I silenziosi eroi del turismo di Nicola Adelfì

I silenziosi eroi del turismo Voi e noi di Nicola Adelfì. I silenziosi eroi del turismo In una domenica d'agosto come questa, con tanti milioni di italiani in libera uscita, non raro certamente io a farvi cattivo sangue. Appunto per questo, vi propongo di osservare un po' da vicino la nostra gallina dalle uova d'oro, il turismo. Mi riferisco in particolare ai nostri ospiti stranieri, quelli che ci aiutano a pagare un po' dei debiti che facciamo con l'estero per importare non solo fettine di carne, ma anche le materie prime necessarie alle nostre industrie. E passiamo subito ai numeri. Nel 1973 gli stranieri entrati in Italia furono, in cifre arrotondate, poco meno di 35 milioni e mezzo; nel 1974 scesero a poco più di 33 milioni e nel 1975 superarono i 36 milioni. Il forte calo nel 1974 si spiega principalmente col prezzo quadruplicato del petrolio, che accentuò la crisi economica nel mondo occidentale. Sta di fatto che i turisti motorizzati stranieri diminuirono di quasi tre milioni tra il 1974 e il 1973. E al consistente aumento di stranieri nel 1975 contribuì da una parte l'arrivo di pellegrini per l'Anno Santo, dall'altra l'attenuarsi della crisi economica in Paesi confinanti col nostro: Germania, Austria, Svizzera e Francia. Dalle informazioni raccolte finora il 1976 dovrebbe essere un'annata buona. Con un po' di fortuna potremmo sfiorare i 38 milioni di arrivi di stranieri, ristabilendo le distanze con i nostri immediati inseguitori, gli spagnoli. E pensare che fino a pochi mesi fa molte erano le ragioni per inclinare al pessimismo. A torto o a ragione, non sto qui a discutere, l'Italia veniva segnalata sulla stampa straniera come una terra da cui tenersi alla larga. Con un aggettivo divulgato da Pasolini, si gridò da ogni parte che il nostro Paese era diventato «invivibile»: una terra abitata da scioperanti selvaggi, le città avvolte dai miasmi delle immondizie, scippatori a ogni angolo di strada, per non parlare degli stupratori di ignare adolescenti, e metteteci poi le rapine a mano armata, i sequestri di persone, le sparatorie tra polizia e folle esaltate, i prezzi alle stelle. Lo ripeto, non sto qui a discutere se il quadro fosse realistico o esagerato. Dico solo che la stampa europea più popolare e diffusa teneva costantemente sotto tiro l'Italia, non mancava occasione per dipingerla a pennellate di un rosso sanguigno e di un nero luttuoso. Una pertinacia così accanita poteva anche far sorgere il sospetto che l'invito a girare al largo dall'Italia non fosse del tutto disinteressato. Il turismo fa gola a tutti i Paesi, e può anche darsi che fossero «bustarelle» di nostri concorrenti a propagandare la convinzione che l'Italia non era una terra dove la gente civile potesse vivere, perciò un Paese «invivibile». E allora, come spiegare il fatto che il 1976 sarà un'annata buona, persino migliore del 1975, l'Anno Santo? La mia opinione personale è che il nostro Paese rimane pur sempre quello di «pane, amore e fantasia». Con questo voglio dire che certe caratteristiche di fondo della nostra gente non sono cambiate negli ultimi decenni: per lo meno, nell'industria turistica. Penso in primo luogo alle imprese dì modeste dimensioni, alberghi e pensioni di seconda o di terza categoria, a conduzione familiare. In genere, il punto di partenza consisteva in poche stanze; via via aumentate, un mattone sopra l'altro, con assiduo lavoro, risparmi sudati e qualche debituccio; sorrisi, parole di simpatia e premurose attenzioni profuse da mane a sera alla clientela. Mandare avanti un alberghetto, una pensioncina, non è un mestiere facile. Appunto per questo, i non idonei presto rinunciano, e la selezione promuove i migliori. E' gente che si preoccupa dell'oggi, ma nel contempo pensa al domani, nel senso che cerca di legarsi i clienti con vincoli di amicizia, s'ingegna di farli senti¬ re a casa loro, graditi ospiti, in modo che l'anno dopo ritornino e magari si portino appresso altri clienti. In breve, quella alberghiera è un'attività che esalta un'arte tra le più congeniali a noi italiani, quella di arrangiarsi. Una teglia di pesce azzurro viene presentata come una squisitezza prelibata. Anche se di frigorifero, si dice che la frutta è stata colta or ora nell'orto lì accanto. E il giovinetto così garbato che serve a tavola è spesso uno studente, forse un lontano parente, uno in ogni modo che si contenta di un salario minore del contratto nazionale e che non sa nemmeno che siano le marchette dell'Inps. C'è da aggiungere l'Iva ai conti? L'albergatore per lo più se ne dimentica. E quando arriva il momento di confessarsi al fisco, le sue dimenticanze diventano molto maggiori. Non sono che pochi esempi della capacità di arrangiarsi di coloro che, con pane, amore e fantasia, mantengono tuttora in buona salute la nostra bella gallina dalle uova d'oro. Certamente gli tocca sgobbare e qualche volta inghiottire bocconi amari: però stringono i denti e vanno avanti. Volete la controriprova di quanto bravi siano quei gestori di modesti alberghi e pensioni? Andate allora a guardare il melanconico declino dei grandi alberghi di lusso. Anche se hanno dietro di sé una splendida e secolare rinomanza, molti sono costretti a chiudere, a trasformarsi in appartamentini o uffici. Chiudono perché un grande albergo non ha la possibilità di arrangiarsi: deve fare tutto secondo le leggi, i dipendenti costano caro e talora tirano a campare, di conseguenza i prezzi aumentano vertiginosamente, per dormirci una notte si arriva a pagare 50 o più mila lire. Le conclusioni siate voi a tirarle. Per conto mio, dico solo che nei settori dove l'iniziativa privata riesce in qualche modo a non lasciarsi opprimere da troppe leggi e da pesi eccessivi, lì gli italiani tuttora primeggiano magnificamente. Non ritengo di esagerare. Nel caso specifico dei piccoli albergatori, essi contribuiscono in misura notevole a diminuire i nostri grossi debiti con l'estero e fanno sì che tra gli stranieri l'immagine dell'Italia non sìa così brutta come si dice comunemente.

Persone citate: Pasolini

Luoghi citati: Austria, Francia, Germania, Italia, Svizzera