Si teme una sommossa in carcere: perquisite le celle, perlustrate le gallerie delle fogne di Vincenzo TessandoriEzio Mascarino

Si teme una sommossa in carcere: perquisite le celle, perlustrate le gallerie delle fogne Dopo il recente attentato a un giudice e il ferimento di detenuti Si teme una sommossa in carcere: perquisite le celle, perlustrate le gallerie delle fogne Non si sono trovate armi (ma di solito vengono introdotte all'ultimo istante) - Scoperte parecchie siringhe, che denunciano l'uso di droga - Dichiarazioni dei magistrati Caselli, Sorbello, Silvestro, Violante e Oggè sulla difficile situazione alle Nuove Spranghe di ferro, bastoni, posate trasformate in pugnali, pezzi di corda, pie' di porco, bombolette di gas, bottiglie di vino di qualità andante c anche pregiata, superalcoolici di marche estere, radio a modulazione di frequenza, accendini, una preoccupante serie di siringhe: l'abbondanza del materiale consentirebbe di aprire un piccolo emporio, due stanze, sembra, ne sono colme. E' stato raccolto nelle celle delle « Nuove » durante una perquisizione compiuta da carabinieri e agenti della « mobile », ieri, fra le 6 e le 11. Una normale perquisizione richiesta dalla direzione, hanno sottolineato gli inquirenti e, infatti, era la quarta, negli ultimi due anni. Ma stavolta col setacciamento della prigione c'era la precisa speranza di trovare armi. Non è casxiale che l'operazione sia stata decisa dopo i recenti episodi d'intimidazione: ferimenti di detenuti e, ultima in ordine di tempo, la bomba contro il giudice Tinti. Ma soprattutto era giunta agli inquirenti la voce che alle « Nuove », come in altre prigioni italiane, si stia preparando una protesta, quasi certamente violenta, per l'applicazione della riforma carceraria. L'esito della perquisizione è stato dunque parzialmente negativo, armi vere e proprie non ne sono saltate fuori, ma, si dice, esse generalmente vengono fatte arrivare all'interno delle prigioni all'ultimo istante, nel momento, cioè, in cui devono essere adoperate. Oltretutto i detenuti avrebbero avuto a disposizione un'ora e mezzo per potersi disfare degli oggetti più « compromettenti »: i mezzi della polizia sono infatti giunti davanti al cancello di corso Vittorio con notevole antici- TCisitti si cagncnri co| ripo, mentre la colonna dei cara- ., binieri era stata precedute dal- !la l'urlo delle sirene. Duecentocinquanta fra carabinieri e poliziotti hanno iniziato così il sstacciamento. I mille e nila iml'« Cinto detenuti sono stati perqui. siti, le ricerche sono andate avan- ti minuziose, cella per cella, poi si sono estese al muro di cinta, ai campi sportivi, alla rete delle fognature dove si sono calati tecnici della ripartizione del lavori pubblici: l'ispezione, condotta con speciali apparecchi rilevato| ri, è apparsa indispensabile dopo ., !la scoperta dei « lucidi » dei cu nicoli sotterranei nella borsa della professoressa Adriana Garizio, imputata di partecipazione al- l'« associazione sovversiva costi, ! tutta in banda armata denomina- ' la Brigate rosse ». Mentre gli agenti rovesciavano materassi, cercavano nelle gambe di tubi di ferro delle brande, catalogavano, un detenuto di 31 anni, Sergio Muscheri, che deve scontare 14 mesi per guida senza patente ed altri reati, ha deciso per la contestazione individuale ed è salito sul tetto. Vi è rimasto fino al pomeriggio ed è rientrato in cella con i compagni i che avevano ottenuto un'ora in più d'aria. i , , i e e La « normale operazione » non risolve certamente i problemi connessi con la situazione generale che, purtroppo, sono comuni a quasi tutti i penitenziari del nostro paese: sovraffollamento, promiscuità fra 1 detenuti in attesa di giudizio e i giudicati, scarsità del personale di custodia. Alle « Nuove » i detenuti hanno in alcune celle televisori che trasmettono a colori, ma ciò appare una contropartita insignificante di fronte alle condizioni dei reclusi, stipati in celle