Il figlio del "boss,, è stato assassinato per la sanguinosa guerra tra i mafiosi

Il figlio del "boss,, è stato assassinato per la sanguinosa guerra tra i mafiosi Inchiesta ad Agrigento sul misterioso delitto davanti a un cimitero Il figlio del "boss,, è stato assassinato per la sanguinosa guerra tra i mafiosi L'ucciso, 30 anni, maestro elementare, era stato già coinvolto nel fallito rapimento dell'ex senatore de Verzotto e in un tragico attentato con un'auto "al tritolo" - Suo padre, capomafia di Raffadali, venne soppresso nel 1946 (Nostro servizio particolare) Agrigento, 25 agosto. Suo padre, il capomafia di Raffadali Stefano Tuttolomondo, fu assassinato trent'anni fa con un tiro incrociato di mitra e fucili. Era il giorno del suo battesimo e i killers sbucarono davanti al boss mentre questi era diretto in chiesa. Adesso l'appuntamento con la morte violenta è venuto anche per lui e Giuseppe Tuttolomondo, 30 anni, maestro che non aveva mai insegnato e che girava armato di pistola, è stato eliminato con due colpi di lupara. Per lui non c'è stato bisogno del mitra, faceva meno paura del padre. Il cadavere è stato trovato da contadini di passaggio ieri mattina alla periferia di Jop- polo Giancaxio, paesino agricolo poco lontano da Agrigento, una delle più depresse zone siciliane. Lo scenario del delitto non poteva essere più lugubre: una strada disselciata, quasi una «trazzera», che conduce al camposanto. Senza dubbio il posto dove Tuttolomondo aveva dato appuntamento a qualcuno e dove si è recato su un'Opel con targa tedesca appartenente all'emigrato Salvatore Fiore (che stranamente, però, risulta essere in Germania). L'ucciso aveva addosso l'inseparabile pistola, una calibro 7,65, che a quanto sembra ha fatto in tempo ad utilizzare per opporsi all'assassino tentando di colpirlo. In terra c'erano alcuni bossoli, appunto di calibro 7,65. In marzo, Giuseppe Tuttolomondo era stato arrestato per porto abusivo di pistola, la stessa che aveva ieri; condannato a sei mesi e mezzo, era stato scarcerato dopo una settimana. Malgrado la condanna, però, aveva continuato a tenere con sé l'arma. «Tutto fa pensare — ha commentato uno degli investigatori — che davvero temesse di fare una brutta fine». Ma perché? Le indagini in 24 ore non hanno fatto grossi passi avanti: carabinieri e polizia seguono varie piste, tutte di rilievo, tutte credibili. Per cominciare quella del «caso Verzotto». Giuseppe Tuttolomondo l'altr'anno fu fermato, e poi rilasciato, dopo che l'ex senatore democristiano ed ex presidente dell'Ente minerà- rio siciliano (ora latitante all'estero con due mandati di cattura per peculato di 7 miliardi) era sfuggito a un attentato. Il maestro fu sospettato di aver fatto parte di un commando che a Siracusa aveva tentato di uccidere o di rapire l'esponente politico. Ma gli inquirenti ritengono assai improbabile un nesso tra la fallita azione del commando a Siracusa e il delitto che invece potrebbe essere l'altra ipotesi al vaglio del magistrato, la coda di un drammatico attentato dinamitardo compiuto pochi giorni fa nella vicina Siculiana. L'auto di un emigrato, in vacanza in Sicilia, venne fatta saltare in aria con una potente carica di tritolo e dinamite. Lo scoppio coinvolse altre due vetture e un palazzo dove stavano dormendo alcune famiglie in villeggiatura nel centro balneare: l'edificio s'incendiò e per le ferite riportate nel rogo morirono la trentottenne Maria Annigoni e la figlia Annalisa, di 4 anni. Giuseppe Tuttolomondo ebbe forse un ruolo nell'«avvertimento» concluso con la morte di due innocenti. A Raffadali, paese del maestro assassinato, come a Joppolo Giancaxio e a Siculiana, però non si esclude l'eventualità che la matrice del «regolamento di conti» nei pressi del cimitero sia da ricercare indietro nel tempo, magari nel periodo dei sanguinosi scontri tra mafiosi nell'Agrigentino. Fu la mafia di Raffadali, quella alla quale apparteneva Stefano Tuttolomondo, a decretare la soppressione del capo della Squadra mobile di Agrigento commissario Cataldo Tandoj. E fu, ancora, la mafia di Raffadali ad esser chiamata in causa, più di recente ma senza alcuna prova a carico, quando a Palermo, nel '70, fu sequestrato e certamente ucciso il giornalista Mauro De Mauro. Fu, quindi, la mafia di Raffadali a prendersi anche l'incarico dell'eliminazione (non riuscita) dell'ex senatore Verzotto? La soppressione di Giuseppe Tuttolomondo, che non svolgeva alcuna attività ben precisa ma non era mai a corto di soldi, sembra perciò un rebus da sciogliere a Raffadali. Ci si riuscirà? Antonio Ravidà vitali del corpo, si è gettato a terra fingendo di essere privo di vita. Il Raspa stava rientrando nella sua abitazione, quando è stato avvicinato da un'auto con targa estera, dalla quale gli sono stati sparati contro due colpi di fucile calibro 12 caricato a lupara. Quando i killer hanno visto che la vittima non si muoveva, l'auto si è allontanata velocemente. (Ansa)