Capitano arrestato a Padova Aderì a proteste degli agenti
Capitano arrestato a Padova Aderì a proteste degli agenti E' UN PROMOTORE DEL SINDACATO DI POLIZIA Capitano arrestato a Padova Aderì a proteste degli agenti (Dal nostro corrispondente) Padova, 24 agosto. Un capitano di polizia, in forza al secondo raggruppamento celere di Padova, è stato arrestato e rinchiuso nelle carceri militari di Peschiera sotto la grave imputazione di «attività sediziosa». L'ufficiale, che è uno dei promotori del «movimento per il sindacato di polizia», avrebbe aderito ad una protesta attuata in caserma dai militari del reparto padovano, conosciuto in tutta Italia perché sempre presente soprattutto in occasione di manifestazioni politiche e sindacali per la tutela dell'ordine pubblico. L'ufficiale si chiama Sa'vatore Margherito, 26 anni, capitano, di Castellammare di Stabia (Napoli). L'ufficiale, che proprio in questi giorni stava preparando l'alloggio per la famiglia, è stato raggiunto da un ordine di cattura emesso dal sostituto procuratore militare presso il tribunale territoriale di Padova dottor Rosin. Il provvedimento gli è stato notificato all'interno della caserma, in via Fabrizio d'Acquapendente, da ufficiali di polizia giudiziaria nel tardo pomeriggio di ieri. Stamane il capitano Margherito è stato trasferito alle carceri militari di Peschiera e messo a disposizione dell'autorità militare. Il suo nome è balzato alla cronaca recentemente in occasione di interviste rilasciate a giornali in cui denunciava lo stato di tensione all'interno della caserma del secondo reparto celere padovano e in cui metteva in evidenza le condizioni di servizio e di vita ritenute pesanti ed in ogni caso — a suo dire — non rispondenti alle direttive emanate dal ministero dell'Interno. Le avvisaglie di uno stato di tensione all'interno del se- ! condo reparto celere erano state avvertite ai primi di luglio, al ritorno da Mestre di un contingente di uomini che aveva partecipato allo sgombero di due abitazioni occupate abusivamente da due famiglie composte da sei persone, tra le quali una donna incinta, una che aveva partorito da pochi giorni, un uomo e tre bambini. Furono inviati 60 agenti della Celere e 40 carabinieri. Gli agenti, considerandolo un servizio «disumano», lungo la strada del ritorno manifestarono nervosismo, derivato anche dall'orario pesante cui erano sottoposti, e decisero di fermarsi lungo l'autostrada della «Serenissima». Dopo questo primo fatto si crearono in caserma due 'gruppi opposti che si contestavano a vicenda, sino a quando la polemica giunse sui giornali con l'emissione di alcuni comunicati firmati dal «Movimento per il sindacato di polizia». Tra questi ve n'era uno in cui si faceva riferimento a trasferimenti da Padova a Milano di una sessantina di agenti. Il «Movimento», ritenendoli punitivi, aveva chiesto l'intervento della Federazione provinciale della Cgil - Cisl - Uil, che a sua volta ottenne un incontro per chiarire la vicenda con il viceprefetto. In quell'occasione venne emesso il seguente comunicato: «Allo scopo di fare preseni te lo stato di tensione esisten- te all'interno del reparto celere dì pubblica sicurezza di stanza a Padova ha avuto luogo un incontro richiesto dalla Federazione provinciale Cgil, Cisl, Uil con il viceprefetto. La Federazione unitaria ha recepito e posto in risalto che di fronte ad un impegno difficoltoso e di responsabilità che viene richiesto a questi lavoratori, sta un costante e superato metodo di mancanza di rispetto delle dignità individuali, di inosservanza di diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana e quindi di una pratica antidemocratica. La volontà di questi lavoratori — prosegue il comunicato della segreteria provinciale della Federazione — di porre in evidenza all'interno del proprio "comando" certe dif ficoltà e certe ingiustizie non viene ascoltata, anzi, in questi giorni sono stati effettuati molti trasferimenti di questi lavoratori per località già richieste volontariamente da altri. Tutto ciò fa pensare a trasferimenti punitivi che essendo deleteri dello stato d'animo degli interessati, non giovano neppure all'amministrazione. Questo proprio mentre il presidente Andreotti dichiara decaduto ogni pregiudizio mi confronti della funzione del sindacato a difesa degli interessi dei tutori dell'ordine pubblico. Alla fine del colloquio il viceprefetto ha assicu¬ rato il proprio intervento presso il Ministero competente». Il comando del raggruppamento successivamente replicò in maniera informale affermando che i trasferimenti erano stati soltanto 28 e per motivi di normale avvicendamento. Lo stesso comandante di reparto colonnello Ricciuto tenne un'assemblea generale durante la quale ricordò ai militari che questo atteggiamento di protesta e di polemica era contrario al regolamento di disciplina militare. Ieri l'arresto del capitano Margherito. L'accusa di «attività sediziosa» riguarderebbe il fatto che l'ufficiale avrebbe dato la sua adesione alla protesta degli agenti, avvenuta prima sull'autostrada e proseguita poi in caserma. A quanto risulta al «Comitato di coordinamento per il riordino e la sindacalizzazione della polizia» della provincia di Padova, del quale il capitano Margherito era membro, l'ufficiale avrebbe dichiarato, nel corso di una assemblea aperta, che gli agenti del secondo reparto celere di Padova «sono trattati come esseri non pensanti» e che sono sottoposti, per i servizi d'ordine pubblico, ad un continuo e pesante turno, dalle 4 del mattino fino alle 22. Attilio Trivellato
Persone citate: Andreotti, Margherito, Peschiera, Rosin
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