Ricostruita a Seveso la fuga della "nube,,

Ricostruita a Seveso la fuga della "nube,, In un rapporto per la magistratura Ricostruita a Seveso la fuga della "nube,, Come avvenne l'esplosione del gas - Le responsabilità dei dirigenti deincmesa - Oggi 4 nuovi aborti nella clinica di Milano (Dal nostro inviato speciale) Seveso, 16 agosto. Malgrado Ferragosto, ieri i ricercatori dell'istituto farmacologico « Mario Negri » — che avevano stabilito in maniera inequivocabile come la diossina abbia ucciso ben 16 conigli sui 17 prelevati nella zona inquinata dalla nube — hanno lavorato ininterrottamente su campioni di sangue prelevati ai bambini intossicati. « Queste prime analisi — ha precisato stamane il prof. Alberto Prigerio direttore del laboratorio di spettrometria dell'Istituto — hanno carattere sperimentale ma i risultati sono stati completamente negativi: non siamo ancora riusciti a trovare tracce di diossina nel sangue ». Stamane nelle scuole medie di Seveso si è svolta una animata assemblea dei dipendenti dell'« Icmesa » per discutere sull'opportunità di una ulteriore evacuazione dei prodotti ancora giacenti nella fabbrica ad esaminare le prospettive delle maestranze. Per quanto riguarda il primo problema Amedeo Jacovella della « Pule » Milanese (Federazione unitaria lavoratori chimici) ha fatto presente l'urgente necessità di allontanare dalla zona tutte le sostanze chimiche velenose: finora è stato reso inoffensivo il cianuro ma rimane ancora molto cloro. Quest'ultima operazione è stata ritardata per il fatto ohe il direttore tecnico, ing. Radice, si trova in carcere ed il magistrato non lo ha ancora autorizzato a recarsi sul posto. I 170 lavoratori della « Icmesa » hanno poi discusso sulle prospettive del loro futuro. Amedeo Argiuolo, rappresentante del consiglio di fabbrica, ha dato assicurazione che le organizzazioni sindacali si batteranno per la soluzione globale del problema che riguarda non solo i dipendenti dell'azienda ma anche quelli delle ditte appaltatrici. « Venerdì prossimo — ha precisato Jacovella — avremo un incontro alla Regione e presenteremo una serie di proposte che possono essere così riassunte: la costruzione entro breve tempo di un'altra fàbbrica nella zona (senza però produrre diossina), garanzia del salario e del posto dì lavoro». Domani comincerà l'esame del documento approvato dal « servizio di medicina per gli ambienti di lavoro » per ricostruire l'incidente che ha provocato la nube tossica. E' un documento della massima importanza perché descrive il ciclo produttivo della « Icmesa », reparto per reparto, elencando le deficienze degli impianti e i rischi che potevano essere evitati: sarebbe stata la mancanza di adeguati sistemi d'allarme e di regolatori automatici della temperatura a rendere possibile il sinistro. L'unica protezione era il disco di rottura della valvola di sicurezza che sfiatava direttamente nell'atmosfera. L'andamento della reazione chimica, a partire dai 175 gradi, era affidata al controllo continuo della temperatura che veniva eseguito manualmente mediante una serpentina di raffreddamento. Sabato 10 luglio, contrariamente a quanto era sempre stato fatto, il reattore fu lasciato raffreddare spontaneamente, senza l'aggiunta di acqua. La rottura della valvola provocò la fuoruscita della nube tossica: un caporeparto presente in fabbrica (quasi tutti gli operai erano in «settimana corta») intervenne mettendo in funzione il sistema di raffreddamento della serpentina ma prima di riuscire a bloccare la nube passò mezz'ora. Secondo gli esperti sono almeno quattro le responsabilità dei dirigenti dell'« Icmesa »: 1) Non aver adattato un impianto di abbattimento collegato con la valvola di sicurezza per evitare l'immissione diretta nell'atmosfera di sostanze di alta tossicità; 2) la carenza di controllo automatico della temperatura e della pressione collegate a sistemi di aliarne; 3) la carenza di informazioni trasmesse dalla direzione al personale circa la gravità del pericolo di reazione secondaria; 4) L'insufficiente controllo del processo di raffreddamento spontaneo del reattore. Malgrado il grave incidente del 10 luglio la direzione della fabbrica ha continuato a far lavorare le maestranze fino al giorno 16 quando gli operai si rifiutarono di entrare nello stabilimento. La relazione è ora all'esame degli esperti della speciale commissione che dovrà riferire quanto prima al magistrato inquirente. Domani, nella clinica « Mangiagalli », altre donne si sottoporranno ad aborto terapeutico: non si sa ancora di preciso su quante sarà effettuato l'intervento ma sarebbero quattro. Gino Mazzoldi C

Persone citate: Alberto Prigerio, Amedeo Argiuolo, Amedeo Jacovella, Gino Mazzoldi, Jacovella, Mario Negri, Milanese, Radice

Luoghi citati: Seveso