Anche per i brigatisti l'avvocato è necessario

Anche per i brigatisti l'avvocato è necessario Anche per i brigatisti l'avvocato è necessario Non mi persuade quel che si è scritto, talora con affermazioni recise, talaltra con l'augurio che sia la Corte costituzionale a decidere, sulla possibilità di un processo penale senza avvocato difensore. Scrive l'avv. Grande Stevens che un malato ha il diritto di curarsi da solo secondo le proprie convinzioni; sì (lasciamo da parte le malattie che possono dare luogo a epidemie), ma a patto che abbia veramente intenzione di curarsi e non già di lasciarsi morire. (Non penso che sarebbero in regola con la legge penale i parenti che lasciassero morire una donna per lenta emorragia, senza chiamare un medico, perché la donna non lo vuole). Ora il caso dei brigatisti mi pare prossimo a quello del malato che non vuole la cura perché vuole la propria morte (nella fattispecie, perché i condannati assurgano a martiri, che eccitino altri all'azione). E questo è proprio il caso in cui nego ci sia un diritto dell'amministrazione della giustizia di dire: « Fate pure ». Fuori del caso specifico e dell'ambito politico possono darsi altre ipotesi, non fantastiche, dell'imputato che vuole la propria condanna: il passionale che ha ucciso la moglie adultera, e ora ricorda solo l'amore che la donna gl'ispirava, vuole porla sull'altare, nega l'adulterio, rifiuta ogni attenuante. C'è chi non si sa difendere. Nelle memorie degli Erizzo, noti avvocati genovesi, c'è il racconto della madre che va dal vecchio avvocato a raccomandargli il figlio, già condannato dal tribunale per tentata violenza o rapina, mi sembra, e che sta per essere processato in appello. Qui l'imputato riaffermp di non aver mai commesso nulla, mai visto chi lo ha denunciato; il difensore comincia: « Riconosco che di fronte alle risultanze istruttorie il racconto del mio difeso non regge; occorre invece considerare bene la denuncia e le testimonianze »; e per questa via riesce a convincere che ci fu all'ultimo momento una desistenza spontanea dell'imputato, e secondo la legge la desistenza fa venir meno il reato; e strappa così l'assoluzione. Si risponde che in tali casi dovrà essere il pubblico ministero a trovare gli argomenti difensivi. Riconosco che ci sono dei pubblici ministeri che sanno di non dover essere soltanto accusatori; ma per altri l'abito professionale li allontana dal ruolo di difensori. E poi si può proprio far ricadere sulle spalle già tanto onerate del pubblico ministero anche il compito di difensore contro l'imputato che vuole essere condannato? Convenzioni internazionali: credo che occorra cercarne lo spirito, che è quello di assicurare il massimo di difesa. Quindi divieto di processi senza il pubblico, senza la presenza dell'imputato, senza ch'egli abbia la possibilità di parlare ampiamente, per ultimo, di chiedere confronti con i testi; ma non scorgo ch'esse gli assicurino il diritto di non avere a fianco un difensore tecnico. Nel caso dei brigatisti ci sono tre alternative. Che i giudici li assolvano, motivando che i loro sono atti di guerra e la Corte non ha il potere di creare una disciplina per la prigionìa di guerra, quando non c'è una guerra dichiarata (e non sembra proba¬ bile una sentenza in questo senso). Che si abbattano sugl'imputati pesanti condanne, una volta disattesi i loro argomenti. Che il pubblico ministero pronunci lui l'arringa almeno parzialmente difensiva, assumendo quello che sarebbe stato il compito proprio dell'avvocato; ma in tal caso si realizzerebbe appunto quel contrasto con la volontà degl'imputati, che non desiderano essere difesi se non con l'argomento dell'atto di guerra: contrasto che ad alcuni appare illiberale e incostituzionale. Resto quindi dell'avviso che l'avvocato d'ufficio sia indispensabile; ma penso siamo in un caso in cui il presidente debba essere tollerante e lasciare agli imputati ampia libertà di parola, anche se quel che diranno non sarà la loro difesa, bensì l'atto di accusa contro la società « borghese », contro tutta la struttura statale. Chi dovrà giudicare mediterà anche questo atto di accusa. A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Erizzo, Grande Stevens