Si ricerca Mesina di Silvana Mazzocchi

Si ricerca Mesina Si ricerca Mesina (Segue dalla 1" pagina} a serramanico, oltre a quelli rudimentali che possono essere confezionati nelle celle usando cucchiai affilati e una pistola « forse finta » secondo quanto raccontano i tre agenti di custodia aggrediti dai banditi in fuga. « Erano come una marea umana » li ricorda il brigadiere Ruggero Cannito « ma quella pistola non spaventava », fa notare la guardia addetta alla portineria Agostino Coratella che, rimasto leggermente ferito, è ancora ricoverato in ospedale in stato di choc. Mario Pasca, il vigile urbano bloccato a bordo della sua auto — una « 128 » verde —, a 100 metri dal carcere mentre si trovava insieme con i suoi quattro figli, ne ricorda quattro o cinque tutti armati che gli hanno intimato, pistola in pugno, di consegnargli la vettura. Dalle fotografie Pasca, che questa sera sarà interrogato dal magistrato, ha riconosciuto Mesina, Bellicini, Zichitella e Sofia come i suoi aggressori. Seguendo la prima ricostruzione fatta dagli inquirenti il « clan » dei capi sa- | rebbe costituito da cinque j persone; le altre sei sarebbero state aggregate al piano I all'ultimo momento per conI fondere le indagini dopo la I evasione e creare piste diver: sive per gli investigatori. Le I perquisizioni effettuate oggi | in tutte le celle del carcere hanno dato esito negativo né sono serviti a nulla gli interrogatori degli altri detenuti: tutti hanno affermato di non sapere niente al contrario di quanto era accaduto altre volte. «Abbiamo sempre sventato i tentativi di evasione — dice Siciliano — e qui ce ne sono almeno due al mese». I cervelli sarebbero: Graziano Mesina, detto « Grazianeddu », dati i suoi piecedenti ritenuto un esperto dell'arte di evadere, avrebbe architettato il piano di fuga; Maffeo Bellicini sarebbe il finanziatore; si dice sia molto ricco, abbia depositi di denaro all'estero e possa contare su vastissime protezioni e complicità; i due nappisti: Zichitella, il più duro, chiamato « mister mitra », e il Sofia, l'ideologo, avrebbero garantito l'appoggio all'interno del carcere grazie all 'organizzazione tra alcune Irangè di detenuti di cui possono disporre, e forse un basista fuori dalla casa di pena. Non è infatti escluso che le pistole siano stare fornite ai banditi fuori dai carcere subito dopo l'evasione. E il quinto, di cui ancora non si conosce l'identità (restano tre nomi a disposizione: Tommaso Caiati, (lerardo Navazio e Salvatore Cucinotta) sarebbe forse un :< braccio » d'appoggio, uno che spara e mira bene, una s.-.'rta di difesa per i capi. Il quintetto sarebbe fuggito a bordo della « 128 » verde sottratta al Pasca. Questa tesi è suffragata dalle ultime trenta ore di indagini. Ieri infatti quando sono stati catturati i primi tre banditi a Casalabate, una zona paludosa nei pressi della città, un quarto evaso è riuscito a far perdere le proprie tracce. Gli investigatori ritengono che Domenico Castagna, Andrea Spanò e Gesuino Aversa, insieme con il quarto, si siano allontanati dal carcere con una Fiat « 500 » blu rubata e ritrovata questa mattina a Torre Chianca a pochi chilometri da Lecce. Dei due fuggiti a piedi da « Villa BoBo » invece, è stato arrestato solo Vincenzo Cocciolo, fermato in piazza Sant'Oronzo, in pieno centro cittadino mentre usciva dall'Upim dove aveva comprato un cappello e un paio di occhiali scuri. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Lecce, Sofia