Lef ebvre sfida Paolo VI oggi con la Messa vietata

Lef ebvre sfida Paolo VI oggi con la Messa vietata Uno scisma può esplodere nella Chiesa cattolica Lef ebvre sfida Paolo VI oggi con la Messa vietata La Messa del vescovo ribelle sarebbe un semplice gesto di disubbidienza - Quello che conta sarà il discorso di Lefebvre, il quale accusa la Chiesa di Roma di "aver fatto lo scisma, di essersi staccata da Cristo" - Vani tutti i tentativi del Vaticano Città del Vaticano, 28 agosto. Un nuovo scisma può esplodere domani, nella chiesa cattolica, il primo scisma dopo il 1870 quando i «vecchio-cattolici» rifiutarono il dogma dell'infallibilità pontificia, proclamato dal Concilio di Pio IX. Tutto dipende da monsignor Marcel Lefebvre, il vescovo-ribelle francese che, come alfiere dell'ultratradizionalismo, officerà la messa-sfida nel rito tridentino di Pio V, dinanzi a circa diecimila seguaci giunti nel Palazzo dello Sport di Lilla da mezza Europa, incluso un gruppetto di romani di «Civiltà cristiana». La celebrazione di questa messa, malgrado la sospensione a divinis che ha colpito Lefebvre il 24 luglio, non sarebbe in sé motivo di scisma né di scomunica per il suo protagonista. Si tratterebbe, a norma del codice canonico, di un ulteriore gesto di grave disubbidienza. Quello che conta, sul piano del possibile scisma, saranno il discorso e le azioni che Lefebvre farà. Per esempio, se egli annunciasse ufficialmente lo scisma, scatterebbe nei suoi confronti il meccanismo della scomunica. Ma Lefebvre preferisce una diversa strategia, che ha chiarito nell'intervista a un settimanale italiano, definita ieri dal Vaticano «veramente inaudita». Il vescovo ribelle afferma: «Non l'ho fatto io lo scisma, è la Chiesa dì Roma, la Chiesa del Concilio, che si è staccata da Cristo... Per me, per noi, la nuova Chiesa non esiste ». Ieri il portavoce vaticano, don Pier Franco Pastore, ha letto una dichiarazione che offriva a Lefebvre l'estrema possibilità di ottenere il richiesto incontro con Paolo VI. «Le braccia del Papa sono aperte al figliai prodigo. Il Santo Padre, tuttavia, ha il diritto e il dovere di conoscere preliminarmente le disposizioni con cui monsignor Lefebvre verrebbe da lui». Lefebvre, almeno sino a stanotte, non si è fatto vivo. Pensa, evidentemente, di essere investito di una missione di salvezza della Chiesa e dei cattolici, per scongiurare la catastrofe che addebita a Paolo VI. Il Papa gli ha scritto tre volte in un anno. Il vescovo-ribelle ha un certo seguito fra i cattolici. Ma è impossibile stabilire i suoi seguaci con le inchieste demoscopiche, come si è fatto in Francia, dove il 28 per cento dei fedeli sarebbe con lui. Come è possibile accertarlo? Molti condividono il suo asserito amore per la tradizione liturgica, per i riti in latino, per il gregoriano, ma non accettano le sue posizioni oltranziste in campo politico. Lefebvre ammette, per esempio, la dittatura se ispirata a concetti cristiani. La sua difesa della tradizione ecclesiastica si mescola alla battaglia anticomunista ed offre a gruppi fascisti l'occasione per strumentalizzare le idee affermate da Lefebvre. Dispone di grosse somme che, a suo dire, sono «offerte» dei fedeli. Sinora ha aperto tre seminari «tridentini» in Svizzera (Econe, Friburgo, Weissbad), uno negli Stati Uniti ad Armada, uno in Canada e uno ad Albano Laziale (a pochi chilometri dalla villa estiva del Papa, a Castel Gandolfo). In Vaticano c'è chi afferma che molti fondi giungono a Lefebvre dagli Stati Uniti «in funzione antimarxista» e si aggiunge che il movimento ultras è «geograficamente diffuso, ma numericamente ristretto». Se Lefebvre trasformasse il suo scisma strisciante in scisma aperto, avrebbe un vero seguito? La risposta viene dalla storia. I «vecchio-cattolici», in cent'anni, sono divenuti poco più di un simbolo. Gli appassionati estremisti dell'« Action Francaise » (il movimento di Charles Maurras che voleva riportare in Francia, usando la Chiesa, la monarchia e l'integrismo antidemocratico) si dispersero quando Pio XI, nel 1926, la condannò e lo stesso Maurras si sottomise alla Chiesa nel '39. Lefebvre è stato, in gioventù, un seguace di Maurras. Sembra sia rimasto immobile, con in più la ribellione al Papa legittimo che non è poca cosa per chi si proclami cattolico integrale. Tutto dipende da Lefebvre. Un cardinale tradizionalista, ed esperto in diritto canonico, ritiene difficile la scomunica, più probabile la riduzione allo stato laicale del ribelle. Il cardinal vicario, Poletti, ha deplorato la presenza a Lilla di un gruppo di «Civiltà cristiana». Il monito di Poletti si spiega riflettendo che Lefebvre e seguaci, dietro la maschera del rito latino, mirano a colpire il Concilio che fu quasi unanime nell'aprire la Chiesa al mondo e al dialogo. La posta in gioco a Lilla, quindi, va molto al di là d'una messa. Lamberto Fumo Econe. Marcel Lefebvre ordina un sacerdote (Tel. Ansa)