Consuntivo critico della Costituzione di Arturo Barone

Consuntivo critico della Costituzione Una tavola rotonda a Roma Consuntivo critico della Costituzione Roma, 20 ottobre. Com'è ormai consuetudine, la consegna in autunno delle insegne ai 25 nuovi Cavalieri del Lavoro, nominati il 2 giugno, ha offerto anche quest'anno lo spunto ad un convegno di studi di particolare interesse: si è affrontato il tema della Costituzione repubblicana a trent'anni dalla vittoria, di stretta misura, del famoso «vento del Nord». Saragat, introducendo il convegno, ha presentato un bilancio consuntivo autocritico della Carta del '48, non tacendo i dati positivi che pur non mancano sul piano teorico astratto, ma rilevando anche l'astrattezza di troppe norme e l'eccessiva propensione al rinvio di molte decisioni di vitale importanza per l'avvenire del Paese. L'analisi particolareggiata di questi concetti è stata svolta da tre giuristi del valore di Galeotti, Barile e Matteucci, che hanno contribuito a chiarire «come mai una Costituzione, per tanti aspetti pregevole, sia resa pessima dai cattivi costumi» (Matteucci), «tanto da giustificare l'amaro dubbio di Giustino Fortunato, se l'Italia diverrà mai una nazione ». Intorno a questa tematica ha ruotato la tavola rotonda, nella quale si sono succeduti alla tribuna leaders politici di primo piano come (in ordine alfabetico) Craxi (psi), Galloni (de), La Malfa (pri), Malagodi (pli) e Terracini. La Malfa, come assertore della politica di programmazione, ha indicato nella debolezza della struttura governante prevista dalla Costituzione rispetto alle strutture garantiste una delle cause fondamentali della crisi politico - istituzionale in atto. Come rimediarvi? Per il presidente del pri le due soluzioni maggiormente prosi • f ite, quella di un governo di tipo presidenziale e quella di una struttura politica di tipo bipartitico, sono praticamente irrealizzabili. Terracini ha ammonito che, purché lo si voglia veramente, è ancora possibile rimediare a questa situazione di scompenso tra Costituzione e realtà, causata da un «lungo corso politico sconsigliato a condizione che non si limiti l'esercizio delle libertà». Arturo Barone

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