Prime gare primi record di Giovanni Arpino

Prime gare primi record Sempre più confusa la situazione alle Olimpiadi Prime gare primi record Al "via" l'Egitto e altre tre nazioni africane chiedono di partecipare - Ma nove Paesi hanno ufficialmente lasciato - Oggi il Ciò decide tra gravi difficoltà (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 18 luglio. L'Olimpiade è finalmente incominciata, desiderosa di cancellare le tante cicatrici che deturpano la sua immagine così fresca con una messe di record. Ma il suo inizio non ha posto fine, ha anzi accentuato la confusione e le polemiche. Dopo un invito del segretario generale dell'Onu Kurt Waldheim ai Paesi africani a ritornare sulle loro decisioni, e al Ciò a risolvere i problemi della loro partecipazione ai Giochi, i negoziati, diciamo così politici, sono stati aggiornati a domani. Forse, tra qualche ora, i numi dell'Olimpo, cioè gli organizzatori, renderanno pubbliche le sentenze. E' impossiile fare il punto della situazione. L'Eitto, l'Alto Volta, il Togo e il Niger dopo aver disertato la sfilata inaugurale hanno chiesto d'essere riammessi alle gare. Il Camerun. che aveva annunciato il proprio ritiro, ha invece preso parte alla cento chilometri a cronometro a squadre. C'è lo elenco dei Paesi che hanno lasciato le Olimpiadi. Sì tratta di Congo, Ciad, Etiopia, Ghana, Kenia, Zambia, Taiwan, Nigeria e Tanzania. Sono in totale nove nazioni che hanno comunicato ufficialmente la loro partenza da Montreal. Mentre i paesi africani meditano una rivalsa immediata (e geograficamente lontana) con giochi tutti per loro, contrapposti a quelli di Montreal, i canadesi lavorano per salvare la fisionomia di questa XXI edizione ufficiale. Gli atleti limano i muscoli (anche troppo, visti gli incidenti già accaduti al villaggio e nei quartieri di allenamento: si è «stirato» persino un cavallo, nostrano come è ovvio) e i muratori, i decoratori, i geometri, aggiungono qua un mattone, là una scala mobile, pannelli e bandierine. E' una Olimpiade «in fieri», e la sua cornice sarà terminata forse solo all'ultimo giorno. Il debutto degli agoni, dal nuoto al tiro con la pistola, alla 100 chilometri in bicicletta è avvenuto in una domenica di sole, vento, erbe profumate. Ad un'Olimpiade nata col taglio cesareo, che cosa possiamo chiedere, se non risultati e prestazioni che servano ad equilibrarne il tono agonistico, a riscattare ì duelli verbali e le diatribe di stampo politico? Sarà sulle piste, nelle piscine, volando e saltando e correndo, che gli atleti potranno sfogare le loro forze e insieme dimenticare la tetraggine che oggi li assedia. Ma non c'è gioia tra la «meglio gioventù del mondo». Gli americani meditano la loro più che annunciata «vendetta» nei riguardi dei russi ven- demmiatori a Monaco quattro anni fa. I sovietici si atteggiano a statue lavorate in un blocco di tranquillità. Gli africani meditano sul loro «sgar¬ bo» politico. Una riflessione va fatta: se il governo del Ciò fosse stato retto ancora dal severissimo Brundage, forse questa Olimpiade non sareb¬ be mai nata. Brundage non avrebbe esitato a seppellirla fra le sue stesse ceneri. Abbiamo visto atleti neri piangere disperati: in un attimo le loro speranze sono finite in fumo. Parliamo di uomini di alto valore come Boit (Kenia, una quasi sicura medaglia sugli 800), come Kirpurgat (autentico «talento» sui 1500), come l'etiope Yfter (che sarebbe stato certo protagonista sui 10.000), come l'ostacolista ugandese Akij Bua. Per non dire nulla dei pugili nigeriani, una « équipe » di picchiatori che avrebbero dato serissimi fastidi a cubani, ungheresi, russi. Su tutto questo cespuglioso intrigo è caduto il messaggio di Breznev da Mosca: il segretario sovietico porge tanti auguri e dice che la futura Olimpiade «mode in Urss » ristabilirà pace e valori. Mah. Anche qui c'è da trarre un sospiro. Dopo due ere esatte di resistenza all'impiedi (correttissima, secondo ì suoi doveri regali) Elisabetta d'Inghilterra se n'è andata, lasciando il Duca di Edimburgo che seguirà l'intero arco dei Giochi: pare con un seguito « normale », cioè non composto dalle bellissime cinque segretarie che lo attorniavano tanti anni fa a Tokyo in una precedente edizione olimpica. Come passa il tempo, per le fiaccole e per i seduttori. Giovanni Arpino Servizi a pag. 11-13 Montreal. Atleti senegalesi discutono sull'opportunità di lasciare o no i Giochi in attesa di un ordine (Telefoto)

Persone citate: Breznev, Brundage, Kurt Waldheim