Quindicenne fugge da casa: l'amico l'affida ai tribunale

Quindicenne fugge da casa: l'amico l'affida ai tribunale Oscura e incredibile vicenda di una ragazzina contesa Quindicenne fugge da casa: l'amico l'affida ai tribunale Il padre afferma che è stata plagiata, ma la ragazza non vuole vederlo - Sottratta alla patria potestà, ora è ricoverata nell'istituto "Santo Natale" di Buriasco Sembra un copione da teatro. A recitarlo è un attore, ma questa volta fuori dalla scena. Quanto di fantasia e quanto di realtà, non si può sapere, almeno fino a quando non avrà parlato il tribunale. E il tribunale per ora tace. Cosi Eva Molino, quindicenne, resta chiusa come una novizia nell'istituto del Santo Natale di Buriasco. Così suo padre, Giorgio Molino, attore Rai, ex tabaccaio, convoca conferenze-stampa per raccontare la sua storia. Eccola: «Dal 5 maggio Eva è scomparsa da casa. Avevo creduto che fosse andata a cercare sua madre, viviamo separati da anni, la bambina è con me soltanto dal '71. Poi mi resi conto che, forse, non era estraneo alla sua fuga un certo Francesco Iacchetta, che aveva lavorato in passato come elettricista nella mia tabaccheria. Forse Eva si era presa una cotta per lui, che ha 34 anni. Chissà che le aveva raccontato. Dopo un po' lui ci presentò una certa Maria Trunfio, dicendo ch'era sua sorella. Costei, in un secondo tempo, arrivò con un'amica, Matilde Bona, che confezionava braccialetti tipo hippy. Ne comprai un po', da rivendere in negozio. Ma questi tre miravano a portarmi via la bambina, altro che braccialetti». E, in effetti, Eva Molino scomparve. La tabaccheria, da tempo, era stata ceduta, in gestione. Giorgio Molino, libero dagli impegni del negozio (che apparteneva alla sua convivente. Maria Luisa Badella, alla quale è tutt'ora intestato), si dedicò alle ricerche della figlia. Raccolse testimonianze e prove, si rivolse ai carabinieri, parlando con il capitano Tateo. Rintracciò lo Iacchetta al quale, oltre a rimproverare la fuga di Eva, rinfacciò anche alcuni precedenti penali. Ma fu tutto inutile. «Se vuole che ritrovi Eva — gli rispose Francesco j Iacchetta — io gliela ritrovo, ma per dirle di non tornare più a casa. E se lei ci denuncia, sarà peggio per tutti». Fin qui la ricostruzione del padre, che conclude: «De allo- ! ra non seppi più nulla, finché, il 20 luglio, ecco un telegramma dell'assessore provinciale all'assistenza, Sabbadini: "Per ordine del tribunale la minore Eva Molino è ricoverata in istituto. Rivolgersi al tribunale di via Passo Buole". Io ci sono andato: il giudice Orusa mi ha detto che ero stato temporaneamente privato della patria potestà in base a delle accuse assurde: mia moglie (la Badella) l'avrebbe voluta mandare sul marciapiede, oltre ad insistere su un presunto rapporto fra me e mia figlia. Fatto sta che Eva non l'ho più vista e quanuu sono andata a trovarla lei non ha voluto ricevermi». A Buriasco, in effetti, vedere Eva è abbastanza difficile. Le suore del Santo Natale hanno in bella evidenza sul tavolino una lettera di un assistente sociale dell'Onmi che dice: «La minore non deve vedere nessuno tranne il padre e la signora Badella. Firmato Al Torresani». Sul retro di questa lettera Eva ha scritto di suo pugno: «JVon voglio vedervi, non voglio che cerchiate di rovinare la mia felicità». E' la sua risposta all'insistenza del padre. E, a questo punto, è forse meglio una breve retrospettiva: Giorgio Molino, 43 anni, è da oltre dieci anni separato dalla moglie che sta in Svizzera. Vive da almeno altrettanto tempo con Maria Luisa Badella, 42 anni, tabaccaia. Ha fatto una piccola parte nell'Assedio di Firenze televisivo. Abita in via Aosta 60. La ragazzina, fino a cinque anni fa, stava con la madre che poi l'ha rimandata al padre come «riscatto» per ottenere il divorzio. Ne dà conferma, senza troppi giri di parole, Maria Trunfio, cameriera all'Hotel Miramonti di Courmayeur, 28 anni, amica intima di Matilde Bona, l'altra donna coinvolta nel «caso», iscritta al partito radicale e attivista del Movimento liberazione della donna: «Io dico solo questo: la madre di Eva aveva lasciato il marito, perché non faceva altro che giocare e andare a donne. La prima volta che ho visto Eva mi ha stupito con il suo bisogno di affetto. Mi telefonava quasi tutti i giorni, non ne poteva più. Mi raccontava che il padre organizzava incontri con strani personaggi dell'ambiente teatrale, vec| chi e con tanti quattrini. La portavano a ballare, tentavano avances che lei respingeva». Ma lo Iacchetta che cosa c'entrava? «Si volevano bene. Franchino è un tipo che fa tenerezza». Non dice altro. Resta il fatto che Eva è sotto la tutela del tribunale. Suo padre minaccia tuoni e fulmini, si è rivolto all'avvocato Anzini, per tutelare i suoi diritti. Rivuole la figlia. Da che parte stia la K.gione è ben difficile dire: non convince questo padre troppo affranto, forse, e non si comprende il perché di una conferenza stampa sull'argomento. Non convincono del tutto neppure i tre «samaritani» Iacchetta, Trunfio e Bona. Proprio Matilde Bona, infatti, avrebbe accompagnato Eva, insieme all'aw. Gianmaria, al Tribunale dei Minori. Al magistrato la ragazzina avrebbe raccontato la sua stori, dimostrandosi ben decisa a non voler ritornare a casa. Il giudice Orusa, tuttavia, una risposta la dovrà dare. Sei persone l'aspettano. Eva Molino, 15 anni j ! Giorgio Molino, il padre della ragazza, con Luisa Badella

Luoghi citati: Buriasco, Courmayeur, Firenze, Svizzera