Chi sono i "cervelli,, che hanno preparato l'evasione di Mesina, sempre introvabile? di Silvana Mazzocchi

Chi sono i "cervelli,, che hanno preparato l'evasione di Mesina, sempre introvabile? Tre inchieste sulla fuga in massa dal penitenziario di Lecce Chi sono i "cervelli,, che hanno preparato l'evasione di Mesina, sempre introvabile? Sospetti su un " boss " leccese - Abbandonata la pista politica, gli inquirenti cercano di identificare chi teneva i contatti fra reclusi e malavita locale - Forse Mesina, Bellicini e i due nappisti sono riusciti a superare l'accerchiamento (Dal nostro inviato speciale) Lecce, 24 agosto. Sembra proprio che Graziano Mesina ce l'abbia fatta a sfuggire ai suoi inseguitori e che con lui si siano eclissati i compagni di fuga: Maffeo Bellicini, il capo dell'anonima sequestri romana, i due nappisti Martino Zichitella e Giuseppe Sofia, e il quinto evaso, forse Giuseppe Caiati, pugliese. Per gli altri due, tuttora latitanti, invece gli investigatori sono più ottimisti: Salvatore Cucinotta è ricercato nella zona di Casalabate, nei pressi di Lecce, dove venerdì scorso furono catturati altri tre detenuti appena evasi, e si ritiene che anche Gerardo Navazio sia rimasto nascosto nei pressi della città. Numerose continuano le segnalazioni sulla fuga di Mesina e compagni; c'è chi sostiene si siano imbarcati per la Calabria, chi per la Sardegna, chi ancora parla di latitanza a bordo di una «Mercedes» azzurrina e stamane, sulla costa jonica nei pressi di S. Maria di Leuca, due turisti hanno denunciato alcuni individui che avevano loro «rapinato» una Opel chiara con targa francese, armi alla mano. Ogni notizia, comunque, du- I ra ormai lo spazio di poche ! ore e la realtà è una soltanto il tempo gioca a favore dei fuggiaschi e le forze dell'ordine si sono naturalmente ridotte dopo il vasto spiegamento impegnato ieri. Come se non bastasse, da questa sera comincia a Lecce la grande festa dei patroni, S. Oronzo, S. Giusto e S. Fortunato, che per tre giorni farà affluire in città la gente proveniente dai comuni limitrofi. Carabinieri e polizia saranno impiegati per garantire l'ordine in questi giorni di danze, balli, giostre e mercati e qui sono in molti a ipotizzare che, rimaste ancora più sguarnite le coste jonica e adriatica per mancanza di mezzi, Mesina e compagni potranno raggiungere il mare, se ancora non l'hanno fatto. Allentate le ricerche dei «cervelli», procedono a pieno ritmo le indagini per stabilire le modalità della clamorosa evasione da «Villa Bobò». Al carcere, divenuto quartier generale degli investigatori, procedono le tre inchieste: quella giudiziaria, quella amministrativa e una terza, appena cominciata, della procura militare di Bari. La prima, condotta dai sostituti procuratori Petrucci e Spadaro, tenta di ricostruire le complicità di cui gli evasi hanno potuto usufruire all'esterno. Su questa pista ci sono alcune novità: prende corpo l'ipotesi, già anticipata, che alcuni «basisti» abbiano fatto penetrare all'interno del carcere le armi e dopo la fuga, organizzata venerdì solo casualmente, abbiano coperto e protetto i detenuti evasi. La malavita locale è Tarn- biente nel quale si deve cercare questo «contatto», mentre sempre più sbiadisce la pista «politica» dei Nap (i Nuclei armati proletari) che ieri avevano, con un messaggio, rivendicato l'azione («Non abbiamo un solo elemento concreto sul quale basarci, è stato solo un espediente propagandistico», ha detto il dottor Prencipe, dirigente pugliese dell'ex antiterrorismo. Per individuare il canale usato dalla «mala» per accordarsi con Mesina e i suoi compagni, sono ora al vaglio degli inquirenti alcune circostanze riguardanti quei detenuti che all'interno del carcere avevano contatti con gli evasi di venerdì scorso. Nella cella del nappista Martino Zichitella — si è appreso oggi — stavano anche Ferdinando Romano, un ex evaso dal carcere pugliese di Casarano, e Gilberto Monaco, vero boss della malavita leccese, un personaggio che, grazie ai parenti e agli amici, può controllare dall'interno della casa penale tutto quello che nel suo ambiente può avvenire in città. «Nessuno oserebbe proteggere Mesina e i suoi — dicono gli investigatori — senza che Monaco ne sia informato e dia la sua approvazione». Gilberto Monaco, comunque, nel carcere lavora al reparto falegnameria mentre il Romano, al pari di Zichitella, non aveva chiesto di essere impegnato in un'attività. Ferdinando Romano, inoltre, usava intrattenersi a colloquio ogni lunedì con la sua ragazza, una giovane donna di Alezio, il vicino paese dove domenica fu ritrovata la 128 utilizzata dai cinque evasi per fuggire. E il lunedì precedente all'evasione la donna si era recata, come sempre, all'incontro. Gli investigatori stanno ora lavorando per chiarire questa circostanza alla ricerca di ima pista concreta. La seconda inchiesta in corso è quella amministrativa guidata dal magistrato Raffaele Vincenti, inviato dal sottosegretario del ministero di Grazia e Giustizia Dell'Andro. Vincenti ha interrogato le quattro guardie di custodia che venerdì si trovarono di fronte agli evasi e furono aggredite e le altre che in quel momento erano impiegate nel servizio di vigilanza sulle torrette del carcere. Anche il direttore della casa penale, Vito Siciliano, è stato ascoltato a lungo sulle circostanze dell'evasione. Lo stesso Siciliano ha inviato un rapporto sull'episodio al ministero. Da parte sua, il generale Giuseppe Castoro, della procura militare di Bari, accompagnato da', cancelliere capo, colonnello Albino Capasso, ha iniziato questa mattina l'indagine di sua competenza. Ipotizza, cioè, che gli agenti di custodia possano avere commesso reati di tipo militare e l'inchiesta tende ad accertare se vi siano state carenze di vigilanza o debolezza nella resistenza opposta dai secondini ai banditi in fuga. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Alezio, Bari, Calabria, Casarano, Lecce, Sardegna