Ecco battuta per battuta il colloquio tra detenuti e autorità alle "Nuove,, di Ezio Mascarino

Ecco battuta per battuta il colloquio tra detenuti e autorità alle "Nuove,, La protesta di Ferragosto: come si è giunti alla tregua Ecco battuta per battuta il colloquio tra detenuti e autorità alle "Nuove,, E' la testimonianza, drammatica, del fallimento di una legge di frustrate, delusione e rabbia si aggiungono alla tensione di riforma che, dopo più di un anno, è lettera morta - Speranze un'esistenza diventata intollerabile nelle celle sovraffollate L'ufficio del direttore delle carceri è grande come un salone, ma contiene a stento la piccola folla che lo gremisce. Almeno quaranta persone: da un Iato la commissione di dieci detenuti convocata a parlamentare, dall'altro il gruppo delle autorità: il sottosegretario alla Giustizia, Dell'Andro, il direttore generale degli istituti di pena Minervino, Spadaccini e il sen. Galante Garrone, il direttore del carcere, Cangemi, con alle spalle il capo delle guardie e alcuni ufficiali dei carabinieri. In mezzo, giornalisti e fotografi: lampi improvvisi di flash illuminano a tratti la cortina di fumo di sigarette che nasconde i grandi quadri ottocenteschi alle pareti. C'è molto fumo e un certo imbarazzo, nell'Incontro che deve suggellare la « tregua » alle Nuove. Il fumo è distribuito imparzialmente ovunque, l'imbarazzo più tra il gruppo delle autorità che tra i detenuti. Perché l'incontro, prima ancora di sancire una tregua, sancisce il fallimento di una riforma « all'italiana ». Tante parole e nessun fatto. Ma accade che le parole suscitino speranza, e che le speranze deluse suscitino fatti diversi da quelli voluti: cioè proteste e sommosse. Nessuno può pensare di capire quel che succede nelle prigioni sovraflollate, dove il livello di vita è pressoché animalesco, senza tener conto di queste speranze deluse. — Onorevole Dell'Andro, otto giorni fa è scaduto il termine per l'applicazione della legge di riforma approvata più di un anno fa. Perché non viene applicata? — E' una riforma tra le più avanzate d'Europa, forse del mondo... — Sì, ma è rimasta sulla carta. In pratica è come se non fosse mai stata approvata. — Avevamo deciso di promulgarla l'anno scorso per sanare una piaga incancrenita. Agli organi periferici erano stati dati un anno di tempo e istruzioni precise per preparare le strutture necessarie che mancavano totalmente... — E mancano totalmente anche oggi. — Il ritardo era previsto. Non bisogna scandalizzarci. Il nostro era un rischio calcolato. Adesso dobbiamo sbloccare la situazione. Non è un problema semplice. Non si possono cambiare strutture, Impostazioni, organici da un giorno all'altro. — Sarebbe meglio dire « da un anno all'altro », ormai. Queste le domande dei giornalisti. I detenuti, dal canto loro, hanno esposto al sottosegretario 1 motivi del loro disagio. — C'è una grave tensione tra reclusi e guardie. Molte di esse sono praticamente semianalfabete, con la quinta elementare. Potete illudervi che riescano a " rieducarci ", come prescrive la Costituzione? Il loro compito pare solo quello di respingere ogni nostra ricìiiesta con la forza o te minacce ». — E' uno dei problemi di fondo. Ma sono anni che nessuno si arruola, malgrado la pubblicità che facciamo ai concorsi. Purtroppo, dobbiamo fare con l'organico che abbiamo. E' un problema che si trascina da anni. — Per noi detenuti è un problema d'ogni giorno, d'ogni ora. Ieri un nostro compagno è stato colpito a calci mentre veniva accompagnato in infermeria. Ci sono cinque guardie che dovrebbero essere allontanate. Ci provocano di continuo, prima o poi qualcuno reagirà. Il direttore Cangemi: « Non posso fare queste discriminazioni. Né accettare accuse generiche. Se ci sono irregolarità, sono qui, pronto a risolverle. Dell'Andro: «Avete gli strumenti idonei. Presentate denuncia scritta: il direttore vagherà e deciderà. Ogni vostra richiesta sarà seguita con attenzione e spirito paterno». — Ma a che direttore ci rivolgiamo? Il dottor Cangemi e è due o tre giorni la settimana. Gli altri è nel carcere di Brescia. Dottor Cangemi: «E' vero. Purtroppo sono a mezzo servizio, anche se lavoro 16-18 ore al giorno. i e i . , e r a e e, a ieni ) e, a aae5 nE o e. i", bo ee. iiCerto, qui a Torino occorrerebbe un direttore a tempo pieno». Dell'Andro: «E' un'altra delle gravi realtà che ci travagliano. Non abbiamo personale direttivo. Ma questo è un nostro problema. Per voi è semplice: mandate al direttore due righe, una segnalazione. Lui deciderà caso per caso. Altre richieste? Sentiamo ». — Abbiamo molte docce rotte. In un braccio, ce n'è una sola per 150 detenuti. Direttore: «Non ne ero