La "Pan-Electric,, in un mare di debiti di Renzo Villare

La "Pan-Electric,, in un mare di debiti La "Pan-Electric,, in un mare di debiti L'insolvenza di Franco Garlaschi, agente di cambio di Torino, determinata dal forte pacchetto di azioni Pan-Electric in suo possesso, l'andamento di Borsa dell'intera settimana mortificato sempre dal caso della società novarese pone sempre più questa azienda, con sede sociale a Cameri, nei pressi di Novara, all'attenzione dell'opinione pubblica. Come mai è esploso improvvisamente un caso del genere e come mai due agenti di cambio di provata capacità ed esperienza (uno a Milano, l'altro a Torino) sono stati coinvolti, con diversa fortuna, nella vicenda? Tutto è iniziato con la notizia che il 27 agosto gli azionisti della società saranno chiamati ad approvare la proposta del consiglio di amministrazione per l'ammissione alla procedura di amministrazione controllata. Ciò ha determinato una improvvisa corsa alla vendita di azioni Pan-Electric con grandi sacrifici di prezzo. Queste vendite erano determinate da chi, non fidandosi più delle possibilità della società, se ne voleva disfare, ma soprattutto da una speculazione al ribasso che sempre si verifica in questi casi. La contìnua e progressiva discesa del titolo ha convinto la Consob, la speciale Commissione per il controllo delle società e della Borsa, della necessità di sospendere la quotazione ufficiale dell'azione nelle due Borse in cui essa risultava quotata: quella di Milano e quella di Torino. La decisione è arrivata, però, con il solito ritardo e soltanto da giovedì scorso, ossia con l'inizio del nuovo mese borsistico di settembre, le Pan-Electric non sono più state quotate in Borsa. Intanto, però, le continue vendite e la speculazione avevano operato il « massacro »: contro le 1948 lire dei compensi di luglio, la quotazione era scesa sotto le 600 lire per chiudere a 600 lire mercoledì, ultimo giorno di quotazione. Proprio nei giorni in cui la Consob aveva annunciato la sua decisione, il direttore dell'associazione industriale di Novara interpellato sul « caso » non aveva escluso che fosse stato lo stesso presidente della Pan-Electric Capuani a chiedere che le quotazioni del titolo venissero « congelate » per sottrarle a quella speculazione che in casi come questo diventa un aperto « gioco del massacro » Vediamo ora le cause che hanno portato la società a questa difficile situazione, forse troppo intempestivamente definita di « pre-fallimento ». Il punto debole della PanElectric è — come noto — la mancanza di liquidità. Il capitale sociale ammonta a 3,8 miliardi dì lire, contro un fatturato di oltre 20 miliardi. Solo quattro anni fa il suo fatturato era di 6 miliardi ottenuto con 1175 dipendenti. La crescita è stata tumultuosa ed in poco tempo la società ha raggiunto i 21 miliardi di fatturato con 2460 dipendenti e interessi in altre società per 13 miliardi di lire. Ma anche i debiti, negli ultimi tre anni, sono saliti altrettanto precipitosamente da 4 a 23 miliardi, una cifra pari a sei volte ì mezzi propri. A questo proposito, qualche tempo fa in una serie di dichiarazioni il presidente della Pan-Electric, Gian Maria Capuani, aveva affermato che « l'indebitamento non è molto elevato se raffrontato al possibile fatturato, perché ammonta a meno di nove miliardi, di cui nemmeno 5 garantiti nei confronti di istituti bancari al 30 giugno. Abbiamo tentato — aveva proseguito Capuani — un consorzio di banche in primavera che ci permettesse almeno di usufruire degli anticipi sulle commesse estere, ma senza successo. La pesantezza finan¬ ziaria ha creato una spirale che ha provocato una mancanza di produttività perché ha influito prevalentemente sull'approvvigionamento dei materiali e sui ritmi di lavoro. Se si aggiunge l'andamento non positivo di alcune consociate, con relativi immobilizzi nei loro confronti, ci siamo visti costretti a ricorrere alla domanda di amministrazione controllata ». Le ragioni del cerne si è arrivati all'attuale situazione sono anche da ricercare — sempre secondo il presidente della società — nel fatto che proprio nella metà del 1974 si è verificata l'impennata dei costi finanziari e progressivamente dei costi di lavoro, mentre esistevano contratti presi precedentemente a prezzi che non potevano essere variati. « Abbiamo cercato di superare le difficoltà create da questa nuova situazione, con lo sviluppo dell'attività ma evidentemente l'incremento realizzato voleva nuovi capitali per essere sopportato ». Ciò dimostra che la PanElectric, nonostante il «trauma» attuale, è un'azienda dinamica, con un fatturato costantemente in aumento e con una posizione di notevole peso sui mercati internazionali. Eppure, come dimostra la realtà delle cifre, allo sviluppo del fatturato non corrisponde un adeguato incremento degli utili e si ha l'impressione che in Italia la società sia meno agile che all'estero. I debiti sono progressivamente saliti ed hanno raggiunto un tetto oltre il quale non è possibile andare. E' una situazione che, vista l'impossibilità di aumentare il capitale — aveva ancora sostenuto Capuani — deve essere risolta in qualche modo. Renzo Villare

Persone citate: Capuani, Franco Garlaschi, Gian Maria Capuani

Luoghi citati: Cameri, Italia, Milano, Novara, Torino