Per non creare mostri

Per non creare mostri La battaglia contro ogni tipo di doping Per non creare mostri La commissione medica del Ciò all'attacco degli steroidi-anabolizzanti - Controlli preventivi su 400 atleti - L'agghiacciante esperimento della sostituzione del sangue (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 18 luglio. Sorrisi pieni di ironia e di compatimento accompagnano II passaggio, lungo i viali del villaggio olimpico, degli omoni dei lanci che a stento entrano nelle magliette « extra large » di Ciri è zeppo il bazar della zona Internazionale. Sono considerati I più fedeli consumatori di un menu che non è fatto soltanto di bisteccone e di sfibranti sedute di sollevamento pesi, di potenziamento, ma comprende come piatto, fisso una porzione di steroidi anabollzzantl, le sostanze che aiutano appunto ad aLmentare la forza e la dimensione delle masse muscolari. Il « piatto » in questione può avere conseguenze poco simpatiche, addirittura pericolose per l'equilibrio di un Individuo, al di là dell'Illusorio vantaggio presentato da qualche miglioramento in pedana. Sono loro l'obiettivo degli sguardi più compassionevoli, ma fra gli atleti di ogni disciplina sono ben pochi quelli che possono dire di non « aiutarsi » in qualche modo al dì fuori del normale allenamento: il doping nello sport ha raggiunto soluzioni raffinatissime, per cui c'è da sorridere (dopo aver ricordato con dolore chi ci ha rimesso le penne) nel pensare alle prime notizie sulle « droghe » nello sport, alle anfetamine che pure sono costate care a tanti ciclisti (tra i primi casi quello delle Olimpiadi di Roma).e che ora paiono come clave al confronto di un fucile a ripetizione. Nessuno può guardare gli altri con la coscienza completamente tranquilla, questo è certo. SI può discutere la misura di alcuni trattamenti, l'onestà dei medici che avvertono gli atleti sulle possibili conseguenze al confronto di altri privi di scrupoli, ma va detto chiaramente che nella maggioranza del casi sono gli stessi « sportivi > a chiedere aiuto alla scienza, la quale del resto, non solo nello sport, va spesso contro gli interessi veri dell'uomo. Ci si ricorda delle prime polemiche nate nel ciclismo, si risale addirittura a Fausto Coppi, campionissimo eccezionale ma anche primo asso a curare in modo scientifico allenamenti, dieta, e a sorreggere II fisico con sostanze allora basate essenzialmente su vitamine, ma certo già « doping », nei confronti di altri che andavano avanti a panini e cosce di pollo. Proprio dai ciclisti professionisti è partita anni addietro la prima sfida: • Questo è II nostro mestiere, lasciateci rischia ■ re, lo facciamo per la pagnotta '. E se il povero Simpson muore al Tour ucciso dalla fatica e da qualcos'altro, pochi si scandalizzano. Un salto di anni, ed ecco il mese scorso a Eugene durante le selezioni statunitensi di atletica per Montreal il pronunciamento dei lanciatori di fronte alla minaccia di severi controlli medici: • Ma perché proprio a noi, perché metterci in condizioni di Inferiorità rispetto ad altri Mieti di Paesi dove si ha mano libera In certe questioni? Pei che dovremmo arrivare a Montreal con l'handicap di esami che possono diventare un freno? •. Biochimica La situazione è questa, al di là di ogni retorica. Ogni atleta « si aiuta • ed i controlli sono solo un palliativo di fronte alla mancanza di una presa di coscienza che dovrebbe fare essa da filtro a certe iniziative, a certi sistemi. E proprio gli esami, non completamente sicuri, costituiscono la drammatica misura della situazione: c'è chi teme di essere gabbato da un avversario che faccia ricorso al doping e sfugga poi alle logiche sanzioni, ed allora avanti con gli additivi. Le spalle larghe non le hanno solo discoboli, pesisti e martellisti. Ci sono delle nuotatrici che sembrano armadi, e non è solo frutto dei pur durissimi allenamenti. Roland Passevant, giornalista sportivo dell'Human/fé e saggista, ha riportato in una sua inchiesta sullo sport nella Germania dell'Est il passo di un rapporto dei tecnici sovietici Grigalka e Boukantsev che, riassunto, suona cosi: «/ migliori biochimici della Ddr studiano prodotti destinati agli atleti. I loro centri medico-sportivi lavorano per l'utilizzazione dì preparati ormonali per aumentare le masse muscolari degli atleti. E