Pesonti accuse all'Anas sul deficit del bilancio

Pesonti accuse all'Anas sul deficit del bilancio Relazione della Corte dei Conti Pesonti accuse all'Anas sul deficit del bilancio (Dalla redazione romana) Roma, 20 agosto. Pesanti accuse della Corte dei conti alla gestione Anas «in via di continuo peggioramento». La difficile situazione dell'azienda strade è dovuta a diverse manchevolezze: la sproporzione tra le spese preventivate e quelle effettivamente sostenute; i ritardi, gli scompensi e le incongruenze nella realizzazione dei lavori. I rilievi della Corte occupano una quindicina di fitte pagine dattiloscritte della relazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario del 1975. «Una prima considerazione — scrive la Corte — riguarda l'ormai costante ricorso, durante l'esercizio, a variazioni di bilancio di entità tale da snaturare, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, l'originario preventivo di spesa sottoposto all'approvazione parlamentare». Lo scorso anno l'Anas ha speso complessivamente 1072 miliardi di lire contro la previsione iniziale di circa 461 miliardi, con un accrescimento quindi di oltre 610 miliardi, reperiti al 98 per cento con accensione di prestiti. Di conseguenza è ancor più aumentato il già pauroso indebitamento dell'azienda: dal 31 dicembre 1973 al 31 dicembre 1975 è passato da 1070 miliardi a 3073,6 miliardi (comprensivi di interessi e altri oneri connessi) con incremento del 330 per cento. Secondo i giudici di Palazzo della Consulta, il ricorso sistematico a variazioni di bi- i lancio si traduce «in una alterazione non indifferente degli elementi di valutazione disponibili» dal Parlamento che, conseguentemente, non è messo in grado di rendersi conto «dell'effettivo stato dell'azienda né dì approntare i mezzi più opportuni». Particolarmente dure le considerazioni della Corte sulla sospensione dei lavori: l'Anas le ha consentite «ma solo raramente esse sono state comprovate da reali impedimenti sopravvenuti dopo l'inizio dei lavori; e, inoltre, esse sono apparse eccessivamente frequenti, di lunga durata, non adeguatamente giustificate, dando luogo in ultima analisi a revisioni di prezzi particolarmente onerose, in considerazione anche della tendenza ascensionale delle materie prime, dei semilavorati e della manodopera».

Persone citate: Conti Pesonti

Luoghi citati: Roma