QUO VADIS, PSI?

QUO VADIS, PSI? QUO VADIS, PSI? Volendo dare un nome a ciò che di più vivo hanno espresso gli elettori del 20 giugno direi: « Un bisogno di socialismo ». Che per governare sia necessario sedere fisicamente ai banchi del governo, ciò è vero solo in senso formale. Nei regimi liberal democratici tradizionali, l'opposizione parlamentare è considerata un organo costituzionale. Con l'avvento dei partiti di massa, però, le mediazioni politiche non passano solo più dal livello governativo, ma dentro la società civile: classi, ceti, famiglie, attività economiche, sindacati. Effettive risorse di potere vengono così a crescere, premendo sullo Stato. Per queste ed altre ragioni, un partito di massa, radicato cioè nella società civile, può resistere all'usura di un lungo periodo di opposizione. Dal quale, anzi, può trarre non piccoli vantaggi, controbilanciando l'assenza dal potere di governo con una sostanziale presenza nella vita e nei problemi di gran numero di cittadini. Con tutta evidenza, è questo il caso del pei. In modo diverso, questo, è anche il caso della de, la quale è riuscita a neutralizzare l'usura del potere e l'effetto di vistosi insuccessi, accrescendo la propria influenza, in molteplici strati e luoghi della società civile. Il psi dovrebbe oggi, prima di tutto, tenersi lontano da ogni tentazione di opposizione. E dovrebbe anche astenersi da una richiesta poco duttile di partecipazione del pei al governo. Il problema cruciale del psi è solo quello di agganciare la corresponsabilità del pei in una formula governativa? Oppure è anche quello di non lasciare a quel partito i vantaggi del monopolio della opposizione (conflittualità) nella società civile? Il psi ha il compito di creare una situazione nuova di fronte alla pubblica opinione. Per esso è venuta la stagione del: « Che fare? ». Partecipi al governo e si confronti con il pei nello spazio della società civile: là dove, cioè, storicamente si è formata, e, continuamente, si produce l'area del « socialismo che viene dal basso ». Gravi difficoltà Le difficoltà di questo compito sembrano pressoché insuperabili, nella routine giornaliera. Cresce, però, nel psi una esigenza di mettersi al di sopra della routine stessa, di modo che essa non condizioni più la vita, per cosi dire, superiore, del partito, e la sua strategia, ma avvenga anzi il contrario. Ma riuscirà questa esigenza di base a provocare una « uscita », la cui risonanza ed i cui effetti rimuovano il socialismo italiano dalla sua attuale impasse"? E quale il punto di appoggio per una simile operazione? Che un partito del socialismo debba chiedersi: «Che fare?» proprio mentre la società civile manifesta un chiaro, preponderante bisogno di socialismo, non è solo problema di sociologia del consenso. E' un paradosso che reclama un chiarimento politico e che non può non passare attraverso un energico dibattito culturale. Attenzione però a scegliere il terreno adatto. Per esempio, la querelle in corso sulla dottrina marxista dello Stato, come può essere usata, in maniera efficace, per ritrovare l'identità del socialismo? Che non esista una dottrina marxista dello Stato, come Norber¬ to Bobbio ha mostrato con molti argomenti, avendo il merito di suscitare la querelle (i cui documenti sono ora pubblicati nei quaderni della rivista « Mondo Operaio », // marxismo e lo Stato, Roma, 1976) è vero, nell'ambito delle dottrine politiche. Però, non possiamo non vedere il vistoso deperimento dello Stato borghese, la crisi diffusa dei poteri centrali, la ingovernabilità, soprattutto, forse, in Italia. Al contrario la nostra società civile è tra le più vitali. E. non si dimentichi, in questo quadro, che il pei, con tutto che è un partito in trasformazione, ha finora rappresentato, nella sinistra e nel paese, quel ruolo, fondamentale nel socialismo « perenne », che è la « conflittualità » della società civile con lo Stato: « comitato di affari », come diceva Marx, della borghesia, oggi, appunto, la borghesia di Stato, ovvero lo Stato della burocrazia parassitaria, degli enti inutili, degli interessi speculativi ed improduttivi, delle clientele. Stato marxista Non mi pare di aver visto, rileggendo il libro sopra ricordato, sviluppare questo argomento: che cioè, dopotutto, neppure c'era una compiuta dottrina liberal borghese dello Stato, senza che si costituissero prima, nella società civile del tempo, quegli interessi della classe borghese che richiesero la loro razionalizzazione e difesa nella dottrina, affermatasi poi con il nome di Stato di diritto. Anche se manca una dottrina marxista dello Stato, il pei, non fa nulla, e non vedo ragione perché dovrebbe, per nascondere la sua intenzione; che non è di improvvisa appropriazione dello Stato, ma piuttosto di volerlo rifare gradualmente. Può il socialismo trovare la sua identità storico sociale in una teoria dello Stato? Già nel passato, numerosi studiosi sono stati colpiti da ciò che nei testi sacri appare come la « non esistenza » di una dottrina marxista dello Stato. Indicativo, però, mi sembra il fatto che ciò sia stato visto e valutato, dai più, non già come assenza, ma come segno di una presenza, o di una identità diversa, da quella liberal borghese, del comunismo e del socialismo, nello Stato. E. Durkheim che non era un marxista (pur nutrendo simpatie per il socialismo alla J. Juarès) nelle sue Lezioni sul Socialismo (1895) spiegava: «Sa rebbe lo Stato, così come lo conosciamo, a sparire, per diventare mill'altro che il punto centrale della vita economica, piuttosto che la vita economica ad essere assorbita dallo Stato ». Moderni commentatori hanno poi rilevalo che, il linguaggio durkheimiano, ha anticipato salienti trasformazioni delle strutture statuali nelle società e democrazie industriali avanzate. L'area del socialismo si è sempre identificata nel conflitto con lo Stato, a partire dalla società civile. Ora, la tendenza, piuttosto che verso la appropriazione forzosa, va verso il conflitto-trasformazione nello Stato, organizzando gli interessi sociali e i bisogni culturali che provengono dal basso. E' proprio la tendenza che, il 20 giugno, ha manifestato come «bisogno di socialismo», ed anche: « bisogno di democrazia ». Entro questa tendenza, mi sembra di estremo interesse, oggi, guardare a ciò che fa il pei, e, a come lo fa. Filippo Barbano

Persone citate: Bobbio, Durkheim, Filippo Barbano, Marx

Luoghi citati: Italia, Roma