studi sono in corso per guidare il ciclo mestruale delle atlete, particolare di grande importanza per l'attività della donna sportiva ». Nulla di clamorosamente nuovo, ma un documento ufficiale fra mille congetture e sussurri. E tutti guardano, in questa Olimpiade che compie oggi i primi passi, proprio agli atleti delia Germania dell'Est — dagli assi delle pedane ai canottieri, dalle nuotatrici al pugili — per vedere se confermeranno nei Giochi certe recenti prestazioni. I dirigenti polacchi venuti a Milano con la squadra di atletica in giugno mormoravano accuse vaghe, parlavano di un nuovo « doping » che però avrebbe dovuto essere interrotto a ragionevole distanza dalle Olimpiadi, per non correre rischi ai controlli. Gli steroidi anabollzzanti sono al centro delle attenzioni, ma non solo perché di uso comune (« // 99 per cento dei lanciatori ne fa uso », sostiene il pluriolimpionico statunitense Jay Silvester) ma in quanto considerati pericolosi per l'uomo finita la carriera agonistica. Questi farmaci derivano dagli androgeni. ovvero dagli ormoni sessuali maschili, trattati in modo da creare soprattutto un aumento dei muscoli. Usati a lungo termine possono avere effetti secondari deleteri, non solo per i maschi (l'inizio di una strada che può portare persino alla sterilità) ma soprattutto per le donne, che rischiano di andare incontro ad una vera e propria virilizzazione, con cambio di voce, crescita di peluria sul volto, mutamenti persino nel capelli. I rischi sono questi, riconosciuti da tutti, ma non bastano a fare da freno. Allora, ecco i controlli, ecco il drammatico contrasto fra i medici che cercano sempre nuovi additivi e quelli che lavorano per migliorare i mezzi di rilevamento degli stessi. A Montreal è già stato fatto un controllo preventivo su 400 atleti sorteggiati, tra i quali l'azzurro di basket Vendemini. La stessa atletica, negli ultimi congressi, pur pronunciandosi contro l'uso di queste sostanze, non se l'é sentita di iniziare una vera crociata, perché al momento delle votazioni su precisi ordini del giorno ci si scontra con il parere di delegati di Paesi (Stati Uniti ed Europa dell'Est, vale a dire il meglio dello sport mondiale) che non vogliono rovinare il lavoro di chi prepara gli atleti, ma la commissione del Ciò presieduta dal principe Alessandro de Merode vuole essere al di sopra delle passioni e lottare per l'uomo, non contro l'uomo. In Canada, a parte l'esame del sesso per le atlete effettuato con prelevamenti di saliva, si controllano le urine e per gli anabollzzanti In particolare è stato adottato un sistema di rilevamento di tipo radio-immunologico avviato in Gran Bretagna dal prof. Brooks pare con successo. 2500 alla fine I risultati non sono ancora noti, ma stavolta non ci dovrebbero essere vie di scampo, anche perché non è vero che la interruzione dell'uso di anabolizzanti qualche tempo prima delle gare garantisca assolutamente di uscire indenni dagli esami. Il fisico può assorbire le sostanze e « utilizzarle » a lunga scadenza, l'interruzione della cura rinforzante fa solo calare il rendimento di chi è abituato a farvi ricorso. Per questo gli addetti ai lavori sono dell'idea che alle Olimpiadi molti supermen rimarranno al di sotto di loro recenti prestazioni mirabolanti, anche se si augurano che la precauzione non basti a sfuggire al controllo. Le discipline pre-esaminate, maschili e femminili, sono atletica, nuoto, canottaggio, canoa, pallacanestro, lotta e judo. A parte questi 400 atleti si prevede che in tutti i Giochi saranno in 2500 ad essere controllati. La novità maggiore è data dal fatto che i risultati saranno noti nel giro di meno di una settimana (per gli anabolizzanti in paritcolare si tratta della prima vera battaglia olimpica nei loro confronti e di chi li usa) e che le squalifiche saranno cosi praticamente immediate, mentre in passato occorreva attendere mesi e tutto finiva nel dimenticatoio. Ovviamente saranno squalificati immediatamente tutti coloro i quali, invitati, non si sottoporranno ai controlli stessi. In prima fila nella battaglia sono il dott. Daniel Francis Hanley membro della commissione medica del Ciò, ed il dott. Carroll Laurin. direttore del settore Sanità dei Giochi. Elettrostimoli La commissione medica non è solo fatta per colpire, ma anche per alutare. E' stato