Il Parlamento non chiede un processo per Bernardo di Franco Mimmi

Il Parlamento non chiede un processo per Bernardo Il dibattito dopo lo scandalo del principe Il Parlamento non chiede un processo per Bernardo (Dal nostro inviato speciale) L'Aia, 30 agosto. Primo: il principe Bernardo d'Olanda non sarà sottoposto a procedimento penale. Secondo: quasi certamente le funzioni dei componenti la famiglia reale subiranno in futuro maggiori controlli. Terzo: sicuramente il Parlamento aprirà un'inchiesta sugli acquisti di armi effettuati dallo Stato da una trentina d'anni a questa parte. Queste le conclusioni cui è giunta la Camera dopo che i portavoce dei 14 partiti avevano espresso la propria opinione sul caso Lockheed (dramma Lockheed, lo hanno definito i cattolici). Per ciò che riguarda il primo punto — se far seguire al rapporto Donner una inchiesta giudiziaria a carico del principe — una lunga fila di no è giunta, come previsto, a sottrarre definitivamente Bernardo a un procedimento penale. Partiti di governo e di opposizione si sono trovati d'accordo nel ritenere che le tre motivazioni addotte — Bernardo è già stato punito abbastanza; i reati imputatigli sarebbero comunque già caduti in prescrizione; la ragion di Stato consiglia di non rischiare crisi politiche e costituzionali — giustificano la decisione. Qualcuno ha voluto sottilizzare, notando che runa o l'altra causa da sola non sarebbe stata valida, ma che tutte e tre insieme raggiungono la sufficienza. Qualcuno ha cercato di salvarsi l'anima dichiarando che negli effetti non si viene meno al principio dell'uguaglianza, visto che vi è stata una pubblica accusa (il rapporto Donnei) e una pubblica condanna (le dimissioni e la vergogna del principe). Conclusione: l'abbandono di ogni carica resta l'unica pena per i colpevoli rapporti intercorsi tra il principe e la Lockheed. Solo una voce si è distinta, nel coro di invocazioni alla divinità perché sia protetta la regina (e quindi Bernardo): è stata quella del partito socialpacifista, una piccola formazione — due seggi sui 150 del Parlamento — votata da tecnici, piccoli industriali, teologi. « Si specula su una possib:le crisi costituzionale — ha detto il loro portavoce Van der Lek, presentatosi al podio in giacca sahariana, lunghi capelli e barba e baffi — ma noi ci chiediamo quale sia la crisi che si dice di temere. Se Giuliana abdica c'è Beatrice ;se questa rifiuta la successione, basterà seguire le norme dettate dalla Costituzione ». Il socialpacifista ha continuato dichiarando che vi è una chiara supposizione di reato, e quindi si dovrebbe procedere. « Il rapporto Donner è buono — ha detto —, più di quanto prevedessimo, ma ugualmente non ci soddisfa. Quante sono le piste morte? Dove sono finiti i soldi che Bernardo non avrebbe ricevuto? Che cosa ha fatto Bernardo per ricevere i soldi che ha avuto? Possibile che la Lockheed spendesse tutto quel denaro in cambio di nulla? Degli argomenti del governo per non giungere al processo, solo quello della ragione di Stato ci sembra sia valido, gli altri no. Non ci convince la prescrizione: vi sono particolari recenti, nel rapporto, e una inchiesta potrebbe portarne alla luce altri. Non ci sembra che il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sia rispettato. E se poi è vero che non si procede perché se no la regina si dimetterebbe, riteniamo che non sia giusto cedere in tal modo alle pressioni della sovrana. Non vediamo come una inchiesta giudiziaria potrebbe rendere la sua posizione più insostenibile di quanto già non sia. Per noi non è necessario che abdichi, ma se lo ritiene necessario faccia pure: noi crediamo che il principio sia più importante ». Ha concluso con la richiesta al governo di aprire una inchiesta per chiarire punti lasciati oscuri dal I rapporto D Donner. Il Parlamento ha aggiornato i lavori, e alla ripresa della seduta ha respinto la mozione, attuando così quanto aveva auspicato il calvinista Aantjes: « Nei momenti difficili l'Olanda ha potuto contare sugli Grange. Possano gli Orange, nei momenti difficili, contare sull'Olanda». Anche se sono parenti acquisiti. Ma il salvataggio di Bernardo è stato forse l'ultimo possibile atto di clemenza del Parlamento nei confronti della corona, e si ha l'impressione che a questo punto l'istituto monarchico olandese si identifichi con Giuliana: quando ella lascerà il trono, il successore si troverà, assai probabilmente, a ricoprire una funzione puramente rappresentativa. I deputati hanno gettato proprio oggi il seme di questo mutamento, affrontando il problema della responsabilità ministeriale nei confronti dei reali. I mi- nistri, dice la Costituzione, rispondono per la regina. Ma j per gli altri componenti la famiglia reale? Tutto è ora molto vago, e proprio questo ha permesso a Bernardo di muoversi con assoluta libertà. Presto non sarà più così: tre partiti della coalizione di governo (socialisti, radicali e Democrazia '66) si sono dichiarati per un riesame della cosa. « Occorre un maggior controllo effettivo — ha detto il portavoce radicale, De Gaay Fortman —. Controllo non significa diffidenza, ma bisogna che i reali siano aperti alla possibilità che la loro agenda venga discussa ». La soluzione proposta è che sia il Parlamento a nominare il personale di segreteria degli Orange. E inoltre si tratta di stabilire chi faccia parte e chi no di questa real casa per la quale il governo deve rispondere. Anche su questa via i socialpacifisti si sono spinti più in là degli altri. « Negli ultimi anni — ha detto Van der Lek — non ci siamo soffermati sul problema della monarchia perché vi erano cose ben più importanti da affrontare. Ma oggi vediamo quanto l'istituto sia vulnerabile. Nel ventesimo secolo la monarchia non è una cosa normale: il popolo è sovrano, il governo governa: la monarchia, in questo sistema, non dà che dei problemi. Non è un cambiamento che si faccia da un giorno all'altro, e la vicenda attuale non è una buona occasione per eliminare la monarchia. Ma è un'ottima occasione per iniziare il discorso ». Anche se in termini meno drastici, in un vicino futuro i costituzionalisti olandesi inizieranno i loro studi per mettere agli Orange le briglie delle quali principi come Bernardo è bene siano dotati. E infine tutti d'accordo per una inchiesta sugli acquisti di armi effettuati in tutti questi anni dal governo olandese. Prima di tutto perché il rapporto Donner fa cenno di due parlamentari « avvicinati » dalla Lockheed. E poi per tante altre motivazioni: per i comunisti consistono nell'essere sempre stati contrari all'acquisto di armi, perché la corruzione non è che un effetto della corsa agli armamenti; per i liberali consistono nel sospetto che furono forse i militari, se non i politici, a essere influenzati a favore della Lockheed; per i radicali e i socialpacifisti nella convinzione che talora gli armamenti vengono rinnovati senza effettiva necessità. Quello che è certo, è che a trattare i prossimi acquisti non sarà il principe Bernardo. Franco Mimmi

Persone citate: Bernardo D'olanda, Donner

Luoghi citati: Giuliana, L'aia, Olanda