Arrivano i vandali a Piazza Navona di Fabrizio Carbone

Arrivano i vandali a Piazza Navona Mutilate da teppisti alcune statue Arrivano i vandali a Piazza Navona Quello che fu l'antico Stadio Domiziano è diventato un centro del turismo più squalificato, con sfaccendati che si ostinano nel ruolo ormai vuoto di hippy di provincia e pittori fasulli (Nostro servizio particolare) Roma, 21 agosto. Il netturbino, calosce marroni e tuta blu, borbotta parolacce romanesche. Alle 7 di mattina, ogni giorno, entra nelle tre fontane di piazza Navona per ripulirla dai rifiuti della notte trascorsa: bottiglie, plastica, bicchieri, carte, giornali, scatole, involucri per sigarette estere, vetri. Gli scoli si intasano e l'acqua cola via dai bordi delle vasche. L'odore è acre, di piatti non lavati, misto a profumi di aranciate e alcolici. II colore è un bel verde marcio, schiumoso. La prima isola pedonale di Roma è deserta. Sono le uniche ore della giornata in cui quello che fu l'antico stadio di Domiziano può essere visitato con calma. Ed ecco la prima sorpresa: la grande statua che rappresenta il Danubio, nella fontana dei quattro fiumi realizzata dal Bernini, è monca di un dito. La mano alzata non ha più il medio, troncato di netto, e sembra fare le corna. « Se lo sono fregato, il dito, 20 giorni fa — commenta lo scopino — forse per ricordo, forse per venderlo a qualche turista ». La seconda sorpresa viene osservando la fontana del Nettuno, disegnata dal Della Porta e ornata nel 1873 con Nettuno, le nereidi, cavalli marini e putti. Qui c'è stata una strage: a uno dei cavalli è stata portata via la gamba anteriore sinistra dal ginocchio in giù. Una nereide ha le dita mozze; è spaccata la coda di un pesce; è sparito il cornetto di una lumaca e mezzo piede di un putto. Vandalismo gratuito da cui è rimasta illesa la fontana del Moro, quella di fronte al Palazzo Pamphilj, oggi ambasciata del Brasile. C'è un gruppo di disperati che dorme a ridosso della cancellata chiusa della Chiesa di Sant'Agnese in Agone. Sono giovani e meno giovani che si ostinano nel ruolo ormai vuoto di hippy di provincia; che scrivono le loro voglie amorose sui muri e poi spariscono, dopo essersi lavati alla fontana, nei vicoli. La chiesa, compiuta dal Borromini a metà del Seicento, è in ferie. Un cartello a mano spiega che riaprirà al culto il prossimo 28 agosto. Sui due gradini di Nostra Signora del Sacro Cuore, la prima chiesa eretta in Roma dopo il ritorno dei papi da Avignone, un giovane soffia in un flauto stonato e una ragazza si pettina con monotonia. La piazza offre tre bar- gelateria a prezzi gonfiati, quattro ristoranti in concorrenza. C'è una galleria d'arte, una banca appena aperta, un ambulatorio per cani e gatti, un centro di medicina omeopatica. Si affaccia il retro del palazzetto che ospita il giornale della de e relativa tipografia. I francesi si sono comprati un immobile cadente: l'hanno restaurato e ne hanno fatto sede del loro istituto archeologico. In fondo, accanto al cinquecentesco Palazzo Lancellotti (uno dei tanti della famiglia), ecco il posteriore di Palazzo Braschi, il cosiddetto museo di Roma, l'ultima costruzione di famiglie papali eretto nella città. Questa è la piazza Navona, nelle sue strutture architettoniche di spicco. Le rovine dello Stadio romano sono visibili all'esterno nel sottoscala di un orribile caseggiato costruito dal fascismo. Prima che fosse ornata di fontana a Navona esisteva solo il circuito stradale: nel mezzo erano case e vicoli abitati da povera gente. Dal '600 fino alla metà dell'800, tutti i sabati e le domeniche di agosto, la piazza veniva allagata (aveva il fondo incavato) e vi entravano le carrozze dei prelati e dei principi tra le urla e i lazzi della cittadinanza. Oggi la dimensione, il rapporto tra ambiente e uomo, il significato di piazza come incontro sono spariti. E' il centro del turismo più squalificato, coi pullman che sostano in corso Rinascimento (a lato di Palazzo Madama) e sfornano gitanti con guida e numero ben in vista per non perdersi. Si consuma un gelato, si scatta una foto. I giapponesi fanno capo a un negozio che vende coralli, perle e cammei (collegato alle loro agenzie di viaggio). Con le cartelle aperte sui cavalietti pittori fasulli vendono quadri fatti in serie di scadente fattura e di nessun valore. C'è una mafia che assegna i posti; c'è l'appalto, la catena di montaggio dei caricaturisti. Le sere d'estate sono tutte uguali: la folla si muove con lentezza, osserva e non parla, si sgomita, nemica, gli abitudinari sfoggiano un'eleganza vistosa, chiacchierano ai bar, i giornali in vista. A volte si percepisce nell'aria ferma l'odore dolciastro di uno « spinello » (una sigaretta di marijuana). C'è il falso capellone-poliziotto e la squadra anti-scippo in borghese per contrastare la piaga del furto al volo, dalla moto in corsa. Non c'è altro. Per le trascorse amministrazioni comunali un anfiteatro architettonico del valore di piazza Navona non ha offerto slanci culturali, idee, invenzioni al di là di un concerto di cori di montagna che ha il suo appuntamento annuale a mezzo luglio. Resta, e ogni anno si imbastardisce, la gara natalizia delle baracche con dolciumi, giocattoli e attrazioni da luna park. La piazza ha vissuto slanci alternativi, assordanti concerti gratuiti, manifestazioni politiche. E' stata scenario della battaglia del divorzio, di coloriti interventi di Marco Pannella, di raduni femministi, di appuntamenti finali per lunghi cortei di «Lotta continua». Abbandonata dai neofascisti dopo le politiche del '72, qui hanno sostato i braccianti in sciopero, le donne dell'Udi. Ma quando Navona tornerà ad essere il centro di un quartiere oggi senza spazi, chiuso ai giochi dei bambini e alle soste degli anziani? Fabrizio Carbone

Persone citate: Bernini, Borromini, Braschi, Della Porta, Lancellotti, Marco Pannella

Luoghi citati: Avignone, Brasile, Roma