Lo sport aspetta

Lo sport aspetta Lettera aperta a Giulio Andreotti Lo sport aspetta lll.mo on.le Giulio Andreotti presidente del Consiglio, dopo aver ascoltato la Sua dichiarazione programmatica indirizzata al Senato, alla Camera dei deputati, ovvero al Paese e quindi a noi tutti, ho voluto rileggerne il testo nella speranza mi fosse sfuggito qualcosa della sua enunciazione. Non era così, però. La relazione, tradotta in cifre come a per i primati di atletinta su sedicimila parole ... ,ctanta cartelle scritte a macchina, ma la parola "sport" in essa non figura. Mi sembra una assenza rilevante, malgrado la mole degli argomenti ed i problemi da lei toccati: non mi lamento della mancanza dell'argomento a livello di campioni da Olimpiade (lo Stato ha persino il dovere di ignorarli, per non ingenerare confusione fra medaglie vinte e prestigio del Paese) ma di quello relativo allo sport come servizio sociale, come elemento indispensabile al corretto sviluppo dei giovani. E' una esigenza particolarmente sentita questa, e lo è sempre di più a misura che peggiorano le condizioni di vita nelle città, persino nelle campagne dove l'aria una volta purissima è ora via via avvelenata da prodotti chimici, non solo dai fumi che sfuggono alle ciminiere. Circa i problemi della gioventù, lei si è dimenticata che solo da un rientro dell'attività sportiva — dalla porta principale, non dalla finestra — nei programmi scolastici si può cominciare a costruire ragazzi più sani, più elastici non solo nell'esercizio dei muscoli ma in quello del¬ l'intelligenza. Non è quindi il ricordo delle Olimpiadi a suggerire questo appunto, semmai è la riapertura non lontana dell'anno di studi a preoccupare. Ad onta di leggi e leggine, di decreti, di raccomandazioni e circolari, l'attività sportiva scolastica è del tutto insufficiente per un paese che voglia essere in linea con i tempi (e fra tutte le riforme, è la più facilmente attuabile). Non sarebbe neppure il caso di ricordarle che la « popolazione scolastica » supera i nove milioni di ragazzi, riunisce quindi quasi il venti per cento degli italiani. A questi giovani lo Stato offre come «educazione fisica» (orrenda definizione, quando ce la parola sport magari completabile in «sport e salute») due ore di 45 minuti la settimana, nella migliore delle ipotesi. La situazione è complicata dalla polemica sempre aperta sugli insegnanti specifici del ramo, ed è completata dal dato più drammatico: sui circa cinquantamila edifici scolastici che si stima esistano nel Paese, solo 9-10 mila hanno palestre davvero tali nella costruzione e nella destinazione. Lo Stato è ormai superato dai genitori degli studenti, che hanno modificato in ventanni atteggiamenti che consideravano come punto d'onore la richiesta dell'esenzione del figlio dalla lezione di ginnastica. Ora spingiamo i ragazzi a Fare atletica e nuoto, magari per strapparli alle « arti marziali » che ci suonano così male alle orecchie, siamo lieti se periodiche visite mediche ci mettono sull'avviso. Ci sono indubbiamente amministrazioni, scuole, ambienti dove già ora tutto fila bene, ma tutto grazie alla buona volontà ed all'impegno in sede locale, e con molta fatica per superare ostacoli burocratici. Dove la scuola non ospita lo sport, ovvero nella maggioranza dei casi, ai genitori non resta che la via dei club privati, con due possibilità. Pagare quote salate, oppure vedere il figlio « se promette » accettato gratis ed avviato verso il campionismo che non è — salvo eccezioni — i'intenzione di partenza. Le ricorrenti crisi politiche non giovano certo alla soluzione di un problema che investe mezza Italia, dagli studenti ai genitori, ed ostacolano il lavoro di una commissione apposita in cui figurano uomini di sport e politici. Da un governo all'altro cambiano le persone e le idee, tutto torna al punto di partenza. Per questo è indispensabile che nel programma di ogni governo la parola sport, il concetto di sport nella scuola allargato a quello di sport per tutti entri con piena cittadinanza, in modo continuativo. Per questo ho ascoltato e riletto con attenzione la sua dichiarazione al Paese: mi ero illuso che l'innovazione, la strada, potesse venire aperta da lei, rimanesse legata al suo nome che ricordo nel '60 in testa ad un lungo elenco di personalità sportive e non, quale presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Roma. Bruno Perucca

Persone citate: Bruno Perucca, Giulio Andreotti

Luoghi citati: Italia, Roma