troppo anguste. « Vivono in uno squallore disastroso », ha detto uno degli inquirenti al termine dell'operazione. Anche di qui i motivi del malumore che serpeggia e che con sempre maggior frequenza esplode. I provvedimenti presi sembrano inefficaci, applicare la riforma (e verificare quindi se sia realmente felice) non è semplice. Così vengono prese altre decisioni: venerdì della prossima settimana, ad esemplo, verranno chiusi i flnestroni su corso Castelfidardo. Il provvedimento è spiegato con la necessità di interrompere i colloqui fra i detenuti e gli amici fermi davanti al carcere. E cosi la rabbia aumenta, si scarica contro i compagni che devono testimoniare, ma anche contro i giudici. Episodi isolati, per il momento, ma non per questo meno preoccupanti. La serie si allunga, il caso del dottor Tinti è solo l'ultimo anello di una catena. C'erano già state aggressioni o tentativi contro i giudici istruttori Vaudano, Mad- dalena e Oggé; a Saluzzo un bri- | 5595 tTL f"tatr° Ì„balZare mcdCcsmclmptqiccesanaddosso al dottor Caselli Dice il dottor Giancarlo Caselli: « Che la situazione alle Nuove fosse difficile lo sì sapeva già da tempo. Sono problemi effettivi, quelli che si stanno agitando, nessuno li inventa. Ed il momento è maturo per risolverli ». Il giudice pensa soprattutto al suo lavoro, quando parla, non alla sua persona: « Non si tratta di timore per la propria persona. Alle " Nuove " è difficile condurre un interrogatorio con serenità, soprattutto per chi deve essere ascoltato. Si può vedere dentro ì box dove si svolge l'atto istruttorio e viene così meno un'ovvia garanzia psicologica per chi è in posizione già difficile per dover compiere un atto come questo ». Caselli osserva come sia Impossibile, in quel box che si affacciano da un lato sul corridoio dell'ufficio matricola e dall'altro sul cortile, ottenere una « indispensabile riservatezza ». Mancano, alle « Nuove », gli specchi paralleli che consentono una ricognizione di persona senza essere visto dall'indiziato. Non è l'attività che i detenuti politici svolgono all'interno delle carceri ad aver provocato questa situazione di estremo disagio nella quale anche il magistrato rimane coinvolto, secondo Caselli, ma essa lo ha forse accelerato. « La cosa stava crescendo autonomamente, ma prima forse esisteva un gioco delle parti nel quale ognuno di noi ricopriva ruoli precisi ». Conclude il giudice: « SI deve consentire al magistrato e ai testi di lavorare il più tranquillamente possibile, è questa una condizione essenziale perché il lavoro abbia una resa. E non si tratta, sia chiaro, di un problema di paura o di tutela della propria incolumità, non è un problema individuale, ma di istituto ». Il dottor Sorbello ha rilevato il « reale stato di pericolo ogni qual volta si va in carcere ». Per il giudice, e per i detenuti che chiamerà: « Più volte, nelle inchieste che ho condotto, per esempio sul "caso Ceretto", mi sono trovato di fronte testi che avevano gli occhi pesti. Altre volte ancora ho scoperto che persone che avrebbero dovuto essere tenute ben separate occupavano la stessa cella ». E così ritorna il motivo della scarsità di agenti di custodia. Lo sottolinea anche il sostituto procuratore Silvestro, per il quale un adeguato numero di guardie carcerarie risolverebbe molti del problemi. Queste forme di contestazione violenta, l'aggressione o la bomba, sono stati definiti dal magistrato « scherzi pesanti ». Anche il giudice Violante sostiene la necessità di oreare per giudice e interrogati «un ambiente più tranquillo » perché la certezza di poter condizionare la deposizione di qualcuno rende più sfrontati certi detenuti. Dello stesso parere anche il giudice Oggè che sottolinea la complessità e i problemi della vita carceraria. Vincenzo Tessandori Ezio Mascarino Massimo Boccaletti ecnici del Comune hanno ispezionato le fognature - La polizia intorno alle " Nuove " durante la solitaria protesta di Stefano Muscheri