stilato un elenco di tutte le sostanze dopanti (non solo gli steroidi, quindi) ed i medici ufficiali sono a disposizione di quelli delle delegazioni per consigliare, nel caso di particolari malanni in cui gli atleti dovessero essere curati con sostanze che potrebbero farli incappare nei controlli. Una delle più eminenti personalità della medicina canadese, il prof. William Osler, ha dichiarato ieri: « La principale differenza tra l'uomo ed il cane, è che l'uomo cerca costantemente di prendere delle pìllole'. Il discorso era ampio, valeva anche per tutti noi che al primo starnuto ci riempiamo la pancia di pastiglie, ma riguardava in partlcolar modo lo sport. Ed il dramma, comunque, va al di là delle battute sia pure divertenti, investe, come già sottolineato, la nostra natura: da una parte l'esasperazione di una sorta di astuzia che vuole migliorare certe prestazioni senza badare a • prezzi » Immediati o peggio futuri, dall'altra la reazione di chi a ragione vuole Impedire certe aberrazioni. Come sempre è l'uomo a fare e disfare, ad avere precise responsabilità: le leggi non bastano ma non sarebbero neppure necessarie se ci fosse un reale rispetto della personalità. Altri problemi, altri tipi dj • aluti » ancora al di fuori del" controlli e dei quali si" discute se sono eticamente doping o no, sono già sul tappeto. La stimolazione muscolare con l'elettricità, ad esemplo. Il metodo, entrato nella terapia per le atrofie muscolari, per ridare sensibilità e forza agli arti dei traumatizzati, è stato adottato per primo dai medici sovietici per aumentare la potenza e la reazione nervosa dei muscoli degli atleti. In Italia, co¬ me è noto, vi ha fatto ricorso Del Forno, e non solo lui. Le ricerche sovietiche in tal senso datano dal '68, teste di elettrodi sono fissate alle inserzioni dei muscoli, le scosse elettriche sono ovviamente graduate in modo sopportabile, non creano dolore ma solo senso di calore. Applicazioni di dieci secondi, al massimo venti secondi, ripetute anche due volte al giorno e per un mese in imminenza di una gara che conta (le Olimpiadi, appunto). Si sono rilevati aumenti sino al 25 per cento della potenza. Adesso si aspetta che si arrivi a scoprire che i muscoli « trattati » in questo modo si strappano con maggiore facilità. Ma anche in questa prospettiva, chi saprà rinunciarvi? Più complesso, persino allucinante, il sistema delle trasfusioni di sangue studiato in Scandinavia che vale ad aumentare la resistenza allo sforzo degli atleti del mezzofondo. Considerato che i globuli rossi sono il 40-45 per cento del sangue di un individuo, e che contengono l'emoglobina che serve a trasportare e fissare l'ossigeno ai tessuti (al muscoli) i quali sotto sforzo hanno bisogno che questo lavoro di « trasporto » funzioni a pieno regime, si preleva sangue (dagli 800 grammi al litro, per quanto si sa) all'atleta facendogli poi osservare un periodo di riposo attivo nel corso del quale il sangue stesso si rigenera e ritorna alla misura precedente il prelievo. Quindi, in imminenza della gara, quanto tolto viene iniettato nell'atleta il quale si trova a disporre di una maggiore quantità di emoglobina, e di conseguenza ad avere maggiori rifornimenti ai tessuti dei muscoli. Questa ovviamente è una esemplificazione sin troppo semplice e pedestre, ma il meccanismo è questo. Un corridore sente così più tardi la fatica, ma è sicuro che i tendini, le giunture, sollecitati oltre al limite del dolore (che fa sempre da freno aJ nostro fisico, dal campione preparato all'uomo normalej non cedano, è certo che il sistema non abbia effetti secondari deleteri? Limite umano La battaglia per il cosiddetto » limite umano » non offre più, alla luce di queste considerazioni, di questi sistemi di sollecitazione, validi termini di paragone con il passato. C'è già un abisso tra il Berrutl del 1960 ed il Mennea di oggi, figurarsi fra Harbig-Lanzi e Vasala-Walker. Lo sport migliora l'uomo, è certo, ma a livello di pratica di base, mentre lo distrugge con le esasperazioni di punta. L'Olimpiade vorrebbe star fuori da queste cose, non avere altre colpe, ma trova sempre maggiori difficoltà a sostenere tesi schiacciate dal desiderio del progresso ad ogni costo. Bruno Perucca Montreal. Per questa ragazza il problema « doping » probabilmente non esiste (Ap)