Troppo tardi in Francia per salvare le spiagge? di Paolo Patruno

Troppo tardi in Francia per salvare le spiagge? Troppo tardi in Francia per salvare le spiagge? (Nostro servizio particolare) Parigi, agosto. Prima che scoppiasse la grande stagione delle vacanze due francesi su tre erano soddisfatti del loro mare e delle loro spiagge: è probabile che quest'anno le statistiche diano un risultato diverso. Il sindaco di La Rochelle ha proibito nei giorni scorsi i bagni, il mare è troppo sporco. « Bisogna avere il coraggio di rivelare la verità, ha detto il sindaco, Michel Crepeau. Nel momento in cui le autorità sanitarie mi hanno segnalato che era pericoloso per la salute dei miei concittadini e dei turisti nuotare nel nostro mare, ho avvertito il pubblico e ho vietato i bagni ». bacino d'Arcachon, da dove provengono le più celebri ostriche di Francia, sono pe- ricolosamente sporche. La si- tuazione non è migliore per i centri sulla Manica: è scontato il caso di Cherbourg, porto e centro industriale, ma l'inquinamento non ha risparmiato Trouville (accanto alla celebre Deauville), Honfleur, Le Tréport. Si salvano ben pochi centri, per la rivista dei consumatori: La Baule, la spiaggia chic della Bretagna, una i ristretta zona di mare tra Nizza e Cannes, qualche centro della Languedoc-Roussillon attorno a Séte, Le Touquet, a nord, e Ypot, Langru \ ne, Houlgate, i paesi balneari ' della Normandia. Pubblicata nel pieno della stagione turistica, quest'inchiesta ha fatto l'effetto di un bengala, ha illuminato, ha messo a nudo una realtà che si preferiva tener ben nascosta: « Non si tratta solo di un caso isolato a La Rochelle, ha riconosciuto il sindaco i Crepeau, è un problema nazio naie ». Alle accuse di tener celati i ] risultati delle analisi sulle j condizioni del mare francese, 1 il ministro della Sanità ha controbattuto che « la salubrità dei litorali è severamente controllata », che esistono 452 punti di prelievo, che gli esami sono compiuti settimanalmente, che i dati non vengono comunicati perché « sono significativi solo per gli specialisti ». Gli utenti, cioè i bagnanti, s'accontentino e abbiano fiducia, ripongano I tranquilli la salvaguardia del | la loro salute nei silenziosi analisti e nei dossier « top 1 secret » dei ministeri. La re i plica, naturalmente, ha scon j tentato tutti, | Ma non è solo l'inquinarne^ to marino a turbare quest'e- ! i | state le vacanze dei francesi. All'inizio d'agosto sul Journal Officiel sono comparse le istruzioni impartite dal primo ministro Chirac ai prefetti per proteggere il litorale dallo scempio edilizio. Divieto di proseguire nell'urbanizzazione « selvaggia » lungo le coste, arretramento delle future costruzioni dal fronte delle spiagge per consentire un agevole e libero ac i cesso al mare dei turisti, pre- , e servazioni di ampie « zone verdi », agricole o naturali, tra un centro urbanizzato e l'altro, vietata la costruzione di nuove strade a meno di due chilometri per salvaguardare quello che resta dei litorali. « La protezione delle nostre coste è un dovere nazionale » ha sentenziato Chirac. Ma resta ben poco da salvare, da proteggere: i tremila chilometri di coste dell'esagono - j portano tracce ormai indele i e a ù l bili. La Costa Azzuna respira a fatica sotto un manto quasi continuo di cemento, la Vandea e la Costa Basca presto non avranno nulla da invidiarle, la Bretagna corre lo stesso pericolo. Ed è lo stesso Stato a incoraggiare i promotori dei « centri turistici », come è stato nel Languedoc-Roussillon, come sarà presto in Aquitania. Oggi ci si chiede se il turismo è condannato a distruggere quei beni naturali che l'hanno fat to nascere e prosperare, fino ra. La « sortita » di Chirac è stata accolta con un amaro « troppo tardi ». In una vignetta pubblicata giorni fa dal Figaro, il primo ministro è raffigurato, lancia in resta, in sella a un ronzino che rappresenta « la protezione del litorale »; commentano digrignando i denti due pescecani (rappresentano la speculazione edilizia e l'assalto industriale lungo le coste? ) : « Ecco Don Chisciotte della Manica, del Mediterraneo e dell'Atlantico ». E come Don Chisciotte, anche Chirac ha il suo Sancio Panza in Pierre Raynaud, nominato « conservatore » del litorale. Con quali armi monsieur j Raynaud può opporsi alla marea di cemento? Sull'esempio di un'analoga istituzione inglese, anche il governo francese ha deciso di dotare di un fondo speciale il « conservatore » perché acquisti per lo Stato i tratti di costa che si vogliono preservare dalla speculazione edilizia. Quest'anno, dalle pieghe del bilancio statale, gli sono stati dati una dozzina di milioni di franchi, nel '77, se gli andrà bene, il doppio. ranza è la Corsica, l'unica ricchezza che si può ancora difendere, forse con successo adesso che lo scempio fa paura a tutti. Il litorale è oggi come l'epidermide della Francia, una zona ultrasensibile dove si concentrano tutti i pruriti di un Paese che vuole ampliare la propria capacità industriale, ma anche offrire spazio e libertà per lo svago. La salvaguardia delle coste e del mare è diffìcilmente conciliabile con l'assalto «imperialistico» del turismo e della speculazione edilizia Eppure oggi appare urgente armonizzare questi appetiti antagonisti: è una sfida di civiltà. Paolo Patruno

Luoghi citati: Arcachon, Cherbourg, Corsica, Francia, Nizza, Parigi