Lon Chaney nel "Fantasma dell'Opera,, un buon vecchio mostro dal cuore d'oro

Lon Chaney nel "Fantasma dell'Opera,, un buon vecchio mostro dal cuore d'oro Un classico del cinema dell'orrore questa sera in televisione Lon Chaney nel "Fantasma dell'Opera,, un buon vecchio mostro dal cuore d'oro Va in onda questa sera sulla rete 1 uno dei più antichi cimeli del cinema dell'orrore, // fantasma dell'opera del 1925 (di cui si ebbero in seguito almeno altre tre versioni) diretto da Rupert Julian e ispirato al romanzo di Gaston Leroux, alla cui fertile penna si devono i personaggi di Rouletabille, Cheribibi, Ballmeyer e Hardigras, non meno famosi dei coivi Fantomasi e Arsenio Lupin. Riproposto nel suo prototipo, il fdm ha il suo principale motivo d'interesse nella presenza del protagonista Lon Chaney che nella storia dei « mostri » dello schermo ha una fama proverbiale, non seconda a quella di Boris Karloff, di Bela Lugosi e tanto meno a quella del figlio Lon jr che seguì, con mediocre fortuna, le orme paterne. Nato nel 1883 a Colorado Springs da genitori sordomuti, la necessità di comunicare con chi non lo poteva udire sviluppò presto in Chaney una straordinaria facoltà mimica, che integrata poi da un'esperienza di artista girovago e da un prestigioso uso del trucco imparato dai clowns doveva fare di lui, quando nel 1912 entrò nel cinema, un ineguagliato maestro della contraf- fazione: capace di sostenere ben cinque ruoli diversi nel medesimo lavoro, senza che il pubblico se ne accorgesse. Dopo essere stato utilizzato in ruoli comici e in western, si affermò in The miracle man (1919), nella parte di un evaso che si fingeva orribilmente storpiato per eludere le ricerche dei poliziotti e compiere una sua vendetta. Questa sua capacità di trasformarsi in esseri mostruosi di fuori e di dentro (mentre nella realtà era un uomo normalissimo e di carattere gioviale) combinava benissimo con un tipo di cinema che risentiva ancora del primitivo carattere di magia e di illusione; cosicché egli divenne, in certo modo, un divo, il divo del deforme. In un tempo che il « trucco » non aveva le agevolezze tecniche che ha adesso, il grande trasformista pagò, spesso di persona, le sue « performances ». Si narra che per diventare il relitto del Serpe di Zanzibar sia vissuto settimane intere senza usare le gambe, e che per foggiarsi l'atroce ceffo del Capitano di Singapore si versasse nell'occhio, al momento di girare, un acido speciale che gli velava la pupilla d'una schifosa gelatina. Le fatiche sostenute per plasticare il nodo di « Quasimodo » gli costarono una lesione alla pleura da cui non si rimise più. E dopo la sua morte, avvenuta per cancro nel 1930, si disse che sulla sua salute avevano rovinosamente influito le sevizie che si era imposte per ottenere deformazioni autentiche. Re dunque e martire del trucco; ma martire gaudioso, pervaso di spirito « compositivo ». Perché di riuscire a diventare così « diverso », si gloriava: « Supponete che io debba incarnare un tipo di buon borghese calmo; quale merito potrei avere ad essere me stesso? ». La pubblicità lo definì « l'uomo dai mille volti » (fra i quali uno di vecchia nel film / tre). Ma attore vigoroso seppe essere anche a maschera nuda o quasi, come nel Fagin di Oliver Twist, nel clown di Quello che prende gli schiaffi, o nel ferroviere del film omonimo. Nel film di stasera, dove egli appare mostro integrale, la mossa è data da un macchinista trovato impiccato sul palcoscenico dell'Opera di Parigi. Chi è l'assassino? E' fama che nei sotterranei del teatro viva una creatura misteriosa e orrenda e che pure ha faccia di chiedere direzione spirituale e amore a una giovane corista... In quel magma subumano batte un cuore, una pedagogia, da cui la vicenda prende uno sviluppo orrido-romantico. Ma non diciamo di più. Stiamo a vedere, piuttosto, quale effetto può fare ancora sullo spettatore moderno un film di così antichi brividi, con un interprete così leggendario; e se e come questo « classico » regga il paragone coi più recenti fantasmi (Il fantasma del palcoscenico dell'americano Brian De Palma, con accompagnamento rock), ancora ispirati al celebre romanzo di Leroux. Leo Pestelli La maschera di Lon Chaney nel " Fantasma dell'opera La maschera di Lon Chaney nel " Fantasma dell'opera

Luoghi citati: Colorado, Parigi, Singapore