Sventato da paracadutisti egiziani il dirottamento di un jet a Luxor

Sventato da paracadutisti egiziani il dirottamento di un jet a Luxor Ore drammatiche per 96 persone partite dal Cairo Sventato da paracadutisti egiziani il dirottamento di un jet a Luxor Tutti salvi gli ostaggi - Arrestati i " pirati " che dicono di far parte di un "Movimento Abdel Nasser " - Volevano raggiungere Bengasi; anche il governo libico ha condannato il loro gesto Il Cairo, 23 agosto. Tre persone armate hanno tentato di dirottare un aereo dell'Egyptair in servizio tra la capitale e Luxor con a bordo un centinaio di persone. I « pirati » hanno ordinato al comandante del jet (un Boeing 737) di dirigersi a Bengasi, in Libia. L'aereo, ha risposto il comandante, non aveva sufficiente autonomia di volo per cui i dirottatori hanno accettato di far scalo per rifornimenti nella stessa Luxor, a 800 km circa dal Cairo e sempre in territorio egiziano. Qui però sei paracadutisti travestiti da meccanici sono entrati nel jet, hanno sopraffatto due dirottatori mentre il terzo si è arreso. Alle 17,30 gli oltre novanta passeggeri e il personale di bordo sono stati liberati e i dirottatori arrestati. Il fatto è cominciato verso le 9 del mattino (l'ora egi¬ ziana coincide con quella italiana «legale»). I pirati, che in un primo momento si credeva fossero sette, hanno detto al pilota di dirigersi su Bengasi. Hanno detto di appartenere al « Movimento Abdel Nasser » (gruppo finora sconosciuto) cosi denominato in memoria dello scomparso leader arabo. Ma, come s'è detto, il jet ha fatto scalo a Luxor. Agenti delle forze egiziane di sicurezza hanno immediatamente circondato l'aereo e il primo ministro egiziano Salem ha raggiunto Luxor per assumere la direzione dei negoziati con i pirati. Il ministro degli Interni ha detto che i dirottatori avevano chiesto la scarcerazione di tre libici, arrestati nel mese di luglio e che avrebbero confessato che Gheddafi gli aveva ordinato di uccidere o rapire l'ex leader libico Omer el Meheisky, il direttore delle aviolinee dello Yemen del Sud in Egitto ed un palestinese. Questi ultimi due sono accusati di aver tentato di assassinare il primo ministro dello Yemen del Sud il 6 agosto. Omer el Meheisky vive ora in esilio in Egtito. Nelle ore che hanno preceduto la conclusione del gesto di pirateria aerea, è notevolmente aumentata la tensione che regna da diverse settimane in Egitto, soprattutto a causa degli attentati e incidenti attribuiti ad «agenti stipendiati dalla Libia». A bordo del Boeing 737 egiziano c'erano molti stranieri, in particolare un gruppo di turisti giapponesi (forse una trentina) e una ventina di francesi. I negoziati erano stati condotti dal primo ministro Salem. I dirottatori avevano minacciato di far saltare l'aereo. Mentre a Luxor si svolgeva la trattativa, a Tripoli il governo libico condannava il dirottamento, definendolo «un'azione irresponsabile che mette in pericolo le vite di innocenti passeggeri». La Libia, prosegue la dichiarazione, ha appreso il fatto dai dispacci delle agenzie di stampa, e ritiene che «il dirottamento non è il mezzo idoneo per chiedere la liberazione dei suoi cittadini detenuti in Egitto». Il comunicato libico e la positiva conclusione dell'atto di pirateria hanno attenuato in serata la tensione di questi giorni tra II Cairo e Tripoli. Proprio oggi, mentre avveniva il dirottamento dell'aereo Cairo-Luxor (è una linea frequentata specialmente da turisti) la stampa egiziana annunciava l'abolizione di tutti i permessi speciali permanenti concessi ai funzionari delle linee aeree internazionali che lavorano all'aeroporto. Alcuni giorni fa altre misure di sicurezza avevano limitato l'ingresso dell'aeroporto ai soli viaggiatori. Tutti gli altri devono infatti fermarsi fuori della porta dell'aeroporto. I giornali pubblicano avvertimenti del ministero dell'Interno in cui si esortano i cittadini a «non toccare nessun oggetto sospetto o estraneo, a non avvicinarsi a nessuna valigia lasciata incustodita e ad avvertire immediatamente i funzionari della polizia per qualsiasi situazione anomala». Per concludere la cronaca di questo fatto che ha turbato gli egiziani, bisogna riferire che il governo Sadat ha ricevuto da quello israeliano di Rabin un messaggio nel quale il premier di Tel Aviv ha offerto «ogni possibile forma di assistenza» da parte dello Stato ebraico per far fronte al dirottamento. «Se il presidente Sadat ha bisogno della nostra assistenza — ha dichiarato Rabin — noi siamo più che pronti a fornirgliela, quali che siano le condizioni degli egiziani». (Ansa-Ap)

Persone citate: Abdel Nasser, Gheddafi, Omer, Rabin, Sadat, Salem