Torre del Greco: dalle navi all'Ufficio di collocamento di Clemente Granata

Torre del Greco: dalle navi all'Ufficio di collocamento Concludiamo l'inchiesta sulla condizione dei marittimi Torre del Greco: dalle navi all'Ufficio di collocamento (Dal nostro inviato speciale) Torre del Greco, 21 agosto. Tra le luminarie di corso Vittorio, via Roma e De Nicola, musiche, canti e fuochi d'artificio. Torre festeggia in questo scorcio di tempo la cacciata del tiranno, un barone d'origine greca, avvenuta sullo spirare del XVII secolo: simbolo della riconquistata libertà comunale e delki fine di un cupo feudalesi-1 mr>. All'ingresso del Municipio, alla sommità di via Co-1 mizi, una grossa lapide ricorda lo storico avvenimento. La lieta ricorrenza non è che una breve parentesi. Dietro le manifestazioni popolari e la facciata del clima i di spensieratezza, ci sono ansie e incognite. Torre sa che questo è un periodo decisivo in cui si giocano occupazione, stabilità, benessere, sviluppo, l'avvenire insomma. C'è il rischio che esploda di collera. E' già accaduto, temono che possa ripetersi. Lo smantellamento delle navi passeggeri, la ristrutturazione della flotta di Stato che non avviene con il rispetto della tabella di marcia prestabilita, hanno procurato j scosse profonde, minato antichi equilibri. Perché Torre, tutta la sua economia hanno sempre gravitato sul mare, si sono modellate secondo schemi, che apparivano inattaccabili, perenni. C'è un briciolo d'industria in questa terra, ormai collegata, attraverso Ercolano e Portici, alla periferia del capoluogo campano, ed è la Ticino (interruttori elettrici), ma dà lavoro soltanto a 400 operai, in gran parte pendolari (Torre Annunziata e Bosco Reale). Troviamo l'artigianato del corallo e del cammeo illustre di tradizioni per le antiche origini cinquecentesche, artigianato che tiene occupate in modo diretto o indiretto 2000 persone, alcune delle quali hanno realizzato notevoli fortune. Ma sono state le vie d'acqua soprattutto a costituire lo sbocco naturale della gente del posto. I dati lo dimostrano. Su centomila abitanti i marittimi « effettivi » sono trentamila (cifra inferiore soltanto a Genova). Diciamo «effettivi» perché in realtà, se teniamo conto di tutti coloro che hanno il libretto di navigazione, pur svolgendo un altro lavoro, il numero sale: quarantamila unità. «E' sem¬ pre stata la nostra vocazione», si sente dire. Anche quando uno decideva d'imboccare altre strade, di solito voleva avere il libretto. Era come tenere una garanzia in tasca, avere l'intima certezza che se l'altra strada non avesse dato frutti, ci sarebbe stato il mare a disposizione. Possiamo considerarlo quasi una carta d'identità degli abitanti di questo centi V E' s^ato torrese, soprattutto nell'anice uerra, buona parte del personale di macchina, è quasi interamente torrese il personale di camera. Gente, quest'ultima, altamente qualificata, uscita da corsi alberghieri tra i più efficienti. Ora possiamo comprendere quale trauma abbia causato due anni e mezzo or sono l'annuncio del disarmo delle maggiori navi passeggeri appartenenti alla flotta di Stato e la parziale realizzazione del programma (il completamento è previsto per il dicembre del '78). Si trattava di una scelta inevitabile per la crisi che aveva colpito il settore, incapace ormai di sostenere la concorrenza del mezzo aereo e costretto a lavorare in perdita. Era una crisi che non lasciava intravedere vie di uscita, se non il taglio drastico accompagnato da un programma di ristrutturazione e ammodernamento (navi mercantili al posto di quelle per passeggeri, tecnologia avanzata). Questo a Torre molti lo comprendono. Non comprendono invece il ritardo con cui ci si è resi conto che le prospettive stavano cambiando e la conseguente assenza di tempestivi provvedimenti che avrebbero impedito o attenuato 1: aerazioni. Le grandi