La popolazione contraria alle troppe servitù militari di Filiberto Dani

La popolazione contraria alle troppe servitù militari La popolazione contraria alle troppe servitù militari La Maddalena: in allarme base Usa contestata con proteste, attentati Tre " commandos " hanno incendiato nove auto di ufficiali americani - In svolgimento la marcia pacifica antimilitarista dei radicali (giovedì raggiungerà La Maddalena) (Dal nostro inviato speciale) La Maddalena, 16 agosto. La base nucleare americana della Maddalena è in stato d'allarme: tre «commandos» hanno incendiato nove auto di altrettanti ufficiali della marina statunitense; sui muri dell'isola sono ricomparse le scritte di spray che sollecitano gli Usa ad andarsene, soffia un impetuoso vento di contestazione per il giogo militare che da sempre pesa sulla Sardegna. Non bastasse, è in pieno svolgimento la marcia antimilitarista organizzata dal partito radicale: da Cagliari i manifestanti hanno raggiunto Decimomannu, base aerea della Nato, oggi sono ad Orgosolo, sede dei poligoni di tiro, giovedì concluderanno la protesta alla Maddalena. L'episodio più preoccupante è senza dubbio quello degli attentati che, in perfetta sincronia, sono stati compiuti nella notte tra sabato e domenica. Dicono i carabinieri: «Gli incendiari hanno agito alla stessa ora, mezzanotte, in tre diversi centri della Gallura. Tre automobili date alle fiamme a Santa Teresa, tre a Palau, altre tre alla Maddalena. Appartenevano tutte a uf- fidali americani che le avevano parcheggiate davanti alle proprie abitazioni». Non c'è stato il tempo di spegnere gli incendi perché il fuoco, appiccato con stracci imbevuti di benzina, ha distrutto le vetture nel volgere d'una decina di minuti. Con i pompieri sono accorsi curiosi, soprattutto villeggianti svegliati dall'urlo delle sirene, ma nessuno è riuscito ad avvicinarsi ai crepitanti falò notturni che hanno letteralmente divorato lamiere, motori, gomme. Chi sono gli incendiari? Non ci sono stati testimoni, in giro non si sono viste facce sospette, i carabinieri non hanno in mano il più piccolo indizio. «JS' la prima volta che succede un fatto così grave, anche se nel passato vi sono stati episodi di intolleranza nei confronti di militari della Nato », commentano. Perché gli attentati? I carabinieri allargano le braccia anche davanti a questo interrogativo: «Si può rispondere soltanto per via di ipotesi. Una vendetta motivata dal rifiuto dell'Amministrazione comunale della Maddalena di far pernottare i partecipanti alla marcia antimilitarista nelle scuole elementari della piccola isola. Un'azione dimostrativa in appoggio alla manifestazione dei radicali, oppure una protesta contro le servitù militari e la presenza della Nato in Sardegna». Le prime due ipotesi sono tra le meno convincenti: i radicali, si sa, sono gente pacifica, aliena da ogni forma di violenza, come testimoniano le loro tante civili manifestazioni. Anche la marcia che in queste ore attraversa la Sardegna non crea problemi di ordine pubblico (al comandante della base Nato di Decimomannu, Willy Canham, è stato perfino offerto un mazzo di fiori), la forza pubblica che la tiene costantemente d'occhio non ha finora avuto motivo di intervenire. E allora, a chi sono dovute queste improvvise fiammate di protesta? «Se scartiamo le ipotesi legate alla protesta dei radicali — rispondono i carabinieri — dobbiamo pensare ad una vera e propria organizzazione di fanatici che hanno colto l'occasione della marcia antimilitarista per sfogare il loro livore contro gli americani della Maddalena». E' probabile, quindi, che le incursioni da «commandos» compiute l'altra notte in Gallura abbiano avuto questa matrice. Da quarantott'ore, intanto, la base nucleare è sottoposta ad un rigido controllo, c'è un servizio di sicurezza pronto ad entrare in azione, una fitta rete di sentinelle armate avvolge l'intero perimetro delle installazioni militari. Qui, come tutti sanno, sono all'attracco i sommergibili a propulsione atomica della marina Usa. Nella terminologia navale vengono definiti con il crudo termine di «killer»: sono specializzati, cioè, nella caccia ai sommergibili avversari. Alla banchina dell'isolotto di Santo Stefano c'è la nave appoggio «Howard Gilmore», che fa da chioccia alla nidiata di questi terribili pulcini, una ventina si dice. L'isola ospita milletrecento militari americani con le famiglie, poco più di duemila persone, che però non abitano tutte alla Maddalena. Molti vivono in località vicine, Palau, Arzachena, Santa Teresa di Gallura. I rapporti tra gli americani e gli abitanti della Maddalena sono piuttosto freddi. Qui, il caro-affitti, proprio a causa della presenza degli ospiti in uniforme, è superiore del 20 per cento a quello delle più popolose città sarde. Oltretutto, l'apporto economico degli americani è di scarso rilievo perché la base è rifornita quasi esclusivamente con materiale che arriva direttamente dagli Stati Uniti. Per non parlare dei pericoli di inquinamento radioattivo ai quali gli abitanti della cittadina, undicimila, sono esposti da più di tre anni. Nessuna informazione è mai stata fornita al governo italiano sulle caratteristiche dei reattori dei sommergibili, né è mai stato consentito ai tecnici italiani di controllare periodicamente lo stato degli impianti atomici. Tutte queste notizie sono «classified», cioè protette dal segreto militare in base ad una legge del Congresso degli Stati Uniti. Dice il vicesindaco Franco Tamponi, socialista: «Noi non abbiamo nulla contro gli americani, fanno il loro mestiere. La nostra rabbia è rivolta contro lo Stato italiano che è sempre venuto meno alle promesse di garantire le nostre vite dai rischi di una contaminazione». Non può dunque sorprendere il fatto che un'organizzazione finora sconosciuta possa essersi resa interprete di questa rabbia, colpendo gli americani della Maddalena con incursioni da «commandos», del tipo dell'altra notte. La protesta, ma questa volta contenuta in termini pacifici, sarà rinnovata giovedì dai radicali a conclusione della loro marcia. E non riguarderà soltanto la base statunitense della Maddalena. In tutta la Sardegna le aree vincolate alla servitù militare assommano a quasi 300 mila ettari, con i poligoni di tiro del Salto di Quirra, il retroterra di Capo Teulada e di Pratobello di Orgosolo, la penisola di Capo Frasca, l'aeroporto di Decimomannu (il più grande della Nato), l'arcipelago della Maddalena. «La Sardegna — dicono gli antimilitaristi — è in Italia la regione che ha il primato del banditismo, della disoccupazione, dell'emigrazione, ma è la regione più modernamente armata dell'Europa Occidentale». Filiberto Dani

Persone citate: Franco Tamponi, Howard Gilmore, Willy Canham