Con musiche e canzoni contro il militarismo di Filiberto Dani

Con musiche e canzoni contro il militarismo Palmella e i radicali giunti a La Maddalena Con musiche e canzoni contro il militarismo La marcia pacifista ha percorso 400 chilometri contro la "massiccia presenza" di basi militari in Sardegna - La protesta ha trovato consensi, ma anche contestazioni tra i cittadini (Dal nostro inviato speciale) La Maddalena, 19 agosto. Se potessero lo brucerebbero sul rogo, e con lui i trecento guastafeste che si è portato dietro alla Maddalena, settima e ultima tappa della marcia antimilitarista attraverso la Sardegna. Ma poiché queste soluzioni spicce non sono più consentite, i supergallonati degli alti comandi si accontentano di manovrare nell'ombra per isolarlo, affinché non infetti questo fantastico arcipelago sul quale da cent'anni gravano le stellette. L'idea del rogo fa sorridere Marco Pannella, inquieto radicale da prima pagina, forse l'ultimo dei crociati: «Facciano quello che vogliono. La nostra protesta sta già dando i suoi risultati: intorno a me vedo sempre più gente che prende coscienza civile, soprattutto gente sarda e questo è motivo di grande soddisfazione perché la Sardegna, più di altre terre d'Europa, è soggiogata da una colonizzazione militare di stampo imperialista». Certo, gente sarda che mostra di pensarla come lui ce n'è tanta, si è quasi spellate le mani negli applausi al passaggio della pittoresca carovana radicale, lungo le assolate strade dell'isola. Ma ce n'è anche tanta che si è voltata dall'altra parte, che ha reagito con fastidio davanti a questa rottura di scatole e il perché è in parte spiegato dalla secolare acquiescenza isolana che, legata al sottosviluppo, ha consentito ai militari di utilizzare indisturbati la Sardegna. Qualcuno, poi, ha preso questa «marcialonga» come un'offesa personale. L'wAssociazione dei Marinai d'Italia» della Maddalena, per esempio, ha tappezzato di manifesti tricolori i muri per esprimere «viva indignazione e rammarico per le manifestazioni contro le basi militari dell'isola» e per confermare «il proprio attaccamento alle forze armate italiane e alleate, simbolo e garanzia di libertà». E' stato il primo saluto che i trecento marciatori hanno ricevuto al loro sbarco nell'isola che ospita la base nucleare mediterranea della marina statunitense. Ma nessuno se n'è crucciato. Scesi dal traghetto, i guastafeste di Marco Pannella sono sfilati in corteo fra due ali di una muta folla di maddalenini: davanti a tutti, un giovanotto in catene, corredato di un cartello sul quale campeggiava, eloquente, la scritta «Sardegna». La marcia degli antimilitaristi si è snodata lungo 400 chilometri di strade: da Cagliari a Decimomannu, da Orgosolo a Olbia, da Arzachena a Palau, alla Maddalena. Il cronista si era preparato, nei limiti del possibile, a tenere d'occhio qualche personaggio già individuato alla vigilia, ma i tipi sono scomparsi presto nelle rapide del fiume dei marciatori. Tantissimi i giovani, in buon numero i meno giovani e gli anziani, eterogenea la loro etichettatura: radicali, militanti di «Lotta continua», obiettori di coscienza, femministe, omosessuali del «Fuori». C'era un gruppo vagamente brechtiano, con cilindri come li porta Peachum nell'«Opera da tre soldi», c'erano bambini che hanno fatto la marcia a cavalluccio sulle spalle dei padri, c'era un mucchio di piedi scalzi, short, mutandine da bagno. E siccome il sole ha sempre picchiato forte, ecco lo streaking, il nudo di corsa, che per la prima volta ha fatto la sua comparsa sulle spiagge del Lido del Sole di Olbia (con grande scandalo dei bagnanti locali). E, a ogni tappa, musiche, canti e spettacoli del famoso «Living Theatre» intervallati da comizi, slogans, propaganda spicciola, dappertutto un successo di pubblico, persino gli orgolesi, che godono fama di essere gente estremamente riservata, sono accorsi in massa ad applaudire. Adesso, eccoli qui i marcia tori, nella roccaforte mediter ranea degli Usa, dove la nave appoggio «Howard Gilmore» tiene a balia i sommergibili a propulsione nucleare. Undicimila i residenti della Maddalena: vivono di pesca (poca), di turismo (soltanto estivo), ma soprattutto di marina militare. Ci sono l'arsenale, le scuole di addestramento, le installazioni del genio navale. E ci sono 1300 americani in uniforme con le loro famiglie che, pur essendo approvvigionati direttamente dalla madrepatria, procurano gran parte del relativo benessere di cui gode l'isola. Piuttosto freddi, dunque, i maddalenini con i trecento guastafeste. Americani in giro se ne vedono pochini, il loro «commodoro» li ha invitati a starsene ritirati, i servizi di sicurezza sono in stato di allarme. Il clima è teso. L'episodio dei «commandos» che cinque notti fa hanno dato alle fiamme nove automobili americane continua a turbare i sonni delle alte gerarchie militari, c'è chi teme il ripetersi di atti terroristici. Filiberto Dani

Persone citate: Howard Gilmore, Living, Marco Pannella