scelte della politica marinara con il varo dei « colossi » tipo « Michelangelo » e « Raffaello » all'inizio degli Anni 60 (quando pure la crisi si era già manifestata in altri Paesi) avevano rafforzato una fiducia, che, dicono qui è stata « malripagata ». « Ci hanno illusi che tutto potesse continuare come prima — rilevano alla Film-Cgil —; molti, troppi di noi hanno continuato a frequentare corsi di specializzazione alberghiera, nella certezza che quella potesse essere una scelta definitiva, che le navi per passeggeri avrebbero continuato a viaggiare ». Da due anni e mezzo il Consiglio comunale di Torre ha approvato all'unanimità parecchi ordini del giorno chiedendo soprattutto che il disarmo fosse accompagnato dalla « contestuale » ristrutturazione della flotta per salvare tutti i posti di lavoro e da un'« adeguata e organica » politica marinara. E' stato costituito un comitato interpartitico e intersindacale per i problemi dei marittimi, si sono fatte manifestazioni di protesta, indetti convegni. Nel frattempo, ricorda Antonio Spierto, segretario nazionale della Fim-Uil, la situazione si è aggravata. Duemila marittimi hanno accettato la proposta della Finmare per l'« esodo volontario » accompagnato dalla relativa liquidazione nella speranza di sistemarsi rapidamente nel settore privato, ma la speranza è andata delusa. Ora, dice Spierto, la maggior parte continua a bussare all'ufficio collocamento. La crisi infatti si è estesa e ha investito tutto il settore marittimo, anche quello mercantile. C'è una larga offerta di lavoro, che rimane insoddisfatta. Il sindaco Pasquale Accardo, democristiano, ci fa il punto della situazione. Dice innanzi tutto: « Posso concordare sulla necessità di ristrutturare la flotta di prevalente interesse nazionale. Obiettivamente non si potevano fare altre scelte. Come sindaco di un centro che ha sempre gravitato sul mare sono perù seriamente preoccupato ». l-r,jcisa: «E' come se in una città decidessero di chiudere una fabbrica con migliaia di dipendenti. Me lo sa dire lei che cosa può succedere? E' possibile che le persone colpite dai provvedimenti prima o poi trovino una qualche sistemazione, ma è soprattutto per le leve giovanili che l'orizzonte appare molto buio. Quali garanzie di occupazione possiamo dargli? ». Il turismo qui non offre prospettive, l'industrializzazione appare improbabile, non rimane che guardare ancora una volta al mare. Il Comune, d'accordo con la Regione, l'Uccem (Unione capitani coperta e macchina) e il preside del locale Istituto nautico prof. Ciampa, cercherà di promuovere in autunno corsi di qualificazione per addestrare i giovani alle nuove tecnologie marittime. Ma il sindaco si domanda: « Ci saranno posti sufficienti nella flotta ristrutturata? E per quale motivo si registrano tanti ritardi nel programma di ammodernamento? ». Dubbi e ansie di un'intera città. Dice ancora Accardo: « Speriamo che tra qualche tempo il futuro presenti minori incognite, speriamo che tutto si risolva per vie legali. Ma non posso dimenticare la rabbia di Torre, quando nel '58, a causa di una vertenza dei marittimi che si trascinava pelle lunghe, la piazza si mosse, ci furono disordini, scontri con la polizia. C'è il rischio che si ripetano simili dolorose esperienze ». E se da Torre spostiamo lo sguardo a Napoli, Ercolano, Sorrento, Ischia, Procida notiamo altri motivi di malessere: precarietà del rapporto di lavoro, insoddisfazione per il tipo di attività a bordo, preoccupazione per l'insicurezza dei mezzi. Sono fattori che s'intrecciano e provocano inquietudini. C'è molto fermento sul mare. Clemente Granata (I precedenti articoli sono stati pubblicati il 13, il 15 e il 18 agosto).

Persone citate: Accardo, Antonio Spierto, Bosco Reale, Ciampa, Pasquale Accardo

Luoghi citati: Ercolano, Genova, Ischia, Napoli, Procida, Sorrento, Torre Annunziata, Torre Del Greco