Il bandito Mesina organizza l'evasione in massa da Lecce di Salvatore Gentile

Il bandito Mesina organizza l'evasione in massa da Lecce Sono fuggiti in undici dal carcere della città pugliese Il bandito Mesina organizza l'evasione in massa da Lecce Con l'ergastolano sono riusciti a fuggire i "nappisti" Zichitella e Sofia, un appartenente all'anonima sequestri e delinquenti comuni - Quattro catturati poco dopo su una spiaggia (Dal nostro corrispondente) Lecce, 20 agosto. Clamoroso a Lecce: undici detenuti — capeggiati dal celebre bandito sardo Graziano Mesina, autore di altre rocambolesche fughe da istituti di pena — sono riusciti a fuggire. Tra di loro ci sono un nappista, un appartenente alle Brigate rosse ed altri condannati per reati comuni. Quattro sono già stati catturati, un'ora dopo l'evasione, su una spiaggia a quindici chilometri da Lecce. Gli undici uomini sono fuggiti alle 14,25, mentre gli altri detenuti del carcere si stavano avviando per la consueta passeggiata. Sono usciti dal portone principale, dopo aver imbavagliato un agente di custodia (che avevano chiamato vicino al cancello), rinchiuso nella guardiola dell'ingresso altri tre agenti, strappato i fili del telefono e rubato circa un milione che si trovava nella cassa penale (i soldi portati ai detenuti dai familiari). Si ritiene che abbiano avuto qualche complice all'esterno: tutto infatti si è svolto in pochi minuti, con estrema precisione e fermezza. Dal carcere — secondo le prime indagini — è uscito armato di pistola solo Mesina; gli altri avevano lunghi coltelli. Poco dopo, quando cinque dei fuggitivi hanno fermato un'auto, costretto il guidatore a scendere insieme alla sua famiglia, erano quasi tutti armati: questo particolare, e il fatto che gli altri sei abbiano fatto perdere subito le loro tracce, fanno pensare anche ad un'auto ferma all'uscita del carcere. La segnalazione di un anonimo cittadino al « 113 » ha permesso alla polizia d'inseguire i fuggitivi e di acciuffare i quattro sulla spiaggia, mentre tentavano di nascondersi tra le cabine. Degli altri .nessuna traccia. Gli 11 evasi sono abbastanza noti per le loro imprese. Più di tutti, Graziano Mesina, nato ad Orgosolo, 36 anni. E' stato condannato per omicidio e deve scontare l'ergastolo. Sembra che abbia capeggiato l'evasione. « Dava ordini a tutti — ha detto il brigadiere Ruggero Cannito — sembravano tanti leoni feroci. Mi hanno detto, prima di lasciare il carcere, di rivelare dove avevamo le armi. Non abbiamo ceduto. Lui diceva: "Perché volete morire?... Diteci dove sono le armi". Poi, viste inutili le loro minacce, sono fuggiti». Tra i più impegnati ad affrontare gli agenti sembra sia stato Maffeo Bellicini, della provincia di Brescia, 36 anni, dell'anonima sequestri romana, imputato di ricettazione e sequestro di persona. Ha tentato di evadere tempo fa dal carcere di Voghera e da poco era stato trasferito a Lecce. Gli altri sono: Giuseppe Sofia, 21 anni, nato a Palermo, un « nappista » in attesa di giudizio; Gerardo Navazio, 32 anni, nato a Melfi e residente ad Asti, che per omicidio, tentato omicidio ed altri reati, deve restare in prigione altri dieci anni; Tommaso Caiati, nato a Terlizzi, in provincia di Bari, e residente a Cesano Maderno (Milano), 23 anni, che deve scon- tare altri cinque anni per rapina ed altri reati; Salvatore Cucinotta, di Catania, 26 anni, deve scontare altri dodici anni di reclusione per concorso in rapina; Martino Zicchitella, 40 anni, presunto nappista, nato a Marsala e residente a Torino in via XX Settembre 17, che per sequestro di persona ed altri reati deve ancora scontare dieci anni. Sono stati catturati: Gesuino Aversa, di Monopoli (Bari), 35 anni, che deve rimanere in carcere ancora per 13 anni per omicidio a scope di rapina; Vincenzo Cocciolo, 28 anni, di Gioia del Colle, che deve scontare ancora vent'anni per violenza carnale, ratto a fine di libidine, lesioni personali; Domenico Castagno, di Grugliasco, ventunenne, condannato per furto aggravato ed altri reati; Andrea Spanò, 21 anni, che deve scontare ancora 15 anni per concorso in rapina. L'allarme è scattato pochi minuti dopo la fuga, alle 14,30. Questa è una prima ricostruzione dettagliata: poco dopo le 14,15 un detenuto ha detto ad un agente di custodia, che stava al di là di un portone chiuso, che Mesina doveva parlare con lui. L'agente ha aperto la porta e in quel momento, tre o quattro carcerati gli sono saltati addosso. Il carcere è allogato in una vecchia villa chiamata «Bobo» e si trova in un punto nevralgico della città, praticamente tra un lato del centro storico, a due passi da Porta Eudiae, ed un incrocio che porta su alcune strade molto frequentate, in cui il traffico si snoda verso i paesi della costa ionica. Dopo avere legato e imbavagliato il primo agente, Giuseppe Lezzi, i detenuti si sono avviati verso un lungo corridoio, alla fine del quale c'è un'altra porta chiusa con uno spioncino. Da qui hanno chiamato il brigadiere Ruggero Cannito. Con lo stesso stratagemma hanno immobilizzato il custode e si sono avviati all'ingresso principale, dove hanno ingaggiato una lotta con Agostino Coratella, della portineria. Fortunato Perrone, che era di guardia al cancello fuori dall'edificio, ha no- Salvatore Gentile (Continua a pagina 2 in ottava colonna) WÈ- WÈGraziano Mesina e i brigatisti Giuseppe Sofia e Martino Zichitella (Telefoto Ansa)