatidico limite - L'americano, dotato di eccezionale talento, può riuscire nell'impresa - Le ambizioni del giovane trentino che punta deciso ad una medaglia (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 25 luglio. Il «muro» dei cinquanta secondi non è più tanto lontano. Gli eredi di Mark Spitz per quanto riguarda lo sprint, hanno avvicinato sensibilmente la barriera, uno dei tanti limiti che il nuoto pone e che gli atleti per il momento superano con apparente facilità. Ormai però siamo sulle soglie dell'impossibile, su tempi che prima o poi diverranno invalicabili, a meno che l'uomo non trovi un sistema per muoversi sull'acqua come un aliscafo. Il progresso questa volta porta il nome di Jim Montgomery, uno yankee ventunenne che arriva da Madison nel Wisconsin e nuota all'Università dell'Indiana nel Gatorade Swim Club condotta da uno dei massimi «santoni» del nuoto americano, quel Doc Counsilman che dal dopoguerra ad oggi ha sfornato i migliori nuotatori del mondo senza dimenticare di scrivere decine di trattati sullo sport rielle piscine. Vale la pena di ricordare le parti più significative della storia dei cento stile libero, la gara più affascinante, forse proprio perché è la più rapida, del nuoto, dove la sfida all'elemento liquido diventa anche una sfida contro se stessi, quasi un esperimento scientifico sulla resistenza umana allo sforzo bruciante. Le prime Olimpiadi, nel 1896 vennero vinte, In questa jata, dall'ungherese Hajos in 1'22"2 più o meno il tempo che al giorno d'oggi ottiene sulla stessa distanza un ragazzino esordiente di dieci anni. Il salto fu immediato: nel 1904 un altro magiaro Halmay, nuotò in 1'02"8. Ma fu necessario attendere l'arrivo di Johnny Weissmuller cioè il 1924. per veder cadere la barriera del minuto con il successo dell'americano in 59" netti. Da allora è stata-una sola rincorsa al «muro» dei cinquanta secondi con la partecipazione di atleti di ogni Paese, dal giapponese Miysaki, agli australiani Henricks e Devitt, per finire ai giorni nostri con i nomi famosissimi di Don Shollander. Mike Wenden e Mark Spitz. Jim Montgomery può essere dunque l'uomo del sorpasso, l'atleta destinato ad entrare nell'albo d'oro dei records come il primo sceso sotto questo fatidico ostacolo. Che l'impresa sia possibile lo ha dimostrato ieri notte in una delle serate più memorabili di questa Olimpiade per il nuoto, non soltanto per quello mondiale ma anche per quello -piccolo» ma vivace (in campo maschile) italiano. Mentre in semifinale Montgomery ha abbassato ancora il record assoluto portandolo a 50"39, l'azzurro Guarducci ha frantumato il limite nazionale, arrivando a 51 "35, dopo aver nuotato già in batteria in 51 "57, circa un secondo sotto la sua precedente miglior prestazione. Il tempo del campione trentino è già straordinario di per se stesso, ma ancora più sorprendente la posizione ottenuta da Guarducci fra gli otto finalisti, con un secondo posto, davanti a due americani, due tedeschi e due sovietici che non poteva essere neppure nelle previsioni più ottimistiche. Due uomini alla ribalta, completamente diversi fra loro con affinità finali. Montgomery in passato era considerato un perdente. Dotato di grandi risorse fisiche (un metro e 90 per 88 chilogrammi) e di eccezionale talento, l'americano è sovente stato sconfitto per colpa di un carattere fragile, che lo ha bloccato in più di un'occasione davanti a combattenti come Tim Shaw, Andy Coan e Bruce Furniss. In poche parole era un campione che, posto di fronte a una forte responsabilità, nelle grandi occasioni aveva sovente mancato l'appuntamento r.on la vittoria e con i records. Nel suo volto si leggeva spesso la paura, il terrore quasi di affrontare una gara. Quest'anno però il grande Jim, « the big Jim » — come lo chiamano ora gli americani — ha preso coscienza della sua forza, di essere il più veloce di tutti. Allora si