Le medicine che annullano gli effetti della pillola di Angelo Viziano

Le medicine che annullano gli effetti della pillola Le medicine che annullano gli effetti della pillola Alcuni farmaci (fra cui i barbiturici) usati a lungo rendono inattive le sostanze dei contraccettivi con gravidanze a sorpresa - Già registrati parecchi casi Se, con spiacevole sorpresa, il contraccettivo non adempie alla sua funzione, non è sempre sua la causa del fallimento. Ecco un esempio. Una donna in età fertile, a causa di un male a lungo decorso ricorre, per consiglio medico, all'uso dei contraccettivi orali. Lo conduce con diligente regolarità, non omette alcuna dose. Eppure resta incinta. Perché? Si interroga la memoria del cervello elettronico. Si apprende che in corso di somministrazione di contraccettivi orali, specie delle preparazioni del tipo combinato (cui è ricorsa la donna), il verificarsi di una gravidanza è pressoché nullo. Difatti è stato calcolato che l'«incidente» può avvenire una sola volta su 1200 cicli mestruali. Viene ipotizzata la eventuale \ interferenza di un quid ignoto, magari un farmaco a lungo usato dall'interessata contemporaneamente al contraccettivo. Ed ecco che da una successiva approfondita consultazione della letteratura medica affiora una decina almeno di casi consimili, segnalati distintamente da attenti ginecologi in questi ultimi tre anni (ma quanti altri casi potranno essere sfuggiti). In tutti risultava concomitante l'uso sistematico della rifampicina, un antibiotico che viene impiegato contro la tubercolosi. Discusse e rigettate altre suggestive ipotesi gli esperti sono concordi nell'attribuire, in quei casi, ad una interferenza della rifampicina l'inefficacia dei contraccettivi orali. Tale proprietà non sembra però esclusiva della rifampicina, ma viene attribuita anche ad altri farmaci; i quali — e lì è il guaio — (per diverse loro indicazioni) assai più frequentemente di quell'antibiotico, potrebbero essere prescritti a lungo alla donna, ignorando l'eventuale suo contemporaneo uso dei contraccettivi. Compito quindi del medico aggiornarsi sull'argomento per non far correre alla paziente il rischio di gravidanze indesiderate. Merita però sottolineare che i bimbi nati da quelle gravidanze sono risultati sani, donde si deduce che tale farmaco non risulta teratogeno. In quanto al meccanismo attraverso il quale la rifampicina può giungere ad inibire la funzione dei contraccettivi, esso consiste nell'agire da potenziatore di un nostro particolare apparato enzimatico prenosto — specie a livello epatico — alla biolrasformazione di sostanze estranee all'organismo (tra cui anche farmaci), cioè inducendo una maggiore sintesi di proteine enzimatiche idonee a tale compito. Con quel tramite viene, quindi, potenziata anche la rapida degradazione e inattivazione degli ormoni impiegati come contraccettivi; talvolta a tal punto da consentire l'insorgenza di una gravidanza. Mediante lo stesso meccanismo possono agire altri farmaci (specie barbiturici, fenilidantoinici, fenilbutazone). Angelo Viziano