informato». C'è un po' di imbarazzo. Il capo delle guardie confabula con il dottor Cangemi, il sottosegretario vuol sentire. Direttore: «Avete fatto bene a dirlo. Ora provvederemo. Avevo già chiesto al ministero l'autorizzazione per cambiare le porte di alcune docce, che l'umidità sta logorando». — Va bene le porte, ma le docce? — Lo risolveremo nei prossimi giorni. Potrete farla tutti. — E perché una sola volta alla settimana? Consigliere Minervino: «E' il regolamento, è il regolamento che cosi vuole. Però in alcuni casi si possono fare più sovente...». Direttore: «Per esempio, dopo la partita al pallone». — A proposito di pallone, perché non possiamo giocare più spesso? (Pare che le Nuove dispongano di un Campetto di calcio con un prato erboso da far invidia a una squadra di serie A, n.d.r.). Direttore: «Si sono fissati orari e giorni precisi per non danneggiare il tappeto erboso». — Ma le guardie giocano ogni giorno. Perché? Loro non lo danneggiano questo prezioso tappeto? Direttore: «Non ne ero informato, credetemi. Adesso chiederò Anche per gli agenti avevamo fissato un orario. Mi pareva giusto che anche loro... ». — Certo, forse è giusto. Ma loro possono uscire finito il servizio. Noi no. Però giocano tutti i giorni. Sottosegretario: «E' un problema marginale, si può risolvere subito. Studiatelo con il direttore vi asseconderà. (Ma la soluzione non si avrà prima di un mese: il responsabile è in ferie, n.d.r.). Avanti, un altro problema. — Dovete abolire le celle sotterranee. Sono un incubo. Malsane, piene di umidità. C'è imbarazzo e confusione tra le autorità. Le celle sotterranee, quelle di punizione? Questa volta il direttore è informato: «Purtroppo sono le celle di rigore, sotto il livello del cortile. Sono diventate celle comuni. SI, ci sono detenuti comuni, non puniti». Consigliere Minervino: «Un solo detenuto per cella, vero?» (La preoccupazione si spiega con il fatto che sono celle estremamente anguste, oscure, con poca aria, n.d.r.). Direttore, Imbarazzato: «No, anche due o tre. Non sappiamo dove metterli. Qualcuno ha fatto precisa richiesta per essere messo proprio 11. Dice che sono più tranquille». Se le celle di rigore sotterranee sono le più ambite del carcere, si può immaginare che cosa sono diventate le celle normali. Un detenuto, documentatlssimo: — Sono 27 celle, ospitano 59 reclusi. Sottosegretario: «Purtroppo è un problema generale. Si tratta di un problema generale d'edilizia», i Consigliere Minervino: «Ma non | possiamo renderle abitabili? Voi] detenuti non avete qualche idea?! Purtroppo c'è carenza di celle, ve- j diamo di trovare assieme una so-1 luzione». Direttore: «Forse ci daranno il permesso di costruire una sezione prefabbricata. 120 posti risolverebbero il nostro caso. Poi ho proposto un asilo nido. Con per¬ sonale specializzato per affiancare le madri detenute nella cura dei bimbi ». Sottosegretario: «Avanti, altri problemi?». — Perché non abolite il bancone nzlla sala colloqui? Direttore: «E' il regolamento che lo prescrive». — Io sono stalo in carcere di punizione, c'erano dei tavolini. Ancora confusione. Il sottose¬ gretario compulsa febbrilmente il grosso volume del regolamento carcerario: «Qui si parla solo di un elemento di divisione, non capisco bene...». Consigliere Minervino: «Quella del bancone non è questione di regolamento. E' un'interpretazione delle autorità carcerarie». Sottosegretario, sollevato: «Allora ne discuteremo con il ministro. Forse si può risolvere». Prendono la parola due detenute: — Alla televisione si vede Sempre e solo sport. Non ci interessa. Noi vorremmo i film... La superiora: «Hanno ragione; sono più educativi». Consigliere Minervino: «Certo, ora si può risolvere. Stiamo studiando una cosa rivoluzionaria: registrare gli spettacoli, poi trasmetterli differiti, come si fa già a Rebibbia». Un detenuto: «Qualcosa del genere c'è già anche in un carcere del Piemonte. Ma inutilizzabile: nessuno su adoperare l'apparecchiatura». Un'altra riforma all'italiana, insomma. Cose rivoluzionarie, che però restano in soffitta. Ora c'è stanchezza, da entrambe le parti. Si parla di progetti, promesse: un giornale ciclostilato, che si faccia portavoce delle esigenze dei detenuti, altre piccole facilitazioni: «Ne parleremo con il ministro Bonifacio, addirittura potremo trasmettere la registrazione del nostro colloquio con lui nelle celle, attraverso la televisione a circuito chiuso». Ma poi si scopre che la cosa non è facile, forse addirittura impossibile. Ezio Mascarino La riunione nell'ufficio del direttore (sulla sinistra con gli occhiali) tra le autorità ed una folta delegazione di detenuti

Luoghi citati: Brescia, Europa, Piemonte, Torino