è trasformato, ha assunto l'atteggiamento da duro, ed ora la sua posizione è quella di un atleta che sa cosa vuole, che non ha timore di nessun rivale. Gli manca solo l'imprimatur, per divenire un grande campione di tutti i tempi, della vittoria olimpica e del record portato sotto i cinquanta secondi. Due cose che tenterà di fare stasera in finale. Marcello Guarducci, al contrario di Montgomery, è sempre stato invece un ambizioso, come ragazzo e come atleta. Il suo desiderio di arrivare lo porta a volte persino a rendersi antipatico. Non per nulla il suo avvento in Nazionale, i suoi atteggiamenti da « primadonna » del nuoto italiano, gli hanno procurato diverse inimicizie, prima di tutte quella del capitano della squadra azzurra. Roberto Pangaro, che all'età di 25 anni, con l'inserimento di questo ragazzino che ha compiuto soltanto ora vent'anni, si è sentito scavalcare. Dichiarazioni alla stampa, interviste alla radio e alla televisione, Guarducci è diventato l'uomo di primo plano del nuoto nazionale grazie anche ad una serie di risultati ottimi, ottenuti al momento giusto. Chi ha capito subito che questo temperamento poteva essere sfruttato nella maniera migliore, è stato Bubi Dennerlein che si era trovato ■ orfano » di Novella Calligaris dopo l'abbandono della campionessa nel 74 alla conclu¬ p sione dei campionati europei di Vienna. Filosofia napoletana e pratica tedesca, Dennerlein ha prelevato Guarducci dalla natia Trento dove veniva allenato dal torinese Ezio Della Savia e lo ha portato a Roma, prendendolo sotto le sue ali protettrici. Qualche maligno ha pure detto e scritto che l'allenatore federale ha giustificato lo stipendio passatogli dalla Federazione nuoto grazie a Guarducci. Può anche darsi che sia vero ma fatto sta che Dennerlein è andato bene all'atleta e viceversa: è nato quasi un rapporto amoroso, se così si può definire una reciproca fiducia, il cui risultato s'è visto ieri in semifinale. Dennerlein non ha deluso Guarducci e l'atleta non ha deluso l'allenatore, ragion per cui il discorso andrà avanti ancora. Rimane solo un problema. Per completare il binomio manca una medaglia. Possibilmente olimpica. Un risultato dal quarto posto in avanti è già eccezionale per il nostro — come già abbiamo detto — piccolo nuoto. Ma non può essere sufficiente per le necessità del tecnico napoletano-tedesco e neppure per l'ambizione di Marcello Guarducci. Ci vuole una medaglia. Sarà difficile, ma siamo sicuri che lo sprinter trentino giocherà bene le sue carte. La vicenda di Montgomery e Guarducci ha fatto passare un po' sotto tono la cronaca della penultima giornata del nuoto che non ha visto il nostro Lolle nella finale dei duecento rana come speravamo perché le batterie del mattino sembrano essere un handicap psicologico per il forte nuotatore romano. Eppure è stata un'altra di quelle riunioni che passeranno alla storia. In poche parole parliamo degli altri tre records mondiali che sono crollati. John Naber, grande protagonista del nuoto maschile, ha spostato il primato dei duecento dorso sotto il «muro» dei due minuti, nuotando in 1'59"19 e portando a casa la sua quinta medaglia (quattro d'oro e una d'argento). Nei duecento rana sono poi cadute le residue speranze degli americani di vincere tutte le prove maschili per colpa dell'inglese Wilkie che ha fatto secco il primatista mondiale Hencken vincendo in 2'15"11, nuovo limite assoluto. Non poteva mancare neppure il solito record delle tedesche Est: l'autrice è la fortissima Ulrike Tauber che ha portato il primato a 4'42"77, cioè un tempo inferiore al record italiano della stessa specialità. Dei maschi naturalmente. Cristiano Chiavegato W/SJS Montreal. Jim Montgomery, alla partenza dei 100 stile libero, è l'uomo che può scendere sotto il muro dei 50" (Telefoto) Michele Maffei

Luoghi citati: Indiana, Madison, Montreal, Roma, Trento, Vienna, Wisconsin