La sfida in Israele dei partiti minori di Giorgio Romano

La sfida in Israele dei partiti minori Nazionalreligiosi e comunisti La sfida in Israele dei partiti minori (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 25 agosto. Qualsiasi rassegna dei partiti politici israeliani sarebbe incompleta se non parlasse di quelli cne si definiscono «religiosi» o non facesse cenno alle fazioni minori e ai gruppi di contestazione extraparlamentari, che forse domani saranno rappresentati alla Keneseth. Poiché il bipartitismo è ancora un'utopia, un quadro che non rappresenti questi raggruppamenti è doppiamente impreciso, anche perché essi hanno un peso superiore alla loro importanza numerica e — non essendoci un partito di maggioranza assoluta — le fazioni che si ritengono indispensabili per la formazione dei vari governi di coalizione tengono alto il prezzo della loro partecipazione e le esigenze per un programma comune. Tipico l'atteggiamento del partito nazionalreligioso (Majdal) anch'esso poco omogeneo, specialmente dopo che le giovani leve vi hanno acquistato peso, il quale ha mandato alla Camera, nelle ultime elezioni, dieci deputati, cioè meno del 9 per cento. Se nei primi anni della vita d'Israele questo partito — allora con il nome di Misrachi — in cambio di concessioni religiose lasciava mano libera ai premier laburisti sui problemi internazionali, dopo la guerra del 1967 si è politicizzato ed è diventato più intransigente, a seguito anche dell'occupazione di Gerusalemme. E' sembrata l'attuazione delle promesse di Dio ad Abramo e ha fatto sì che la maggioranza dei membri del partito nazionalreligioso passasse al campo dei «falchi» piuttosto che a quello delle «colombe». Di qui una posizione rigida nelle questioni degli insediamenti in Cisgiordania, tallone d'Achille del gabinetto Rabin. Oggi il Ma/dal è in grado di «ricattare» il governo con la minaccia di uscire dalla coalizione e di preparare un'alleanza con le destre dopo le prossime elezioni. In questa eventualità si prospetterebbe anche la partecipazione al governo di altre due fazioni, oggi all'opposizione, e che si richiamano alla Torà: la Agudat Israel e i Poalé Agudat Israel, che hanno complessivamente sei deputati alla Keneseth e che, in fatto di intransigenza religiosa, vanno oltre il Mafdal. Se finora la partecipazione dei nazionalreligiosi a quasi tutti i governi ha impedito l'adozione di leggi liberali, soprattutto per il diritto di famiglia e per il matrimonio civile, si può immaginare quanto un'ipotetica alleanza della destra politica con tutti i partiti religiosi aggraverebbe questo stato di cose e comprometterebbe la laicità dello Stato anche nei settori politico, scolastico e sociale. Nell'odierno spiegamento delle forze al Parlamento ci sono ancora fazioni minori, come quella dei diritti del cittadino o di esponenti usciti dai partiti maggiori e che fanno parte per se stessi, i quali hanno scarsa influenza nonostante contino personalità eminenti ma che saranno molto corteggiati in vista della prossima consultazione. Quanto ai partiti comunisti (Muki e Rakah), che hanno complessivamente quattro rappresentanti al Parlarne'.' ), l'intransigenza dei loro esponenti, e specialmente di quelli del secondo, e il loro legame internazionale fanno sì che siano sempre stati all'opposizione che recentemente si sia discusso persino dell'opportunità di negare il loro diritto di esistenza legale. Resta da ricordare che in tutte le successive legislature ci so no stati quattro o cinque deputati arabi e drusi, facenti parte dei partiti israeliani esistenti, con particolare riguardo a quelli di sinistra. Non si può escludere che in avvenire gli arabi, le cui posizioni si sono radicalizzate negli ultimi due anni, pensino di presentare liste separate alla Keneseth o diano la maggioranza dei loro suffragi comunisti del Rakah. Resta ora da dire qualcosa degli «aspiranti» alla vita politica. Dopo la guerra del Kippur sono spuntati come funghi, soprattutto per protesta contro \'establishment: il caso più clamoroso è stato quello di Motti Ashzenazi, superstite di un fortino sulla riva est del canale di Suez, che levava l'indice accusatore soprattutto contro il ministro della Difesa e il comando militare. Tuttavia, questi individui e questi gruppi, privi di capacità organizzativa e di idee chiare, non hanno ancora saputo trovare seguaci o presentare una piattaforma ideologica che costituisse valido richiamo. Ciò vale anche per certi raggruppamenti di contestazione, come lo Shinui (rinnovamento), che non hanno finora presentato una formula convincente o saputo coalizzare le forze, il che resta valido anche per alcuni gruppuscoli minimalisti di sinistra. L'unica personalità di spicco che ha presentato la propria autocandidatura nella vita politica è quella del prof. Ygael Yadin, archeologo di fama mondiale e già primo capo di Stato maggiore nell'esercito dopo la fondazione dello Stato, che si è detto pronto ad accettare responsabilità di governo (con il sottinteso di diventarne capo). Le idee che ha esposto finora riguardano la forma elettorale (il passaggio, cioè, dal sistema della rappresentanza proporzionale a quella di circoscrizioni territoriali che dovrebbero eleggere la maggior pidoptpcYecpsTcpnsptdvnpp parte dei deputati) e. in campo internazionale, la restituzione della maggior parte dei territori occupati nel 1967. L'annuncio di questo vago programma ha suscitato vivo interesse, ma la destra lo respinge per il suo contenuto minimalistico e il laburismo non accetta Yadin perché è insofferente a entrare nei ranghi. Riuscirà l'archeologo a costituire un proprio partito, capace di ottenere molti suffragi alle prossime elezioni? T' prematuro dirlo, anche perché non si conosce ancora il suo programma complessivo, né i nomi dei suoi fiancheggiatori, sui quali mantiene il segreto, pur affermando che ci sono notevoli personalità della destra e della sinistra. Oggi sembra che le prospettive di un nuovo partito, impernialo sul suo nome, siano scarse, per notevole che sia il prestigio personale e vasto l'interessamento suscitato dalla sua iniziativa. Se egli aderisse ad uno dei partiti esistenti, il suo nome riuscirebbe a convogliare molti voti sul raggruppamento che lo accoglierà; diversamente, c'è da pensare che la schiacciante forza delle grandi organizzazioni di partito finirà con avere ancora una volta il sopravvento. Giorgio Romano

Persone citate: Rabin, Yadin

Luoghi citati: Cisgiordania, Gerusalemme, Israele, Suez, Tel Aviv