I sindacati sono incerti di Giancarlo Fossi
I sindacati sono incerti I sindacati sono incerti (Segue dalla V pagina) ti i lavoratori su obiettivi precisi. Tale programma prevede l'attuazione entro il 20 novembre di scioperi regionali di quattro ore, ed eventualmente interregionali. Gli scioperi regionali dovranno essere collegati negli obiettivi con le vertenze territoriali, « ricercando un coerente intraccio di rivendicazioni ». Il direttivo è stato riconvocato per il 9 novembre, con l'impegno di fissare entro il 10 dicembre un'assemblea nazionale, al fine di valutare la situazione per « una possibile intensificazione degli scioperi, anche con il ricorso a momenti di unificazione ». All'approvazione del documento si è giunti dopo un dibattito molto ampio, vivace, non privo di spunti polemici, nel quale sono intervenuti i segretari generali della Cgil Lama e della Cisl Storti, i segretari confederali Marini, Camiti della Cisl, Boni della Cgil, Vanni della Uil, rappresentanti di varie regioni, esponenti di categorie: Trentin dei metalmeccanici, Sartori dei braccianti, Pagani degli edili. Lama: « Noi non lottiamo pregiudizialmente contro questo governo, ma se esso insistesse nelle misure di au- sterità che ci appaiono inique, allora noi lotteremmo tutti contro una controparte insensibile o ostile alle nostre richieste. Non abbiamo bisogno di lotte sfogatole. Dobbiamo essere sicuri che ogni sciopero ha i suoi obiettivi concreti e si colloca nel quadro generale della nostra impostazione. Per questa linea, non uno, ma dieci scioperi generali si devono fare se sono necessari. Nessun ricatto ci dovrà arrestare ». Storti: « Il confronto con il governo e le forze politiche va sostenuto con la lotta. Le nostre proposte per migliorare la strategia impongono sacrifici per tutti, in maniera equa, e soprattutto la finalizzazione del prelievo all'occupazione e agli investimenti. Impongono inoltre una rigida selezione di priorità ed un confronto da attuarsi in maniera serrata, problema per problema ». Camiti: « 7/ malcontento dei lavoratori è profondo, occorre un programma di lotte che unifichi il movimento ». Rappresentanti delle categorie dell'industria e dirigenti di organismi territoriali si sono battuti per una azione più pesante ed incisiva. Trentin, segretario generale della Firn, facendosi portavoce anche dei chimici, dei tessili e degli edili, ha proposto di realizzare, prima del 10 novembre, «un momento di lotta che unifichi l'azione di alcune regioni meridionali con quella di talune categorie dell'industria ». Uno sciopero che metta insieme grandi regioni del Nord e del Sud con realtà categoriali, dentro il programma di lotta unitario, costituirebbe — ha sostenuto Bertinotti, segretario Cgil per il Piemonte — un « significativo fatto politico ». « Ci vuole — ha incalzato Del Piano, segretario Cisl di Torino — una continuità di lotta assicurata. E questo non per la libidine di far cadere questo o altri governi, né di fare la lotta per la lotta. Non possiamo accettare ricatti ». Ferrari, della Uil di Torino, ha giudicato « estremamente carente » la strategia del movimento sindacale. Giancarlo Fossi
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