Medaglie olimpiche "drogate" di Angelo Viziano

Medaglie olimpiche "drogate" I controlli antidoping effettuati ai giochi di Montreal Medaglie olimpiche "drogate" Le Olimpiadi, lo si sa, sono nate all'insegna del massimo comportamento cavalleresco tra i partecipanti. Ovvio, quindi, che per mantenerne viva la correttezza, scoiaggiando «tantazioni illecite», a Montreal non sia mancata una solerte Commissione di controllo antidoping. In genere i farmaci proibiti, schedati in un lungo elenco iniziato con le ben note amietamine, vengono assunti nelle ore precedenti la competizione per una eccitante utilizzazione tempestiva. Nel giro di poco tempo a fine gara ne può essere rivelata traccia nell'urina con rapidi esami. Pertanto può aver stupito il lettore comune una dichiarazione — riportata da qualche giornale — fatta dal presidente della detta Commissione, il tossicologo Albert Nantel, ire giorni prima della chiusura delle Olimpiadi. Nanlel alerebbe pronosticato che alcune «medaglie» sarebbero state poi certamente annullate — ma finora nulla si sa in proposito — per squalifica «a domicilio» degli assegnatari. Ciò subordinatamente all'eventuale conferma del loro drogaggio mediante «anabolizzanti steroidei», da lui fortemente sospettato e per cui aveva già ordinato un controllo suppletivo. Sbrigativamente si potrebbe dire che il ventilato ritardo d'una decisione si giustificava col fatto che il reperimento nelle orine di tali sostanze (o derivati), i cui effetti richiedono un sistematico impiego molto prima delle gare, è più impegnativo degli altri e necessità di tempi più lunghi; sennonché la faccenda di un tale genere di drogaggio (per alcuni ancora discutibile) impone un aggiornamento e considerazioni, di cui agli atleti conviene tener conto anche per la loro salute. Cosa sono gli anabolizzanti steroidei? Sostanze derivate da una modificazione dell'ormone maschile (il testosterone), intesa a privarle il più possibile della sua azione virilizzante. Favorirebbero il complesso dei processi chimici e chimico-fisici atti a trasformare alimenti in parti in tegranii della materia vìvente (anabolismo), cioè alla sua costruzione. Ad esse viene attribuito l'aumento di peso e della forza muscolare, oltre una sensazione di benessere generale. Hanno acquisito, pertanto, indicazioni in terapia per deperimenti, magrezze, convalescenza dopo interventi chirurgici, eccetera, tenendo tuttavia presente la possibilità di effetti incresciosi collaterali legati specie al¬ l'età (rischio di pubertà precoci o di saldatura anticipata delle cartilagini epifisarie, con influsso negativo sulla statura) o del sesso (mascolinizzazione della donna, in rapporto al tipo di prodotto, al dosaggio ed all'eccessiva durata della cura). Nell'agone sportivo gli anabolizzanti steroidei sono giunti certo dopo le amfetamine; agiscono con ben altro meccanismo. Dopo le Olimpiadi del Messico molto atleti non esitarono a confessare di averli usati nell'allenamento. Vi ricorrono specialmente sollevatori di pesi, lanciatori del disco o del giavellotto, in genere cultori di specialità in cui più conta la forza muscolare. Molte indagini (oltre ricerche sperimentali) sono state fatte su atleti per verificare se l'uso di tali farmaci determini realmente un aumento della massa muscolare e della forza «in entità significativa per l'attività atletica» o se la acquisita credibilità derivi, invece, soltanto o soprattutto da impressioni soggettive, secondo il noto «effetto placebo». Le discordanze di risultati ottenuti dai vari autori — comprensibili del resto per disparità di metodiche seguite, tipo e dosaggio diversi di anabolizzante usato, diversità di specialità e preparazione atle¬ tica e dieta dei soggetti in esame — hanno lasciato ancora molta perplessità. Sarebbe stato, invece, ritenuto ragionevole un uso moderato, sotto controllo medico, per opporsi agli effetti del soprallenamento. Ma venne obbiettato che, aperto uno spiraglio alla concessione, è facile che l'atleta passi di sua scella a quelle dosi assai elevate igià enormemente superiori a quelle terapeutiche), con un allargamento dei rischi tossici specie per il fegato. Tornando al controllo antidoping, solo del tutto recentemente è stata perfezionata la tecnica di ricerca nelle orine degli steroidi anabolizzanti, mediante un test di dosaggio radioimmunologico, rivelatosi assai sensibile. Poiché, per l'azione ad essi attribuita, l'assunzione degli anabolizzanti steroidei viene condotta assai prima delle gare, se la sospensione precede di due o tre settimane il controllo antidoping, la ricerca risulterà negativa. Tornerà positiva se — illudendosi di trarne ulteriori vantaggi — l'atleta ingurgiterà ancora anabolizzanti nei pochi giorni di cui eventualmente disporrà ancora iirima delle competizioni. Ciò può spiegare i dubbi del dottor Nantel. Angelo Viziano

Persone citate: Albert Nantel

Luoghi citati: Messico, Montreal